Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«A Mosca con l’oro cantai Viva l’italia E anche oggi è la canzone più giusta»
La campionessa olimpica Sara Simeoni, il rinvio di Tokyo e la pandemia
Avevamo avviato un bel progetto sul Fairplay con Fidal Veneto e Miur Verona, ho incontrato diecimila ragazzi in due anni. Una bella esperienza ma si è bloccato tutto».
Olimpiadi: il Cio ha dato l’ arrivederci al 2021. Le che cosa ne pensa?
«Giusto spostarle di un anno; la pandemia ha investito il mondo. Prima c’è la salute, lo sport non può essere solo business, chissà che non si cominci a rifletterci. I giochi olimpici rappresentano la fratellanza tra popoli, con pochi atleti avrebbero perso il loro vero significato».
Veniamo a lei e riavvolgiamo il nastro: le diede più soddisfazione il primato del mondo oppure la medaglia d’oro a Mosca?
«Mi sarebbe dispiaciuto essere primatista mondiale senza la medaglia d’oro olimpica. L’oro di Mosca vale più di qualsiasi altra cosa».
La gara più bella?
«Gli europei di Praga del 1978. Una gara tiratissima con in pedana tutte le mie più forti avversarie. Fu davvero una grande emozione».
Del suo record mondiale del 1978 a Brescia, per molto tempo, non abbiamo visto che una foto…
«Era una gara femminile, la televisione seguiva quello stesso giorno i maschi a Venezia.
Erano tempi così... Poi spuntò fuori un filmato, amatoriale, che venne fatto da uno spettatore».
Che rapporto aveva con Rosemarie Ackermann, la sua più grande avversaria?
«Era un’atleta della Germania Est, non aveva libertà nemmeno al villaggio olimpico. Eravamo avversarie ma lei era molto corretta ed era la prima a venirti a fare i complimenti. Ci siamo scritte per un po’, per gli auguri di Natale e i compleanni, ora ci siamo perse di vista».
La sua posizione contro il doping è sempre stata molto netta e decisa…
«Lo sport ha le sue regole, vanno rispettate. Io ho giurato sulla maglia azzurra. Non ho mai avuto la frenesia del risultato, ho sempre lavorato duro per vedere dove potevo arrivare. Riuscirci era per me una bella soddisfazione».
Sul podio a Mosca lei cantò «Viva l’italia» di Francesco De Gregori. La ricanterebbe anche oggi?
«È la canzone giusta. Chissà che questa esperienza non ci insegni ad apprezzare le cose che più contano nella vita. Qualcosa già si vede: la gente sta riscoprendo il valore della sanità pubblica».
Le Olimpiadi
«Giusto aver rinviato di un anno: la salute viene prima, lo sport non può essere solo business»