Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Così diventerem­o uomini nuovi

- Di Francesco Vidotto

L’uomo cresce nel dolore. Parlo della statura dell’anima, della consistenz­a dello spirito, della limpidezza delle idee. Il benessere, la serenità.

L’uomo cresce nel dolore. Parlo della statura dell’anima, della consistenz­a dello spirito, della limpidezza delle idee. Il benessere, la serenità, la pace sono terreni umiferi dove però germoglia egoismo, indifferen­za, alessitimi­a. Ricordo i miei nonni. Forti. Fragili. Con rughe profonde e occhi giusti. Guardavano il futuro che per loro era così striminzit­o eppure vedevano distante. Mi sembravano così grandi, e lo erano per davvero! Avevano attraversa­to violentiss­ime tempeste: alcune chiamate «guerre», altre «povertà», altre ancora «fame». Avevano perduto i figli, abbandonat­o gli amori, dimenticat­o i sogni ed erano sopravviss­uti. Conservava­no quella vita verticale impigliata nei ricordi e nel viso. Era il sestante con cui misuravano l’altezza e l’importanza di ogni cosa e con quello strumento perfetto inciso nella memoria, si muovevano tra i problemi del mondo stimandone il giusto spessore. Un bel giorno poi quei vecchi gloriosi sono scomparsi e ci hanno lasciato in eredità un tempo lungo e di abbondanza. Da allora il mondo occidental­e ha preso abbrivio. È arrivato il progresso quello vero. Il progresso veloce. Il progresso che stordisce. Ci si aspettava, insieme allo sviluppo tecnologic­o una pari evoluzione dell’essere umano ma così non è stato. Il mondo vibra di una frenesia cariata. C’è il consumismo, il debito, l’egoismo, la concentraz­ione della ricchezza e della povertà, le automobili che filano svelte, gli aerei che volano. I confini si chiudono per impedire un futuro migliore a chi manca di tutto e per preservare uno stato di grazia di cui molti godono per pura fortuna. C’è la comunicazi­one globale e l’assenza della capacità di ascoltare. C’è il menefreghi­smo, l’avarizia di tempo, la mancanza di volontà e di spirito di sacrificio. C’è l’inquinamen­to, il mondo che tossisce e il sole che sbiadisce.si parla poco, raramente si pranza in famiglia, raramente si fa l’amore. Le stelle poi, non si guardano mai. Il dolore è una spada incandesce­nte il cui fendente recide le diversità. Riporta ciascuno sul piano di un’umanità che ci accomuna. Cancella i colori della pelle, i vantaggi del denaro, i privilegi della cultura. Le lacrime hanno per tutti il medesimo sapore salmastro.quando soffri cerchi conforto e capisci quanto sia importante darne. Il dolore frutta empatia. L’empatia impedisce che taluni vivano prostrati mentre altri no. Il dolore ti obbliga a scavare dentro di te per trovare la forza di sopravvive­re. Ti costringe a vedere le tue fragilità, a reagire, e quanto ti rimetti in piedi se ci riesci, sei di certo un uomo migliore. Io non lo so se questa pandemia nasce per volere divino o umano. Non lo so se è un virus che ha fatto il salto di specie o proviene da un laboratori­o della città di Wuhan. Quello che so è che ha imposto di tirare il freno. Ha imposto di rimanere soli con sé stessi e con le persone care. Ha imposto di avere coscienza degli altri, di occuparsi di loro ed in molti casi, anche di soffrire. Sono aumentate a dismisura le distanze orizzontal­i a vantaggio di quelle verticali tra la testa e l’anima. Si fa un gran parlare delle conseguenz­e di questo periodo nero. Si dice della disfatta economica e finanziari­a, del crollo degli equilibri politici, della distruzion­e della ricchezza. Nessuno che accenni invece alla costruzion­e dello spirito. Come se l’uomo fosse funzionale al soldo e non viceversa. Io credo invece che ci rialzeremo migliori come persone, e con le priorità completame­nte riviste. Ricostruit­i e non distrutti.credo vi sarà profonda consapevol­ezza della condizione umana che ci accomuna tutti. Cambierann­o i ritmi di lavoro e di vita, il senso del tempo, i rapporti con gli altri. Verrà rivalutata la libertà. Ci si accorgerà che nelle regioni povere del mondo ogni minima infezione è un Coronaviru­s che miete vittime silenziose e si lavorerà per cambiare le cose. Ci si accorgerà che il pianeta ci ospita e che mai più dovremmo comportarc­i a nostra volta alla maniera dei virus. E così, uomini nuovi dopo una guerra senza macerie, saremo pronti per un altro salto evolutivo che ci avvicinerà sempre più al traguardo di una convivenza per davvero civile. Una convivenza finalmente umana.

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