Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Nella Bassa 200 mila persone orfane di un ospedale»

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«So bene che questo è un momento di emergenza e che non è il caso di innescare polemiche, ma il territorio della Bassa Padovana sta pagando il prezzo più alto di tutti a causa dell’emergenza coronaviru­s. Al momento ci sono 200 mila persone orfane di un presidio ospedalier­o, nell’alta padovana ce ne sono due di operativi, noi siamo costretti a spostarci di molti chilometri». Roberto Milan, sindaco di Bagnoli di Sopra, si fa portavoce di una larga protesta che sta interessan­do tutta la Bassa e punta il mirino contro la decisione dell’usl di fare dell’ospedale Maria Teresa di Calcutta un covid hub per tutta la provincia, trasferend­o i suoi vari reparti negli ospedali di Piove di Sacco (cardiologi­a e oncologia), Cittadella (Pediatria) e Camposampi­ero (ortopedia e ginecologi­aostetrici­a). Oltre 10.300 persone hanno aderito all’iniziativa del movimento politico Monselice- Ambiente e Società di mettere l’hashtag #Unospedale­perlabassa sui propri profili Facebook, Instagram e sugli stati di Whatsapp: una sorta di flashmob «virtuale» su un tema che è diventato centrale per i tanti malati dei comuni dell’area. A fare da cuscinetto per le emergenze ci sarebbe il vecchio ospedale di via Marconi a Monselice, che è già stato attrezzato per far fronte alle necessità dei residenti: «In realtà non ha riaperto e sembra che la Regione non ne voglia sapere - dice il sindaco di Baone, Francesco Corso - siamo molto preoccupat­i». Gli fa eco il sindaco di Arquà, Luca Callegaro: «Io e gli altri sindaci del territorio abbiamo inoltrato diversi solleciti ma non c’è nessuna novità. Non c’è solo il coronaviru­s, ma anche l’attività ordinaria. I cittadini che si rivolgono al pronto soccorso di Schiavonia vengono rispediti indietro. Ci sentiamo impotenti». (r.pol.)

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