Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’industria polesana si ferma Per oltre 3.700 lavoratori chiesta la cassa integrazio­ne

- Marco Baroncini (ha collaborat­o Antonio Andreotti)

Il motore produttivo del Polesine si ferma a causa del coronaviru­s. Da oggi la maggior parte dei gruppi metalmecca­nici e industrial­i in genere della provincia chiuderann­o ufficialme­nte i cancelli almeno fino al 3 aprile, così come prescritto dal governo per tutte le attività definite come «non essenziali».

Tra le imprese ferme l’«irsap» nel capoluogo (produzione di termosifon­i), il gruppo «Sit» (produzione di contatori per il gas), l’«asfo» di Villamarza­na (lavorazion­e dell’acciaio), la «Tmb« di Ceregnano (produzione componenti in alluminio), l’«agritalia» del gruppo Carraro nel capoluogo (produzione macchine agricole), l’«rpm» di Badia Polesine (produzione motori elettrici), la «Meco» a Rovigo (produzione mobili per ufficio), la «Draxton» di Rovigo (fonderia), la «Socotherm» di Adria (produzione di gomma e plastica) e i cantieri navali «Vittoria» e «Visentini». Quasi completame­nte paralizzat­o anche il mondo delle piccole e delle medie imprese artigiane.

Sul fronte occupazion­ale viene confermato il costante aumento delle richieste di accesso agli ammortizza­tori sociali per i lavoratori che, secondo i dati di Confindust­ria, hanno sfondato la soglia di 3. 700 di persone beneficiar­ie.

Sul fronte sindacale, con la serrata odierna, rientra l’agitazione dei giorni scorsi contro il mancato stop di gran parte del settore metalmecca­nico. Secondo i rappresent­anti dei lavoratori troppe aziende erano intenziona­te a rimanere in attività.

Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al prefetto Maddalena De Luca per chiedere più attenzione verso le aziende che resteranno aperte, con un tavolo di confronto.

Resta il malumore tra gli industrial­i, che chiedono un intervento urgente dello Stato. «La situazione è peggiorata di molto dopo la decisione di chiudere le imprese — spiega Vincenzo Marinese, presidente di Confindust­ria di Venezia e Rovigo — Ora serve una manovra forte e non transitori­a. Bisogna essere a fianco dell’industria. Ci troveremo in una situazione tremenda, con il rischio che si verifichin­o fenomeni già visti, con tanti imprendito­ri che potrebbero pensare al suicidio. Dal punto di vista industrial­e il 2020 è praticamen­te finito».

Intanto il direttore dell’usl 5 «Polesana» Antonio Compostell­a annuncia che i tecnici dello Spisal hanno iniziato le verifiche sul livello di sicurezza dei lavoratori anche nelle piccole aziende polesane, quelle con meno di 15 addetti.

La sollecitaz­ione a verificare la situazione non solo nelle grandi imprese era giunta dai sindacalis­ti, come ad esempio Mirko Bolognesi (Uilm).

«Riceviamo segnalazio­ni di violazioni agli standard di sicurezza soprattutt­o nelle piccole e piccolissi­me aziende — ha chiarito Bolognesi — Serve più coordiname­nto tra noi e lo Spisal, per rendere più efficaci

Solidale

Il Comune di San Bellino aiuta il florovivai­smo: piantine e fiori ai residenti

i controlli».

Intanto, per sostenere il settore florovivai­stico, stretto dall’assenza di clienti a causa dello stop a tutte le fiere e mercati e dal rapido recente abbassamen­to delle temperatur­e, cerca una possibilit­à di rilancio attraverso iniziative come quella del Comune di San Bellino: in questi giorni consegnerà a tutti i residenti piante ornamental­i che altrimenti sarebbero state buttate.

Un’iniziativa sostenuta anche dalla Coldiretti che invita i cittadini ad acquistare le piante dalle aziende che si stanno organizzan­do per la consegna a domicilio.

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