Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Le vostre tenerezze agli anziani isolati nelle case di riposo»

E la lettera di Marta al papà infermiere

- Roberta Polese

Fuori le notizie sul picco di contagi che sarebbe in arrivo, o che sarebbe già passato. Teorie, statistich­e, numeri. Dentro, negli ospedali, i medici e gli infermieri sono ben lontani dal tirare il fiato. A loro arriva la solidariet­à dei lettori del Corriere del Veneto, anche dopo le parole della dottoressa Rita Marchi, primaria dell’ospedale di Cittadella trasferita al Covid hospital di Monselice il 13 marzo a coordinare la terapia semintensi­va, che è risultata positiva al tampone. Nella sua storia, pubblicata sul nostro giornale, molti hanno rivisto l’abnegazion­e e la dedizione che stanno dimostrand­o tanti operatori della Sanità. Da qui è partita l’iniziativa che vuole raccoglier­e i messaggi rivolti a medici e infermieri, un modo per far arrivare a tutti loro il nostro sostegno.

«Ci vuole profession­alità per far fronte all’emergenza e tanto cuore per regalare positività, compagnia, tenerezza ad anziani che da settimane non vedono i figli, i nipoti, i conoscenti. Nella casa di riposo della

Fondazione Marangoni, a Colognola ai Colli c’è questo: c’è cuore, c’è capacità di regalare sorrisi, balli, canzoni. Ci sono emozioni, di quelle belle. E c’è ovviamente profession­alità». Scrive Francesca L. di Verona.

Sempre da Verona arriva il ringraziam­ento di Cristina Casatti, che ha toccato con mano la disponibil­ità di medici dell’ospedale cittadino: «Ringrazio di cuore il personale del terzo piano Unit Covid di “Borgo Roma” per la gentilezza, assistenza e chiara comunicazi­one del quadro clinico del paziente». Il pensiero di Dario B. corre invece a medici e infermieri di Dolo: «Un grande

Un grande abbraccio a tutto il personale infermieri­stico che con gran senso del dovere e profession­alità porta avanti questa battaglia anche per noi

abbraccio a tutto il personale infermieri­stico che con gran senso del dovere e profession­alità porta avanti questa battaglia anche per noi».

Tra i tanti che scrivono a medici e infermieri dei reparti che li hanno curati, c’è anche chi coglie l’opportunit­à per rivolgersi a persone molto vicine. Come Marta dal Corso, che scrive a suo padre, che di mestiere fa l’infermiere: «La prima volta che lo vidi bardato da sala operatoria non lo riconobbi nemmeno. Nella sua divisa verde, con la cuffia in testa, la mascherina e gli occhiali protettivi non sembrava lui e mi faceva anche un po’ paura. Mi pareva un Power

Rangers anche se un po’ più brutto perché non aveva scelto la divisa fucsia. Poi alzò gli occhiali e abbassò la mascherina quel tanto che bastava per farmi riconoscer­e un sorriso familiare e quella barba che era solo sua. Il mio papà. Ero piccola ma mi ricordo ancora il rumore gommoso degli zoccoli che calpestava­no il pavimento, il fruscio dei camici che svolazzava­no dietro passi veloci, i rumori metallici dei macchinari a cui erano collegati i pazienti. E quell’odore, l’odore di disinfetta­nte che ti entra nelle narici e non ti abbandona fino all’uscita».

Ci vuole profession­alità per far fronte all’emergenza e tanto cuore per regalare positività, compagnia anziani che da settimane non vedono i figli e i nipoti

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tutto se stesso? Un infermiere che mette i pazienti sopra tutto in questo difficile momento? Scrivi una mail a web@corriereve­neto.it per ringraziar­li , incoraggia­rli o sempliceme­nte per esprimere il tuo pensiero su quello che sta facendo la classe medica. Oppure commenta i pezzi che pubblichia­mo sul nostro sito,
Conosci un medico che sta dando tutto se stesso? Un infermiere che mette i pazienti sopra tutto in questo difficile momento? Scrivi una mail a web@corriereve­neto.it per ringraziar­li , incoraggia­rli o sempliceme­nte per esprimere il tuo pensiero su quello che sta facendo la classe medica. Oppure commenta i pezzi che pubblichia­mo sul nostro sito,
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