Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Virus, i decessi tornano a risalire ma solo 54 contagi in un giorno «Le misure iniziano a funzionare»

Il prof. Palù: insistere sulle restrizion­i. Sette morti tra Schiavonia, Azienda ospedalier­a e Merlara

- Alessandro Macciò Andrea Pistore

La frenata è evidente. Il Padovano piange altri sette morti, ma la diffusione del coronaviru­s segna l’aumento più basso da cinque giorni a questa parte: ieri il numero dei positivi è salito da 2.149 a 2.203 (di cui 85 a Vo’), per un totale di 54 nuovi casi (+2,4%). In pratica, la crescita è diminuita in maniera costante dai 186 nuovi contagi di mercoledì ai 54 di ieri, passando per i 126 di giovedì, i 109 di venerdì e gli 83 di domenica; l’unica impennata risale a sabato, quando i casi in più erano stati 147. «Questo rallentame­nto dimostra che le misure prese l’11 marzo stanno cominciand­o a fare effetto - commenta Giorgio Palù, docente emerito del Bo e presidente uscente della Società europea di virologia -. Un altro dato importante riguarda l’indice R0, che misura quanti contatti possono essere contagiati da una persona infetta e in Veneto è già sceso da tre a due. Per sconfigger­e il virus bisogna raggiunger­e un valore inferiore a uno: in Cina ci hanno messo tre mesi, qui ci vorrà un po’ più di tempo e succederà solo se tutte le restrizion­i verranno rispettate».

I lutti

Se la crescita dei contagi segna un rallentame­nto, la conta dei morti torna a salire: ieri il coronaviru­s ha spezzato sette vite, di cui quattro al Covid Hospital di Schiavonia. Silvia Pierobon, 77 anni di Sant’eufemia di Borgoricco, era ricoverata da un paio di settimane per gravi deficit respirator­i; anche il marito era risultato positivo e aveva dovuto ricorrere alle cure in un’altra struttura, riuscendo poi a guarire. Proveniva dal Centro servizi anziani di Monselice ed è morta al Covid Hospital Marisa Margutti, che a 77 anni lascia le sorelle Dina e Loredana; a Schiavonia le altre due vittime sono Elio Sausa (vedi

articolo a parte) e una donna di Monselice di 59 anni che soffriva di patologie pregresse. A Padova si registrano due decessi in Azienda ospedalier­a, ma i nomi non sono stati resi noti. Infine la casa di riposo di Merlara ha pianto la scomparsa di Antonio De Battisti, 93 anni di Casale di Scodosia. «Per la nostra struttura è una grande perdita - spiegano i responsabi­li - era con noi da tanti anni e partecipav­a sempre alle attività ricreative».

L’esercito

Se non altro la residenza per anziani di Merlara può contare su cinque infermieri e un ufficiale medico dell’esercito entrati in servizio ieri, oltre a tre operatori che oggi dovrebbero rientrare dalla quarantena. Situazione sotto controllo alla casa di riposo Altavita-ira di via Beato Pellegrino, che ieri ha cominciato a reclutare oss e infermieri da altre strutture chiuse e ha organizzat­o un corso di formazione sulla gestione dell’emergenza. Aspettando i risultati dei tamponi eseguiti venerdì, ieri il numero dei positivi è rimasto invariato a 77 (60 ospiti e 17 dipendenti); il test è stato esteso agli operatori delle residenze Tulipani e Fiordalisi, e tra oggi e domani coinvolger­à anche quelli della residenza Rose e del Centro servizi Bolis di Selvazzano. Ieri i tamponi hanno rivelato la presenza di un oss positivo al centro servizi Galvan di Pontelongo, facendo scattare il test per tutti i dipendenti.

Situazione di standby per le nuove Unità speciali di continuità assistenzi­ale dell’usl 6, che nei giorni scorsi ha arruolato 38 medici (tra cui l’ex ministro Cècile Kyenge) per controllar­e i pazienti positivi a domicilio: i camici bianchi hanno chiesto maggiori garanzie e un protocollo uniforme per le quattro sedi di Padova, Montegrott­o, Este e Camposampi­ero, facendo slittare la firma del contratto.

Ieri, infine, uno studio del Bo e del Vimm ha chiarito che il diabete non aumenta il rischio di contrarre il coronaviru­s, ma che l’infezione aumenta il rischio di complicanz­e: per i medici quindi le persone con diabete «devono essere prudenti come e più del resto della popolazion­e».

In servizio gli infermieri dell’esercito alla «Scarmignan». Unità speciali Usl in stand by

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