Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Virus, giorno di (quasi) tregua ma l’allarme non si spegne nei centri anziani: 357 positivi
Una vittima in Azienda ospedaliera. Resta contenuto il trend totale degli infettati
Calano i morti e l’aumento dei contagi resta contenuto. L’ultima fotografia dell’emergenza coronavirus sembra incoraggiante e, anche se nessuno osa cantare vittoria, la luce in fondo al tunnel sembra essersi davvero accesa. La giornata di ieri ha segnato un trend confortante per il padovano. I dati aggiornati alle 17 dicono che i nuovi positivi in 24 ore sono stati 109 per un totale di 2.227 da inizio emergenza e che una sola persona è deceduta. È stato anche fornito il numero dei negativizzati: si tratta di tutti quei soggetti positivi, 122 tra asintomatici e non, che dopo le cure o la quarantena sono risultati negativi. Tirano quindi una boccata d’ossigeno anche le case di riposo, potenziali bombe a orologeria che nei giorni scorsi hanno pagato il tributo di vittime più grande.
Ieri il direttore generale dell’ulss 6 Domenico Scibetta, insieme al direttore generale dei servizi socio sanitari Paolo Fortuna, ha fatto un bilancio sulle strutture del territorio e sulle future azioni di contenimento. «In provincia ce ne sono 37 che contano un complessivo di 4.300 ospiti. All’interno lavorano circa 3200 operatori. La campagna di tamponi è partita sin dal primo momento per individuare i potenziali cluster». I complessi maggiormente attenzionati restano quattro: la Scarmignan di Merlara (22 morti), il Centro Servizi per Anziani di Monselice (almeno 14 morti), la Residenza al Parco di Galzignano e l’ira in città. A ieri tra tutte e 37 le strutture erano stati eseguiti 2.803 tamponi: 272 sono gli ospiti positivi e 85 gli operatori (totale: 357), un dato che si avvicina al 13% dei sottoposti a test. Oltre alla distribuzione dei dispositivi di protezione, da lunedì è stato attivato un «nucleo permanente di operatori costituito da medici, igienisti e assistenti sanitari che operino a supporto nelle case di riposo. Insieme ai responsabili di ogni singolo plesso potranno dare suggerimenti e collaborare sulla valutazione del rischio», ha spiegato Scibetta. «Il 30% dei pazienti positivi è stato ricoverato in ospedale - ha chiarito Fortuna - abbiamo cercato di seguire un modello di isolamento simile a quello delle camere stagne dei sottomarini. Tutti gli anziani positivi sono stati trasferiti in aree diverse rispetto a quelli sani. Quando si liberano posti letto, i nuovi ospiti vengono subito tamponati e, anche se negativi, restano in una zona isolata per 14 giorni». Scibetta ha poi sottolineato come «il distanziamento sociale resti fondamentale e per questo non sia possibile fare visita ai degenti». In serata è arrivato anche il dato aggiornato sulla residenza di Galzignano: 44 gli ospiti positivi di cui otto ricoverati in ospedale a Schiavonia e altrettanti operatori contagiati.
Il capitolo dei morti ieri ha subito un brusco (e assai gradito) stop. Le generalità dell’unica persona deceduta in azienda ospedaliera non sono state rese note (risiede in provincia) ma intanto è emerso come Grantorto debba piangere un’altra vittima del Covid-19. È mancato lunedì Luigi Dal Maso, di 76 anni, che era stato trasferito in ospedale a Padova. Per il paese dell’alta si tratta del secondo morto dopo Mansueto Miazzo, sessantottenne deceduto lo scorso 6 marzo, e seconda vittima in assoluto in provincia dopo Adriano Trevisan. Dal Maso, che aveva lavorato come artigiano in una ditta del settore edile, lascia la compagna e due figli.
Infine, il fronte della risposta istituzionale e sanitaria all’epidemia. L’azienda ospedaliera ha disposto l’assunzione di cinque medici: tre a tempo indeterminato nell’unità complessa di Malattie infettive e tropicali, reclutati sulla base di una graduatoria fornita dall’azienda ospedaliera di Modena, e due per sei mesi nell’unità complessa di Microbiologia e virologia, selezionati tramite concorso dall’azienda Zero. Per far fronte alla «grave situazione di criticità connessa al numero insufficiente di risorse in organico», l’unità di Malattie infettive e tropicali ha arruolato anche una professionista del settore con contratto di collaborazione. Intanto continua lo stallo sulle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) che dovranno verificare i positivi a domicilio: i 38 medici selezionati dall’usl chiedono più chiarezza sui compiti da svolgere e non hanno ancora firmato il contratto.