Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Crociere azzerate, Vtp si ferma «Ricavi vicini a zero nel 2020»
Il Terminal mette in cassa integrazione i 59 dipendenti: colpo sull’indotto
Il mondo delle crociere è azzerato dal coronavirus. E la Venezia terminal passeggeri si ferma fino a giugno e con probabilità fino a fine anno, garantendo solo i servizi minimi. Il piano è stato approvato ieri dal cda della spa presieduta da Fabrizio Spagna, che gestisce il terminal crocieristico. Prevede la cassa integrazione per i 59 dipendenti, anticipata dalla società, che aggiunge un milione di euro per far salire gli assegni all’80% dello stipendio, fino a fine anno, con una soluzione reversibile, se lo scenario dovesse migliorare.
Decisione senza alternative, visto l’azzeramento del turismo crocieristico, che si riflette sulla spa controllata con il 53% da Apvs, la holding per il 51% della Regione, attraverso la finanziaria Veneto Sviluppo, e il 48% dai colossi delle crociere (Msc, Royal Caribbean, Carnival e Global Port Operations). Dalle 280 navi e 560 «toccate» (ingressi e uscite) del 2019 il piano previsto per quest’anno doveva salire a 610, «con una crescita importante di quelle durante la settimana, che sarebbero salite al 35%, fatto di cui andavamo molto orgogliosi», spiega il direttore generale, Galliano Di Marco. Tutto azzerato. Navi non se ne sono viste e così sarà fino a fine giugno: «Registriamo cancellazioni delle prenotazioni di ormeggio del 100% fino a fine giugno; ma riteniamo doveroso ipotizzare un prolungamento a tutta la stagione 2020», aggiunge il direttore.
Gli scenari operativi ipotizzati sono due: la ripresa delle attività il 1. luglio, che permetterebbe a Vtp di raggiungere l’equilibrio economico, o quello dello scenario zero fino a fine anno, ritenuto il più probabile. Con pochi cambiamenti per altro sul fronte dei dati: «Anche ripartissero le navi, lo faranno a passeggeri ridotti; e come terminal siamo pagati sulla base di quelli - spiega Di Marco -. Vediamo ricavi di 2-3 milioni. Dobbiamo a questo punto lavorare per farci trovare pronti nel 2021».
Tutti elementi entrati nel piano straordinario, in cui Vtp ha azzerato le penali alle compagnie per i mancati approdi e ha chiesto di non pagare i canoni demaniali.
Il tutto con riflessi pesanti su vari fronti, specchio, in piccolo, di una situazione che rischia di farsi pesantemente generalizzata. Intanto sull’indotto, le 70 società fornitrici con quattromila dipendenti, a cui Vtp versa all’incirca 20 milioni di spese tutti gli anni. Ma anche sui conti di una società che ha fin qui garantito margini e dividendi di rilievo ai soci, a partire dalla Regione, nonostante i vincoli crescenti sul fronte delle grandi navi.
La piega che sta prendendo il 2020 non solo ha pregiudicato i piani per far salire i ricavi a 39 milioni di euro dai 35 del 2019, ma costringerà a confrontarsi, sui conti 2020, con incassi prossimi allo zero e spese incomprimibili sotto un certo livello. Ma l’impatto lo si vedrà già subito, anche sul bilancio 2019, chiuso ancora una volta in utile. Vtp paga bei dividendi ai suoi azionisti, come fu con i 4,4 milioni di utile 2018; e, per dire, il milione di euro che finisce a Veneto Sviluppo è fondamentale per garantire il bilancio in utile della finanziaria regionale. Benefici ai soci che probabilmente verranno a mancare. Perché secondo una linea prudenziale generalizzata, anche Vtp dovrà valutare se trattenere gli utili 2019, per far fronte ad un 2020 «nero».