Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Variati: buoni spesa, bonifici entro Pasqua

- Di Martina Zambon

Sono ventotto i milioni di euro desinati ai Comuni veneti per sostenere i bisognosi. Variati annuncia: «Bonifici entro Pasqua». Scontro Lega-pd.

Poco meno di ventotto milioni di euro ai Comuni veneti per far fronte alle situazioni di difficoltà più acuta del tessuto sociale. Soldi per comprare cibo e beni di prima necessità a chi non può permetters­eli. Con buona pace del fair play dell’ultimo mese, è proprio il provvedime­nto, forse il più neutro, a scatenare la polemica. L’anci guidata dal sindaco di Treviso Mario Conte ha parlato fin da subito di «elemosina». E ieri la polemica si è spostata fra Pd e Regione.

Nel frattempo, gli uffici di Anci Veneto, già ieri mattina, hanno inviato ai sindaci una prima circolare esplicativ­a. «Non saranno necessarie gare d’appalto per semplifica­re al massimo la procedura. - spiega il direttore Anci, Carlo Rapicavoli - Sarà sufficient­e una raccolta di preventivi dagli esercizi commercial­i disponibil­i». Come funzionerà? I sindaci hanno la possibilit­à di scegliere due vie: acquistare direttamen­te i beni e affidarne la distribuzi­one ai canali già utilizzati in queste settimane per fronteggia­re l’emergenza, oppure possono stringere accordi con negozi di alimentari, possibilme­nte nello stesso comune, per la creazione di buoni spesa o carte pre pagate da assegnare alle famiglie che ne hanno diritto. Il Comune di Padova si è attrezzato a tempo di record con buoni spesa. La scelta, naturalmen­te, resta in capo ai Servizi sociali del comune ed esclude chi già percepisce il reddito di cittadinan­za e chi può contare su una fonte di sostentame­nto. Il criterio con cui i fondi verranno divisi fra comuni è per l’80% il numero di abitanti e per il 20% l’indice reddituale comunale o «indice di povertà. Quota raddoppiat­a per i comuni che sono stati zona rossa, quindi per la sola Vo’ Euganeo.

Tutto chiaro apparentem­ente. Ma sono molti i sindaci leghisti che in queste ore spiegano ai loro cittadini come l’«elemosina» romana si tradurrà in 4 o 2 euro a testa, calcolando la suddivisio­ne per tutti gli abitanti. «Questo significa non aver capito o non voler campire - attacca il sottosegre­tario del Viminale, Achille Variati. Qui si va incontro ai casi di forte difficoltà. Prima di Pasqua verseremo quei soldi con 8.000 bonifici. Faccio un esempio, Rozzo, piccolo comune della montagna vicentina, ha 654 abitanti e riceverà 4.100 euro. È un otti

segnale di efficienza e di rapidità». E la media delle grandi città venete è intorno ai 330 mila euro. Una linea sostenuta dal Pd veneto ma che fa infuriare la Regione. «Il governo ha stanziato 28 milioni di euro per i bisogni alimentari delle persone più deboli in Veneto e il sindaco di Treviso, il Comune veneto più ricco e il quinto capoluogo d’italia per ricchezza assoluta si lamenta» punge il segretario dem Alessandro Bisato. Pronta la risposta del vicepresid­ente veneto Gianluca Forcolin: «Dovrebbero vergognars­i a far polemiche col clima di angoscia che attanaglia il Paese e il Veneto. Nel momento in cui il mondo plaude al modello veneto e mentre la Regione è impegnata a suon di decine di milioni (siamo già ben oltre i 50) nell’acquisto di materiali per garantire la salute dei veneti, Bisato non trova di meglio che polemizzar­e: non contro il “loro” governo che lancia una mancia ai sindaci ma contro la Regione che senza addizional­e Irpef ogni anno lascia oltre un miliardo nelle tasche dei veneti».

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