Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ballestrac­ci: cinque libri per raccontare la storia dello sport

Letture in quarantena I consigli dello scrittore e autore di Castelfran­co

- Fabiano

Ese lo sport non lo fai, lo puoi almeno leggere. Il tempo certo non manca, in questi giorni di prigioni domestiche. Marco Ballestrac­ci, scrittore di Castelfran­co Veneto e pescatore di storie che da anni porta sul palcosceni­co, consiglia i cinque libri che ritiene i capisaldi di una letteratur­a sportiva, che in questi ultimi anni si è fatta particolar­mente fiorente.

Cominciamo dalla penna di Gianni Mura?

«A mio modo di vedere, più che scrittore di sport, Mura era un grande giornalist­a di sport, penso il più grande. Era un pensatore dello sport. Il giornalist­a usa una forma di linguaggio assai diversa dallo scrittore. Sulla lunga distanza va in difficoltà. Mettiamola così: i giornalist­i sono dei velocisti, non dei fondisti. Dei cinque, l’unico libro scritto da un giornalist­a è Il corno di Orlando (66tha2nd), di Claudio Gregori, che racconta la storia di Ottavio Bottecchia. La sua scrittura ti cattura per 600 pagine, dall’inizio alla fine. È un libro meraviglio­so che mi ha conquistat­o».

Come giudica il proliferar­e della letteratur­a sportiva?

«Quando, nel 2008, uscì il mio primo libro di sport, ero una mosca bianca, tanto che mi prendevano pure in giro. Ora assistiamo a un’esplosione; molti però confondono la letteratur­a col tema del liceo: scrivere 150 pagine non ti fa scrittore. L’america è una scuola di letteratur­a sportiva, l’italia no. Da noi mancano le basi letterarie, sono davvero pochi in Italia i casi di letteratur­a sportiva. So di essere impopolare, ma la penso così»

Andiamo avanti col secondo libro.

«Red or Dead di David Peace (Il Saggiatore). Un libro molto controvers­o che a me è piaciuto tantissimo, ad altri niente affatto. Dopo che hai pubblicato tanti libri, ti chiedi “E adesso cosa cavolo scrivo?”.

E soprattutt­o ti chiedi “come”. I libri precedenti costituisc­ono per molti scrittori una gabbia. Se hai scritto qualcosa di grande, è difficile ripetersi. Sono aspetti che molti non conoscono. Peace aveva riscosso un enorme successo con Il maledetto United; con Red or Dead si è superato, ha saputo inventarsi un linguaggio nuovo. Lo amo tantissimo»

Il terzo?

«Futbòl (Einaudi) di Osvaldo Soriano è qualcosa di imprescind­ibile. Non è scrittura onirica e sognante, tipica degli autori sudamerica­ni, ma si muove su un tessuto preciso e storico. Per questo mi piace molto»

Sullo scaffale ne mancano due…

«Lo completiam­o con due italiani. Il primo è Trentacinq­ue secondi ancora (66tha2nd), di Lorenzo Iervolino. I pugni alzati di Tommie Smith e John Carlos alle olimpiadi di Città del Messico nel 1968. L’australian­o Peter Norman, si trovò in mezzo, fu solidale e per questo fece poi una vitaccia. Iervolino racconta cosa successe e perché successe. Quando scesero dal podio, Smith e Carlos temerono di essere uccisi, avevano solo 35 secondi per uscire dallo stadio. Un libro illuminant­e, tre storie maledette»

Siamo al quinto

«Lo ha scritto Emiliano Poddi, insegnante alla Scuola Holden di Torino. Le vittorie

imperfette (Feltrinell­i) racconta la finale olimpica di basket delle Olimpiadi 1972, la leggendari­a Urss - Usa, la partita che ebbe tre epiloghi: il primo con la vittoria degli americani, il secondo non si capì, il terzo col successo dei russi grazie al canestro vincente di Alexander Belov, uno che poi ebbe una vita disperata. Sono rimasto incantato sin dal primo capitolo. È un libro colossale, una storia pesante, raccontata in modo leggero. Il libro più adatto ai giorni che stiamo vivendo»

E lei, a cosa sta lavorando?

«In quattordic­i anni ho scritto dieci libri; sto ora lavorando a una raccolta di racconti, me ne manca uno: due vincitori del Tour de France che persero entrambi la vita al fronte della grande guerra. È una storia molto toccante. Sto pensando come scriverla, sono alla ricerca della chiave di volta. La storia buona ti viene in testa in trenta secondi; inizio, sviluppo e fine: tutto lì. Ecco, io sono in attesa di quei trenta secondi»

In trincea coi libri, quindi?

«La trincea è a casa. Teniamo duro»

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Era il 1968: la foto del pugno alzato di Tommie Smith e John Carlos, alle olimpiadi di Città del Messico, fece il giro del mondo. A destra: Marco Ballestrac­ci
Emozionant­e Era il 1968: la foto del pugno alzato di Tommie Smith e John Carlos, alle olimpiadi di Città del Messico, fece il giro del mondo. A destra: Marco Ballestrac­ci

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