Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Padre, figlia e il ristoratore i volti e le storie
Dalla tragedia della famiglia di Valdagno al duplice lutto nel mondo della ristorazione veronese Uomini e donne strappate ai propri cari dal virus
Dal 1963 ai primi Duemila è stato il ristoratore di Ca’ dell’ebreo, il locale del veronese lesso con pearà. Il Covid 19 ha strappato ai suoi cari Ettorino Bordin, come il papà e la figlia di Valdagno Vittorio e Roberta Castagna. E a Marghera, Carluccio Prigioni.
Nel suo ristorante ci è passata mezza Verona, per il pranzo della domenica in famiglia con il lesso con la pearà, il piatto tipico della città. Nel lungo elenco di uomini e donne strappati ai loro cari dal Covid 19 c’è anche Ettorino Bordin, di 91 anni, sua era la trattoria Ca’ dell’ebreo lungo la strada Bresciana a Verona. Restando in terra scaligera, è scomparso un altro ristoratore: Vittorino Conbertino di 66 anni che a Cavaion Veronese era titolare del ristorante-pizzeria Sale & Pepe. La comunità di Valdagno nel Vicentino si stringe, invece, nel dolore per la perdita di un’intera famiglia. Padre e figlia morti a distanza di poche ore: Vittorio (82 anni) e Roberta (50) Castagna. E ancora piangono la madre i due figli di Maria
Meneghinello, 95 anni, sedicesima vittima del Covid 19 alla casa di riposo di Merlara nel Padovano e di Luigia Boccanegra, anche lei del 1925, nona vittima del contagio in provincia di Belluno.
Di giorno in giorno, alla Spoon River dei veneti si aggiungono nomi, storie, volti cui nessuno può dare l’ultimo saluto.
«Ettorino (Bordin, ndr) ha avuto un’importanza fondamentale per il consolidamento della cucina veronese - ricorda Sandro Boscaini, presidente dell’agricola Masi quarant’anni fa a Verona c’erano i 12 Apostoli, Ciccarelli e lui. Ca’ dell’ebreo era frequentata da gente d’affari, dai pochi turisti che all’epoca venivano in città e soprattutto dalle famiglie, era un punto di riferimento». Leggermente fuori mano rispetto al centro, lungo la strada che porta al lago di Garda, «era il luogo d’incontro della nostra tipicità enograstronomica, con il mix giusto di calore umano, stile e qualità, all’epoca mangiare il lesso con la pearà era il rito della domenica e lui l’ha portata dalle case al ristorante». Il locale ha lavorato dal 1963 al 2003, poi Bordin si è spostato a Pescantina, in Valpolicella e quindi a Bussolengo, dove i figli portano avanti la tradizione nella Locanda Bordin. Ieri il commiato al ristoratore che lascia la moglie Gemma e i figli Cristina, Stefano e Paolo.
Non lontano, a Cavaion, ieri sera molti residenti hanno aperto le finestre di casa per un lungo applauso in ricordo dei concittadini scomparsi per colpa del coronavirus, tra cui Vittorio Conbertino. «Ciao Vittorio - il saluto su Facebook di tanti amici e clienti - ci mancherai tantissimo. Un abbraccio a Luciana (la moglie, ndr) e ai tuoi ragazzi, vi vogliamo bene». E ancora: «Ti ho conosciuto che ero una ragazzina, non ti dimenticheremo mai».
A Valdagno, la notizia che papà Vittorio e la figlia Roberta Castagna, residenti nella fazione di Novale, sono spirati a distanza di poche ore l’uno dall’altra ha sconvolto l’intera comunità: sono le prime due vittime del Covid 19 del comune e si sono spenti nella Terapia Intensiva dell’ospedale San Bortolo di Vicenza dove erano stati ricoverati pochi giorni fa all’aggravarsi delle loro condizioni. «Una notizia terribile, siamo tutti sconvolti», dice il sindaco Giancarlo Acerbi. Vittorio e Roberta stavano ancora piangendo la morte della moglie e mamma, Idelma Lorenzi, scomparsa da qualche mese a 80 anni. E il giorno del loro ricovero avrebbero dovuto festeggiare insieme la Festa del papà. «Un padre molto attento e amorevole - continua il primo cittadino - da quando era in pensione era molto attivo nel volontariato, una persona davvero generosa». Roberta era disabile e frequentava il centro diurno Azzurra di Maglio di Sopra, suo padre invece faceva parte dell’anfass di Valdagno. «Che tragedia», si congeda Acerbi che si unisce al dolore dell’altra figlia, Cristina.
A Marghera, sul lato opposto del Veneto, nel Comune di Venezia, dopo un lungo ricovero è scomparso Carluccio
Prigioni di 80 anni, amante dello sport, gran viaggiatore per passione e lavoro. «Io e i miei fratelli siamo cresciuti seguendolo in giro per il mondo, questo ci ha permesso di vivere esperienze che ormai quarant’anni fa, non erano alla portata di tutti - ricorda Antonella, giornalista televisiva di 7Gold -. Nostro padre ci ha sempre supportato nelle nostre scelte, insegnandoci a vivere liberi. Era un uomo straordinario». Dopo aver vissuto a lungo a Roma da anni si divideva tra Milano e Marghera, senza mai tralasciare l’impegno nelle società sportive da lui fondate, come la polisportiva romana Tor di Quinto arrivata ai nazionali di pallamano e la Flaminia, squadra di calcio a cinque di cui era presidente. «Un signore d’altri tempi che ha coltivato e cresciuto un piccolo sogno ricordano dalla Flaminia -. Conosceva e ricordava ogni singolo giocatore transitato per la sua società». Prigioni si è spento a Mirano, dopo un precedente ricovero all’ospedale dell’angelo.
Luigi Miatto (81 anni) è stato, per tantissimi, l’artigiano del centro di Treviso, quello con la «a» maiuscola. A metà anni Settanta aveva fondato il laboratorio Viemme e per quarant’anni ne è stato alla guida tanto da essere premiato dall’associazione degli artigiani trevigiani, di cui era ancora membro attivo. Lascia la compagna di una vita, la moglie Rosa con cui è stato sposato per 56 anni e le figlie Monica e Ivana che al posto di offerte chiedono a parenti e amici di ricordare il marito e il padre con donazioni per la lotta che sta portando avanti la Regione Veneto al coronavirus. Nemmeno nel Padovano il contagio dà tregua e mercoledì alla casa di riposo Pietro e Santa Scarmignan di Merlara, primo centro per anziani veneto colpito dal Covid 19, c’è stata la sedicesima vittima: Maria Meneghinello, 95 anni.
Ettorino Bordin è stato punto di riferimento per la tradizione enogastronomica scaligera Nel suo locale c’erano calore, buon cibo e stile