Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Operai stranieri in fuga dopo i bengalesi i romeni Voli quotidiani da Venezia
Braccianti agricoli, manovali, impiegati nei cantieri edili. Il contro esodo dei lavoratori stranieri che, senza lavoro, tornano in patria
I primi a partire sono stati i bengalesi con i voli della Emirates (una delle ultime compagnie a sospendere i collegamenti con l’italia) in partenza da Venezia per Dubai (città da cui poi si può partire con destinazione Dacca). Poi è toccato ai cittadini romeni che continuano a lasciare il Veneto, con voli charter, per tornare a casa dalle famiglie. Ne sanno qualcosa all’aeroporto Marco Polo che da metà marzo vedono quasi ogni giorno partire un volo speciale per la Romania, sono quasi un migliaio i passaggeri imbarcati in meno di due settimane. Si tratta per la maggior parte di persone che lavorano nei settori del turismo, agricoltura o edilizia: con gli alberghi chiusi, locali fermi, cantieri bloccati i primi a perdere il posto sono quelli che hanno un contratto a tempo. E senza lavoro meglio tornare a casa che indebitarsi.
Del resto i consolati di molti Paesi che in Italia hanno diverse comunità di residenti, sono stati presi d’assalto da quando l’epidemia da Covid19 ha iniziato a mettere in sofferenza il nostro territorio e portato alla chiusura delle fabbriche per ridurre il contagio. Da una parte l’assenza del lavoro, dall’altra la speranza che nella città natale il virus sia meno presente ha portato ad una corsa contro il tempo prima che i collegamenti fossero fermati. In Veneto sono oltre cinquecentomila gli immigrati residenti (dopo un calo tra il 2013 e il 2016 che li aveva portati a 485 mila), soprattutto provenienti dalla Romania (rappresentano un quarto della popolazione straniera presente). Poi ci sono i cittadini del Marocco (9,1 per cento), Cina (7,1), Albania (6,7) e Moldavia (6,7). Una presenza importante se la Fondazione Moressa in n una sua analisi ha stimato l’impatto economico quasi a due cifre: i regolari producono infatti il 9,8 per cento del Pil veneto (il 9 in Italia), ma rimangono relegati nelle professioni di basso livello: «Per questo, la concorrenza con gli italiani è piuttosto bassa, ma anche la produttività e l’impatto fiscale». Gli occupati sono 238 mila: lavorano soprattutto in servizi collettivi (34%), alberghi e ristoranti (20), costruzioni (17,4), trasporto e magazzinaggio (14,9), manifattura (11,3) e agricoltura (8,1).
Non è un caso infatti che
Coldiretti e Cia abbiano lanciato l’allarme per la fuga di braccianti stranieri e problemi ulteriori in vista per l’agricoltura italiana. «Non si trova più manodopera per i raccolti — commentava il responsabile dell’area sud dell provincia di Venezia Mauro Mantovan — I nostri giovani non vogliono lavorare negli orti e quindi si è dovuto ripiegare sulla manodopera straniera». Ma molti hanno fatto le valigie, temendo di non poter più tornare alle loro case, viste le restrizioni imposte dai loro governi, dalla Romania alla Polonia alla Bulgaria (in Italia nell’agricoltura lavorano ogni anno 370mila stranieri).
Qualcuno è partito anche per l’africa anche se la speranza di lasciare l’italia doveva fare i conti con il portafoglio e il costo del biglietto elevato. ecco che le partenze per Casablanca o Il Cairo sono state minime. C’è poi un problema relativo a pullman, con cittadini sloveni, moldavi e ucraini che, meno vistosi degli aerei, hanno però contribuito a portare alla città d’origine molti cittadini. Anche qui non sono mancate le difficoltà come per dei bus ucraini bloccati alla frontiera con la Slovenia: il governo di Lubiana ha bloccato loro l’accesso, pregandoli di tornare indietro.