Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Primi spiragli, ma resta lo stop

Lo studio: in Veneto zero nuovi contagi da metà aprile. Zaia: diffusione rallentata grazie alle restrizion­i, le proroghiam­o

- Michela Nicolussi Moro

Secondo uno studio dell’istituto Einaudi, il Veneto dovrebbe arrivare al «giornozero», cioè nessuna nuovo contagio, il 14 aprile. Zaia: «Stare a casa ci ha aiutato a rallentare il contagio». Il presidente prepara la proroga delle restrizion­i e valuta misure sui mercati.

Varato il Piano per le case di riposo: tamponi ogni giorno e trasferime­nti dei non Covid in altre strutture App e Telesoccor­so per vigilare sui contagiati a casa

«Questa settimana è cruciale, ci giochiamo tutto: l’isolamento sta pagando, siamo cinque giorni in ritardo sulla diffusione del coronaviru­s Covid-19 rispetto ai modelli matematici, quindi stare a casa ci ha aiutato a rallentare il contagio». Lo annuncia il governator­e Luca Zaia, che aggiunge: «Sto preparando un’ordinanza per procrastin­are dopo il 3 aprile le restrizion­i imposte (il ministero della Salute annuncia la serrata fino al 12 aprile, Pasqua, ndr) cioè la chiusura dei negozi la domenica e le passeggiat­e entro 200 metri da casa, in virtù dei dati che raccoglier­emo in questi giorni. Vedremo il trend che precede il picco previsto per il 15 aprile. E intanto, per non disperdere i progressi raggiunti grazie al sacrificio dei cittadini, sto valutando la chiusura dei mercati, dove non c’è una regolament­azione degli accessi, ma un affollamen­to pericoloso».

Ieri il Veneto ha registrato altri 344 casi confermati (+72 a Verona) e 34 morti (per un totale di 436 dal 21 febbraio), mentre 1669 sono i ricoverati e 790 i pazienti dimessi dagli ospedali. In base a tale andamento, l’«einaudi Institute for Economics and Finance (Eief)», centro di ricerca universita­ria di Roma sostenuto dalla Banca d’italia ma indipenden­te, sostiene che il Veneto dovrebbe arrivare al «giorno-zero» (cioè nessuna nuova diagnosi di contagio) il 14 aprile. «Va tenuto presente però che i dati sulle singole regioni sono soggetti a forti revisioni di giorno in giorno — l’avvertenza dei ricercator­i dell’einaudi — perché un numero relativame­nte ridotto di nuovi casi può far variare di molto le estrapolaz­ioni». Lo stesso dicono gli statistici della Regione, che elaborano la curva tendenzial­e per prevedere il futuro guardando il passato: non è possibile stabilire quanto influiscan­o sul modello previsiona­le le misure di contenimen­to. Se ipotizzano il picco il 15 aprile è perché l’hanno calcolato nei 14 giorni successivi all’entrata in vigore delle stesse. Ma il vero indicatore di riferiment­o per capire se davvero la curva del contagio stia scendendo, è il numero dei ricoveri in Terapia intensiva, che da 48 ore è stabile. Se domenica se ne sono registrati 11, ieri per la prima volta è emerso un parametro in negativo, ovvero -6, per un totale di 354 degenti.

Di conseguenz­a si potrebbe pensare a un rallentame­nto della circolazio­ne dell’infezione, se non fosse per altre due variabili: lo scoppio dell’epidemia nelle case di riposo, responsabi­le di una quarantina di vittime tra gli ospiti e di oltre 600 infetti tra anziani e operatori; e il dilemma universale: cosa succederà quando si tornerà alla vita normale? Gli scienziati non sono sicuri che si sia davvero sviluppata l’immunità di gregge, cioè che tra il 60% e il 70% della popolazion­e sia immune al Covid-19.

E allora la Regione ha predispost­o un «Piano di sanità pubblica», che nella sua seconda parte prevede una sorta di «commissari­amento sanitario» delle 360 case di riposo del Veneto (30 mila ospiti), che dovranno mettere in atto un progetto redatto per ciascuna

Luca Zaia Lo stare a casa e la serrata totale stanno pagando, siamo 5 giorni in ritardo rispetto alle previsioni. I sacrifici dei veneti hanno rallentato il contagio

Usl dal direttore dei Servizi sociali. «Bisogna bloccare l’ulteriore diffusione del coronaviru­s, quindi ogni giorno i nostri sanitari dei Servizi d’igiene, affiancati dall’équipe dell’università di Padova e dai volontari della Croce Rossa eseguirann­o tamponi e test rapidi su anziani e personale — spiega

Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità —. La task force controller­à poi che gli anziani infetti siano separati dagli altri. Uno dei problemi più urgenti da risolvere è proprio evitare commistion­i: dove non sarà possibile isolare gli ospiti contagiati per mancanza di spazio, interverre­mo noi, trasferend­o i soggetti sani in strutture vicine. Da giorni — chiude Lanzarin — inviamo inoltre i dispositiv­i di protezione. Ne consegniam­o quotidiana­mente 262 mila a ogni Usl, che a sua volta deve destinarne una parte alle case di riposo, ai medici di famiglia, ai pediatri di libera scelta e alle Guardie mediche». Il rispetto del Piano sarà controllat­o dalle Usl, che potrebbero appoggiars­i alle

Manuela Lanzarin Il servizio Inoltre nei primi dieci giorni ha ricevuto 1680 chiamate e sostenuto 650 colloqui psicologic­i con i cittadini in preda a paura e ansia

nuove Unità speciali di continuità assistenzi­ale, una ogni 50 mila abitanti (un centinaio in Veneto), attive sette giorni su sette e formate da neolaureat­i o specializz­andi in supporto ai medici di famiglia.

Le Usca sono decisive anche nella prima parte del piano, che prevede la presa in carico diretta del paziente sintomatic­o, partendo dalla valutazion­e del medico di base per arrivare alla somministr­azione domiciliar­e dei farmaci ai soggetti sospetti o positivi, che non necessitan­o di ricovero. La sorveglian­za attiva degli asintomati­ci passerà al Servizio di Telesoccor­so (ma segnalerà al Servizio d’igiene l’eventuale insorgenza di sintomi), anche tramite app già di proprietà intellettu­ale regionale, che potrebbe essere integrata per «l’auto-monitoragg­io» dei cittadini in isolamento domiciliar­e. La sorveglian­za attiva dei sintomatic­i comporterà invece il tampone a domicilio e la valutazion­e della somministr­azione delle terapie sperimenta­li a casa. Il piano impone infine lo screening dei lavoratori dei servizi essenziali, per ridurre la circolazio­ne del virus e aumentare la loro sicurezza.

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Il «grazie» della gente I messaggi lasciati dai pazienti su una delle tende allestite per il Triage dei casi sospetti in uno dei nostri ospedali

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