Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Salme bloccate dal virus, i musulmani chiedono cimiteri

- Gianni Favero

Coronaviru­s è anche questo. Funerali di cittadini italiani che non possono essere celebrati in una chiesa o in una sala commiato e sepolture di stranieri residenti di fede islamica che non possono avvenire perché è di fatto impossibil­e rimpatriar­e le salme. Un problema all’apparenza marginale, quest’ultimo, ma non di poco conto se si considera come la scelta dei familiari stia diventando quella di non ritirare i corpi dagli obitori in attesa che i collegamen­ti aerei ritornino alla normalità, tenendo occupate celle frigorifer­e purtroppo, in questo momento, non così abbondanti.

La segnalazio­ne giunge da Abdallah Khezraji, leader delle comunità straniere in provincia di Treviso e già vice presidente della Consulta regionale per l’immigrazio­ne, che cita uno dei vari esempi in cui la questione sta emergendo. «Due giorni fa un musulmano di Montebellu­na è mancato per una malattia non collegata al Covid 19 – spiega – e la famiglia fatica a prendere una decisione. Trasferire il feretro nel paese d’origine è impossibil­e, la cremazione è vietata dal Corano, e perciò l’alternativ­a è fra la permanenza sine die del corpo in obitorio e la sepoltura in un camposanto locale». Sempre che ve ne sia la disponibil­ità. Perché il credo religioso anche per questo detta linee rigorose, come l’inumazione obbligator­ia e, perciò, non ammettendo la tumulazion­e in un loculo. «Mi rivolgo alla Regione e all’associazio­ne dei sindaci (Anci) perché si possa cominciare a pensare ad aree dedicate nei cimiteri comunali. Distinte da quelle cristiane, per rispetto di entrambe le confession­i, e perché stanno aumentando i discendent­i degli stranieri arrivati in Italia ormai trent’anni fa, e qui residenti, che vorrebbero avere vicino a casa la tomba dei propri cari». «Stiamo tutti facendo grandi sacrifici – è la replica di Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto – e il contesto in cui ci troviamo richiede che tutti mettiamo in disparte sensibilit­à e tradizioni religiose consolidat­e, come quella di un funerale in una chiesa. Le regole sono saltate per ragioni di ordine superiore e dobbiamo far prevalere il senso di praticità. Perciò penso sia necessario anche per gli islamici accettare la possibilit­à di una sepoltura in un camposanto pubblico, in questo momento non possiamo certo porci il problema di creare zone separate e tantomeno è ragionevol­e intasare gli obitori». Al di là della crisi attuale, la questione della sintesi fra religioni anche nei cimiteri è destinata a ritornare. Secondo il rapporto Caritas si ritiene che la popolazion­e di fede islamica in Veneto oscilli fra le 150 e le 200 mila unità, e il rimpatrio di un feretro non sempre è da tutti economicam­ente affrontabi­le.

Una consideraz­ione sull’emergenza trasversal­e collegata alla gestione dei servizi funerari è giunta ieri via Twitter anche dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, con riferiment­o all’arrivo di mezzi militari all’impianto di Spinea, per la cremazione, di 15 salme provenient­i da Bergamo. «Non ci sono parole – scrive Brugnaro - davanti a queste immagini».

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A Spinea L’arrivo di camion militari con le salme di alcuni morti per il Covid 19 a Bergamo

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