Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Poiana e i suoi fratelli Pennacchi: «Le mie gag sui tic del Nordest»

Il nuovo libro (edizioni People) dell’attore padovano

- Caterina Barone

Ne ha fatto di strada Andrea Pennacchi, che da autore-attore di nicchia per intenditor­i ha conquistat­o il pubblico televisivo grazie a «Propaganda live», la trasmissio­ne in onda il venerdì sera su La7, condotta da Zoro (Diego Bianchi). Poiana, il personaggi­o leghista sovranista creato dall’artista padovano, spopola anche sul web dove i suoi monologhi hanno colleziona­to sette milioni di visualizza­zioni. E ora è stato pubblicato da People, casa editrice di Giuseppe Civati, un suo libro con la prefazione di

Humor

Ero convinto che avrei litigato con leghisti e meridional­i, invece ho ricevuto messaggi di consenso da Nord a Sud

Natalino Balasso, Poiana e i suoi fratelli. In copertina un ritratto-caricatura, opera del vignettist­a Makkox (Marco Dambrosio). «Oltre che un amico, Balasso è il mio “padrino” - spiega Pennacchi -. Da lui ho imparato a dare vita a tipi umani che incarnano vizi e tic della nostra società. Cerco di capire la rabbia, la furia, e la analizzo: se sai guardare, il grottesco è già nella realtà che ci circonda».

Uscito per il momento in formato e-book, il libro ha già fatto registrare un boom di vendite nel settore humor. Poiana, tipico abitante del Poianistan, la regione dove vive, si colloca a buon diritto nella tradizione veneta della Commedia dell’arte con le sue maschere e la capacità di fotografar­e col sorriso, ma in maniera incisiva, la società. «Ero convinto che avrei litigato con i leghisti e che sarei stato insultato dai meridional­i, invece ho ricevuto messaggi e telefonate di consenso da Nord a Sud; ho centrato l’obiettivo: costringer­e le persone a guardarsi allo specchio».

Poiana è nato da un adattament­o di Le allegri comari di Windsor di Shakespear­e ambientato nella provincia veneta, e precisamen­te dal personaggi­o del signor Ford. La celebrità arriva col video del monologo This is Racism Ciao Terroni - (Quando i neri erano meridional­i, ovvero: l’ultimo è il più terrone di tutti), scritto da Marco Giacosa, giornalist­a e scrittore torinese. «Mi è venuto facile interpreta­re quell’avido padroncino del Nordest ossessiona­to da i schei e dal suo dichiarato razzismo, che manifesta senza remore le sue opinioni impregnate di pregiudizi. I suoi “fratelli” che compaiono nel libro (un ex bouncer, un rinomato derattizza­tore, il sosia di Walter E. Kurtz di Apocalypse Now e molti altri) vedono la luce all’indomani del primo aprile 2014, quando in un capanón di Casale di Scodosia viene rinvenuto un Tanko, una macchina movimento terra blindata, con un piccolo cannone in torretta». Ma Pennacchi si muove con sensibilit­à anche sul terreno drammatico, come ha fatto con successo con Da qui alla luna, la pièce dedicata alla tempesta Vaia, che nell’ottobre 2018 ha abbattuto nel Nordest milioni di alberi e le cui ferite sono ancora aperte.

Al suo fianco sul palco l’inseparabi­le musicista Giorgio Gobbo. Con lui l’attore ha di recente portato in tournée la sua ultima creazione, Mio padre: appunti sulla guerra civile, per il quale il chitarrist­a ha creato un nuovo repertorio di canzoni degli anni Quaranta, canti partigiani e musica contempora­nea. «Da qui, dall’epopea partigiana, sono partito – aggiunge Pennacchi – per accostarmi al poema epico per eccellenza, l’iliade. Sto lavorando a una versione che sarà trasmessa in streaming tra un paio di settimane dal Teatro Stabile del Veneto. Ci saranno come sempre le musiche di Giorgio e questa volta le illustrazi­oni di Vittorio Bustaffa. Per il cinema, invece, ho in cantiere un progetto con Andrea Segre per un film ambientato a Venezia, per raccontare questa città bella e fragile».

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