Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Epidemia, il momento più nero otto vittime in una sola giornata «Ma numeri buoni sui positivi» Solo il 5,8% di contagiati sul totale dei tamponi. Ancora morti tra Schiavonia e Monselice
Come a dire un lutto ogni tre ore. Ieri nel Padovano il coronavirus ha fatto otto vittime, quattro in Azienda ospedaliera, tre all’ospedale di Schiavonia e uno a Monselice, registrando il triste record di morti in una singola giornata. Stando all’ultimo bollettino dell’azienda Zero, il numero delle persone decedute in Azienda ospedaliera sale da 13 a 17; l’identità delle ultime quattro vittime non è stata divulgata. Tutti noti invece i nomi dei quattro anziani deceduti all’ospedale di Schiavonia, convertito interamente in Covid Hospital per accogliere i pazienti infettati; due di loro provenivano dalla casa di riposo Scarmignan di Merlara, che si conferma una delle realtà più delicate del Padovano con 18 decessi in totale.
La prima vittima è Pierina Albertin, 94 anni di Megliadino San Vitale, che era stata trasferita all’ospedale di Schiavonia lo scorso 13 marzo. La donna era una persona gioiosa, sempre sorridente, che amava molto i bambini e per questo veniva soprannominata «Tata». Le piacevano le feste organizzate alla Scarmignan dov’era ospite anche Enrico Sbicego, 85 anni di Noventa Vicentina, che da qualche giorno era ricoverato a Schiavonia per l’aggravarsi delle condizioni. Sempre nella stessa struttura non ce l’ha fatta poi Bruno Coletto di Massanzago, che risiedeva in via Cavinazzo. Si tratta di una persona molto conosciuta in paese dove aveva gestito per anni un forno. Lascia la moglie e i due figli Matteo (ingegnere) e Marina. Nel paese il suo decesso ha portato forte commozione, dato che Coletto era molto impegnato con la Pro Loco. «Era una brava persona, riservata ma che si era spesso messa in gioco per gli altri», lo ricordano gli amici. E al Centro Servizi per Anziani di Monselice è deceduto Francesco Gallo di 83 anni, residente in paese. L’uomo aveva diverse patologie pregresse e giovedì le sue condizioni di salute si sono improvvisamente aggravate. Lascia una sorella.
Nel giorno più nero dall’inizio dell’emergenza - il numero degli infettati arriva in provincia a 1919, +109 - uno dei pochi dati confortanti arriva dai tamponi: ieri infatti la Regione ha comunicato che i test eseguiti nel territorio dell’usl 6 Euganea hanno dato esito positivo solo nel 5,8% dei casi, meno che in tutte le altre province del Veneto. L’azienda ospedaliera invece ha reso noto di aver sottoposto a tampone 4.411 dipendenti, il 62% del totale, e di aver fatto ripetere il test più volte a 1.964 di loro; i positivi sono solo 71 (33 medici di cui 20 specializzandi, 21 infermieri, 7 oss e altri 10 operatori), cioè l’1,1% di tutto il personale; il ricovero è scattato solo per due medici e un infermiere, mentre tre medici e un oss sono guariti. «I tamponi sono un tema su cui non si deve più discutere, li usiamo per fare la diagnosi e poi l’eventuale terapia - ha aggiunto il dg Luciano Flor -. Però chi non ha sintomi non deve venire in ospedale a chiedere di farli, perché così rischia solo di venire a contatto con persone positive». A proposito di controlli, l’ira di via Beato Pellegrino (dove nei giorni scorsi sono emersi una trentina di casi positivi) procede al ritmo di trenta tamponi al giorno, e ieri trenta test sono stati eseguiti anche nella casa di riposo di Noventa Padovana, dove comunque non risultano ospiti con sintomi. Tamponi a tappeto anche all’ospedale di comunità presso la casa di riposo di Camposampiero, dove tre dei 20 ospiti sono risultati positivi asintomatici; al Craup di Piove di Sacco i tamponi eseguiti martedì hanno dato tutti esito negativo, e oggi arriveranno i risultati di quelli fatti mercoledì. Per quanto riguarda le case di riposo, ieri il prefetto Renato Franceschelli ha rinnovato la richiesta di spedire a Merlara una quindicina di paramedici militari, mentre il Csa di Monselice ha ricevuto un Oss in distacco da Noventa. E il sindaco Sergio Giordani ha chiesto «massima attenzione» per le case di riposo: la Fondazione Cariparo ha risposto subito all’appello stanziando 1,5 milioni per aiutare le strutture in difficoltà.
A Padova
Test su 4.411 dipendenti, appena 71 infettati fra medici, infermieri e oss
Il dg Flor
«Chi non ha sintomi non deve venire in ospedale a chiedere di fare lo screening»