Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Giordani: riaprire a breve? Idea folle
Il sindaco: «Serve pazienza. La città riparta dal sociale, ora risposte con i nuovi fondi»
Ripartire al più presto, convivendo con il virus? Idea «folle». Serve pazienza per le restrizioni, e volontà di agire sul fronte dell’emergenza economica e sociale che si sta delineando anche a Padova. Già oggi sarà convocata una riunione sulla scorta dell’annuncio, ieri sera, del premier Conte sui nuovi fondi ai Comuni. Il sindaco Sergio Giordani racconta di sè («è dura per tutti, anche per i miei negozi») e sollecita gli imprenditori «a mettersi una mano sulla coscienza».
Agli imprenditori che hanno sommerso di carte la prefettura dico: mettetevi una mano sulla coscienza e pensate a medici e infermieri
Dalla scomparsa del PADOVA pensionato di Vo’, Adriano Trevisan, che sarà drammaticamente ricordato come la prima vittima italiana di coronavirus, sono già passati 36 giorni. Ma la luce in fondo al tunnel sembra ancora piuttosto lontana. E il primo a saperlo, stando per questo ben attento a non alimentare «inutili speranze», è il sindaco di Padova, Sergio Giordani: «Siamo nel mezzo di una traversata nel deserto. E purtroppo, per metterci alle spalle questo periodo difficile per tutti, nessuno escluso, c’è ancora parecchia strada da fare. Anzi, questo è proprio il momento di non abbassare la guardia, di non mollare e di proteggere Padova con una determinazione sempre più grande, costi quel che costi. Nel senso che, di fronte alla necessità di arginare quest’emergenza sanitaria e di salvare più vite possibili, tutto il resto viene dopo. Compreso il tema, chiaramente fondamentale, del come ripartire».
Sindaco, in un’intervista l’ex premier Matteo Renzi ha detto che bisogna «riaprire tutto prima di Pasqua e imparare a convivere con il virus». Mentre il presidente della Regione, Luca Zaia, ha chiesto al governo di «prorogare le restrizioni oltre venerdì prossimo». Lei da che parte sta?
«Sto ovviamente dalla parte del buonsenso e quindi con Zaia. D’altronde, mi parrebbe un’autentica follia riaprire tutto adesso e addirittura imparare a convivere con il virus. Se non altro perché, e mi riferisco soltanto ai dati di Padova e provincia, abbiamo ancora circa 1.900 persone positive, cioè un caso ogni 500 abitanti».
Sembra che, rispetto alla scadenza prevista del 3 aprile, le super-restrizioni si protrarranno per altre due settimane.
«Magari fosse così. Ma, ahimè, temo che questa quarantena collettiva durerà un po’ di più. E in proposito, ne approfitto per ringraziare la stragrande maggioranza dei padovani che, pur tra mille difficoltà, sta diligentemente rispettando le regole. Sono proprio orgoglioso dei miei concittadini».
E lei, questa quarantena, come la sta vivendo?
«Come tutti. Vado in Comune la mattina per fare il punto della situazione, via Skype, con il resto della giunta e le autorità competenti. E poi torno a casa da mia moglie. Non abbraccio i miei figli e i miei nipotini da giorni, anche con loro ci vediamo via Skype, ma non è la stessa cosa. Però è la cosa giusta da fare in questo momento».
E da imprenditore, come vanno le cose?
«È dura, come per tutti i miei colleghi. Pure i miei negozi (la catena Non Solo Sport) sono infatti chiusi ormai da quasi tre settimane e nessuno sa quando sarà possibile riaprirli. Ma in questo periodo, lo ripeto, la salute viene prima di tutto. E dunque mi rivolgo alle oltre duemila aziende padovane che, nei giorni scorsi, hanno sommerso di carte il prefetto Renato Franceschelli, chiedendogli una deroga per poter proseguire l’attività: chi non rientra tra i produttori di beni essenziali, si metta una mano sulla coscienza e pensi ai medici e agli operatori sanitari che, quotidianamente, rischiano la loro vita per salvare quella dei pazienti in terapia intensiva».
Qual è la prima cosa da fare da parte vostra?
«Visti i provvedimenti annunciati in serata dal premier Conte, ho immediatamente convocato una riunione urgente (oggi, ndr) con l’assessora e i tecnici competenti per iniziare la riflessione operativa sulle modalità con cui dare una risposta alle famiglie del nostro Comune che versano in gravissime difficoltà. Servirà, inoltre, un contributo straordinario da parte dell’unione Europea. Altrimenti, si rischierà davvero una spaventosa deriva economica e sociale».
E poi?
«Bisognerà continuare a investire nella stessa direzione, aiutando gli anziani, che anche a Padova rappresentano ormai più del 25% della popolazione, le giovani coppie, chi fatica a pagare l’affitto, chi ha un lavoro precario. E per tutte queste categorie, il nostro impegno sarà massimo».