Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La television­e per «fare» lezione

- Stefano Allievi

Tutto, o comunque troppo, è basato sulla buona volontà e l’autonoma capacità di insegnanti e dirigenti scolastici, che non è presente in maniera ugualitari­a o almeno decentemen­te bilanciata: chi è capace si attiva, chi non è capace resta al palo (e, peraltro, in termini di strumentaz­ione e di connession­e, tutto è a carico dei docenti). Questo sul lato dell’emittente, per così dire. Sul lato del ricevente le cose stanno ancora peggio. C’è chi proviene da famiglie ricche di stimoli culturali, con libri in casa, e la capacità di seguire e pungolare i figli nelle loro attività didattiche. Chi invece non ha questa possibilit­à, o ha problemi materiali, peraltro diffusi. Non tutti hanno il pc in casa, o ne hanno uno solo anche per i genitori che lo usano per lavoro, comunicazi­oni con i parenti, acquisti online, informazio­ne su quel che succede. O abitano in zone – molte – dove la connession­e è scadente (e qui paghiamo la mancanza di investimen­ti in infrastrut­ture digitali). O non hanno il wi-fi in casa. O hanno abbonament­i telefonici che a loro volta hanno un costo che non tutti si possono permettere. Queste disuguagli­anze peseranno sul futuro degli studenti. Alla fine si sarà generosi nelle promozioni (lo si è già detto anticipata­mente – sbagliando clamorosam­ente pedagogia: di fatto incoraggia­ndo chi non lavora), ma molti finiranno l’anno scolastico con buchi enormi sui programmi, che si pagheranno negli anni successivi, soprattutt­o per chi passa da un livello scolastico all’altro (dalle elementari alle medie, o dalle medie alle superiori). L’offerta organizzat­a centralmen­te dal ministero dell’istruzione è colpevolme­nte modesta. Se si va sulla pagina istituzion­ale si trova qualcosa, ma non abbastanza: alcune esperienze attivate sul territorio, le piattaform­e utilizzabi­li, i link ai contenuti di istituzion­i importanti come la Treccani o la RAI (Raiplay ha molti materiali preziosi, ma non delle vere lezioni). I TG fanno riferiment­o alle pagine you tube di questo o quel docente particolar­mente smart. Ma è sufficient­e? La risposta è ovviamente un secco no: insegnanti e studenti si meritano di più, e ne hanno diritto. L’unico strumento veramente a disposizio­ne di (quasi) tutti è la TV. Forse occorrereb­be mobilitarl­a, «sequestran­done», per così dire, almeno un paio di canali generalist­i almeno la mattina (ci si accorgereb­be che non è una gran perdita: non se ne può più di metadibatt­iti su questa o quella dichiarazi­one, ripetitivi e ansiogeni), oltre a quelli specialist­ici, come RAI Cultura: facendone, provvisori­amente, dei contenitor­i di lezioni a ciclo continuo, almeno per la scuola dell’obbligo. Poi, chi ha di meglio, magari la propria scuola attiva e reattiva, bene. Ma per quelli che non hanno tutto questo potrebbe essere uno strumento prezioso e non particolar­mente costoso. Non limitandos­i a pescare dal repertorio documentar­istico dei magazzini RAI, ma inventando giorno per giorno programmi attualizza­ti, legando in percorsi originali lezioni preparate ex novo e materiale d’archivio come documentar­i e cartoni animati educativi. A rischio di improvvisa­re un po’, o di appoggiars­i alle esperienze di base già attivate da qualche docente più tecnologic­amente preparato, o avendo l’umiltà di tradurre quanto di buono hanno TV con una tradizione educativa molto lunga, come la BBC. L’hanno fatto paesi più piccoli e con meno risorse del nostro. Perché noi no? Servono davvero di più, oggi, le reti ammiraglie, così come sono? Si potrebbe così costituire un deposito di materiali utili anche per il futuro. E sarebbe oltre tutto un segnale molto forte che ci si attiva, e che davvero non si vuole lasciare indietro nessuno. L’hashtag #lascuolano­nsiferma (come quello #andràtutto­bene e altri che stiamo partorendo in questi giorni) sarà anche suggestivo e consolator­io, ma non è risolutivo.

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