Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’industria polesana si ferma Per oltre 3.700 lavoratori chiesta la cassa integrazione
Il motore produttivo del Polesine si ferma a causa del coronavirus. Da oggi la maggior parte dei gruppi metalmeccanici e industriali in genere della provincia chiuderanno ufficialmente i cancelli almeno fino al 3 aprile, così come prescritto dal governo per tutte le attività definite come «non essenziali».
Tra le imprese ferme l’«irsap» nel capoluogo (produzione di termosifoni), il gruppo «Sit» (produzione di contatori per il gas), l’«asfo» di Villamarzana (lavorazione dell’acciaio), la «Tmb« di Ceregnano (produzione componenti in alluminio), l’«agritalia» del gruppo Carraro nel capoluogo (produzione macchine agricole), l’«rpm» di Badia Polesine (produzione motori elettrici), la «Meco» a Rovigo (produzione mobili per ufficio), la «Draxton» di Rovigo (fonderia), la «Socotherm» di Adria (produzione di gomma e plastica) e i cantieri navali «Vittoria» e «Visentini». Quasi completamente paralizzato anche il mondo delle piccole e delle medie imprese artigiane.
Sul fronte occupazionale viene confermato il costante aumento delle richieste di accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori che, secondo i dati di Confindustria, hanno sfondato la soglia di 3. 700 di persone beneficiarie.
Sul fronte sindacale, con la serrata odierna, rientra l’agitazione dei giorni scorsi contro il mancato stop di gran parte del settore metalmeccanico. Secondo i rappresentanti dei lavoratori troppe aziende erano intenzionate a rimanere in attività.
Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al prefetto Maddalena De Luca per chiedere più attenzione verso le aziende che resteranno aperte, con un tavolo di confronto.
Resta il malumore tra gli industriali, che chiedono un intervento urgente dello Stato. «La situazione è peggiorata di molto dopo la decisione di chiudere le imprese — spiega Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria di Venezia e Rovigo — Ora serve una manovra forte e non transitoria. Bisogna essere a fianco dell’industria. Ci troveremo in una situazione tremenda, con il rischio che si verifichino fenomeni già visti, con tanti imprenditori che potrebbero pensare al suicidio. Dal punto di vista industriale il 2020 è praticamente finito».
Intanto il direttore dell’usl 5 «Polesana» Antonio Compostella annuncia che i tecnici dello Spisal hanno iniziato le verifiche sul livello di sicurezza dei lavoratori anche nelle piccole aziende polesane, quelle con meno di 15 addetti.
La sollecitazione a verificare la situazione non solo nelle grandi imprese era giunta dai sindacalisti, come ad esempio Mirko Bolognesi (Uilm).
«Riceviamo segnalazioni di violazioni agli standard di sicurezza soprattutto nelle piccole e piccolissime aziende — ha chiarito Bolognesi — Serve più coordinamento tra noi e lo Spisal, per rendere più efficaci
Solidale
Il Comune di San Bellino aiuta il florovivaismo: piantine e fiori ai residenti
i controlli».
Intanto, per sostenere il settore florovivaistico, stretto dall’assenza di clienti a causa dello stop a tutte le fiere e mercati e dal rapido recente abbassamento delle temperature, cerca una possibilità di rilancio attraverso iniziative come quella del Comune di San Bellino: in questi giorni consegnerà a tutti i residenti piante ornamentali che altrimenti sarebbero state buttate.
Un’iniziativa sostenuta anche dalla Coldiretti che invita i cittadini ad acquistare le piante dalle aziende che si stanno organizzando per la consegna a domicilio.