Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Primi spiragli, ma resta lo stop
Lo studio: in Veneto zero nuovi contagi da metà aprile. Zaia: diffusione rallentata grazie alle restrizioni, le proroghiamo
Secondo uno studio dell’istituto Einaudi, il Veneto dovrebbe arrivare al «giornozero», cioè nessuna nuovo contagio, il 14 aprile. Zaia: «Stare a casa ci ha aiutato a rallentare il contagio». Il presidente prepara la proroga delle restrizioni e valuta misure sui mercati.
Varato il Piano per le case di riposo: tamponi ogni giorno e trasferimenti dei non Covid in altre strutture App e Telesoccorso per vigilare sui contagiati a casa
«Questa settimana è cruciale, ci giochiamo tutto: l’isolamento sta pagando, siamo cinque giorni in ritardo sulla diffusione del coronavirus Covid-19 rispetto ai modelli matematici, quindi stare a casa ci ha aiutato a rallentare il contagio». Lo annuncia il governatore Luca Zaia, che aggiunge: «Sto preparando un’ordinanza per procrastinare dopo il 3 aprile le restrizioni imposte (il ministero della Salute annuncia la serrata fino al 12 aprile, Pasqua, ndr) cioè la chiusura dei negozi la domenica e le passeggiate entro 200 metri da casa, in virtù dei dati che raccoglieremo in questi giorni. Vedremo il trend che precede il picco previsto per il 15 aprile. E intanto, per non disperdere i progressi raggiunti grazie al sacrificio dei cittadini, sto valutando la chiusura dei mercati, dove non c’è una regolamentazione degli accessi, ma un affollamento pericoloso».
Ieri il Veneto ha registrato altri 344 casi confermati (+72 a Verona) e 34 morti (per un totale di 436 dal 21 febbraio), mentre 1669 sono i ricoverati e 790 i pazienti dimessi dagli ospedali. In base a tale andamento, l’«einaudi Institute for Economics and Finance (Eief)», centro di ricerca universitaria di Roma sostenuto dalla Banca d’italia ma indipendente, sostiene che il Veneto dovrebbe arrivare al «giorno-zero» (cioè nessuna nuova diagnosi di contagio) il 14 aprile. «Va tenuto presente però che i dati sulle singole regioni sono soggetti a forti revisioni di giorno in giorno — l’avvertenza dei ricercatori dell’einaudi — perché un numero relativamente ridotto di nuovi casi può far variare di molto le estrapolazioni». Lo stesso dicono gli statistici della Regione, che elaborano la curva tendenziale per prevedere il futuro guardando il passato: non è possibile stabilire quanto influiscano sul modello previsionale le misure di contenimento. Se ipotizzano il picco il 15 aprile è perché l’hanno calcolato nei 14 giorni successivi all’entrata in vigore delle stesse. Ma il vero indicatore di riferimento per capire se davvero la curva del contagio stia scendendo, è il numero dei ricoveri in Terapia intensiva, che da 48 ore è stabile. Se domenica se ne sono registrati 11, ieri per la prima volta è emerso un parametro in negativo, ovvero -6, per un totale di 354 degenti.
Di conseguenza si potrebbe pensare a un rallentamento della circolazione dell’infezione, se non fosse per altre due variabili: lo scoppio dell’epidemia nelle case di riposo, responsabile di una quarantina di vittime tra gli ospiti e di oltre 600 infetti tra anziani e operatori; e il dilemma universale: cosa succederà quando si tornerà alla vita normale? Gli scienziati non sono sicuri che si sia davvero sviluppata l’immunità di gregge, cioè che tra il 60% e il 70% della popolazione sia immune al Covid-19.
E allora la Regione ha predisposto un «Piano di sanità pubblica», che nella sua seconda parte prevede una sorta di «commissariamento sanitario» delle 360 case di riposo del Veneto (30 mila ospiti), che dovranno mettere in atto un progetto redatto per ciascuna
Luca Zaia Lo stare a casa e la serrata totale stanno pagando, siamo 5 giorni in ritardo rispetto alle previsioni. I sacrifici dei veneti hanno rallentato il contagio
Usl dal direttore dei Servizi sociali. «Bisogna bloccare l’ulteriore diffusione del coronavirus, quindi ogni giorno i nostri sanitari dei Servizi d’igiene, affiancati dall’équipe dell’università di Padova e dai volontari della Croce Rossa eseguiranno tamponi e test rapidi su anziani e personale — spiega
Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità —. La task force controllerà poi che gli anziani infetti siano separati dagli altri. Uno dei problemi più urgenti da risolvere è proprio evitare commistioni: dove non sarà possibile isolare gli ospiti contagiati per mancanza di spazio, interverremo noi, trasferendo i soggetti sani in strutture vicine. Da giorni — chiude Lanzarin — inviamo inoltre i dispositivi di protezione. Ne consegniamo quotidianamente 262 mila a ogni Usl, che a sua volta deve destinarne una parte alle case di riposo, ai medici di famiglia, ai pediatri di libera scelta e alle Guardie mediche». Il rispetto del Piano sarà controllato dalle Usl, che potrebbero appoggiarsi alle
Manuela Lanzarin Il servizio Inoltre nei primi dieci giorni ha ricevuto 1680 chiamate e sostenuto 650 colloqui psicologici con i cittadini in preda a paura e ansia
nuove Unità speciali di continuità assistenziale, una ogni 50 mila abitanti (un centinaio in Veneto), attive sette giorni su sette e formate da neolaureati o specializzandi in supporto ai medici di famiglia.
Le Usca sono decisive anche nella prima parte del piano, che prevede la presa in carico diretta del paziente sintomatico, partendo dalla valutazione del medico di base per arrivare alla somministrazione domiciliare dei farmaci ai soggetti sospetti o positivi, che non necessitano di ricovero. La sorveglianza attiva degli asintomatici passerà al Servizio di Telesoccorso (ma segnalerà al Servizio d’igiene l’eventuale insorgenza di sintomi), anche tramite app già di proprietà intellettuale regionale, che potrebbe essere integrata per «l’auto-monitoraggio» dei cittadini in isolamento domiciliare. La sorveglianza attiva dei sintomatici comporterà invece il tampone a domicilio e la valutazione della somministrazione delle terapie sperimentali a casa. Il piano impone infine lo screening dei lavoratori dei servizi essenziali, per ridurre la circolazione del virus e aumentare la loro sicurezza.