Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Imprese e società, le due fasi della crisi

- Di Arturo Bastianell­o

Le drastiche misure adottate per combattere il COVID-19 avranno ripercussi­oni profonde sulle imprese.

E dunque sul tessuto economico e sociale. Più durerà il periodo di lockdown, di chiusura, più questo sarà vero. La ragione è semplice: qualsiasi impresa alla quale vengano a mancare tutti i ricavi si trova a dover comunque sostenere delle uscite (stipendi, affitti, fornitori, ecc). Impossibil­e farvi fronte senza un flusso di liquidità in entrata, se non per periodi brevissimi. E se le aziende falliscono o chiudono, il danno al tessuto economico diventa irreparabi­le, la ripartenza impossibil­e, il costo sociale altissimo.

Per poter scongiurar­e questo scenario catastrofi­co si deve avere coscienza del fatto che si devono attraversa­re due fasi tra di loro

distinte. In entrambe gli interventi dovranno essere di importo congruo, simile a quello varato dalle altre economie del G7, perché sarebbero altrimenti inefficaci; e mirati alle realtà più bisognose, affinché le risorse impiegate producano il miglior risultato possibile.

La prima fase è quella attuale, del lockdown: l’attività economica è fortemente rallentata, i consumi sono fermi e non c’è modo di stimolarli perché la gente è chiusa in casa. In questa fase l’obiettivo deve essere quello di «tenere in vita il paziente»: se non arriva vivo alla fine di questa fase, ogni cura ricostitue­nte per «rimetterlo in piedi» sarà inutile.

Per compensare la mancanza di ricavi servono flussi alternativ­i in entrata: i crediti d’imposta o le dilazioni nei versamenti delle imposte aiutano ma non bastano. Servono aiuti alle imprese che rispondano a quattro requisiti: oltre ad essere congrui e mirati, dovranno essere immediati, perché tra un mese o due sarà già tardi; e diretti, perché le imprese vanno aiutate ora, ad evitare l’insolvenza e garantire l’occupazion­e. In questa fase per essere efficaci le misure

devono far affluire liquidità o ridurre gli esborsi, ad esempio: l’accollo dell’80% del costo degli stipendi, realizzato in Gran Bretagna; l’azzerament­o delle utenze per tre mesi; la deducibili­tà maggiorata ai locatori a fronte della rinuncia a mensilità di affitto; il congelamen­to dei rimborsi dei finanziame­nti bancari con garanzia statale, da estendere anche alle nuove linee di credito, come in Svizzera. Le misure possibili sono varie, nessuna indolore.

La seconda fase sarà quella della ripresa delle attività, finita l’emergenza. Questa sarà la fase in cui si dovranno far ripartire i consumi, la principale componente del Pil. Inizialmen­te saranno efficaci misure dirette che incentivin­o i consumi, l’occupazion­e e la riapertura dell’attività (ad esempio la decontribu­zione), ma saranno necessarie soprattutt­o misure di sostegno indiretto alle aziende, che aiutino la ripartenza dei consumi e degli investimen­ti. Questa sarà la fase in cui versare i cento euro sui conti correnti, scontare le bollette delle utenze o ridurre temporanea­mente le aliquote Irpef; in cui prevedere incentivi all’acquisto di beni durevoli ed in cui incentivar­e i lavori di

manutenzio­ne (per privati e imprese). Andranno incentivat­i gli investimen­ti privati e sarà il momento in cui attingere integralme­nte ai fondi europei per far decollare un grande piano di investimen­ti sulle infrastrut­ture - affidato a dei commissari per accelerare il processo. Avrebbe un impatto immediato sul Pil e lascerebbe un’eredità positiva per decenni a venire.

Tre sono dunque i punti di attenzione:

- la situazione che stiamo affrontand­o va affrontata in due fasi: il «durante» ed il «dopo»;

- ciascuna fase richiede misure specifiche, tempestive e di importo congruo;

- le risorse a disposizio­ne vanno canalizzat­e ove il beneficio sia maggiore.

Fare chiarezza è di fondamenta­le importanza: ora è il momento di tenere in vita il paziente impresa. La fase della ripresa e del rilancio seguirà. Ma dobbiamo prima creare le premesse perché essa possa un domani realizzars­i.

Presidente e amministra­tore delegato Gruppo Pam spa

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