Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
SANITÀ, L’AZIENDALISMO MIOPE
Si è riacceso il dibattito sulla organizzazione centrale o regionale della Sanità italiana, e io dico per fortuna si è riacceso. Purtroppo questo dibattito ha preso di mira l’obiettivo sbagliato.
La questione non consiste tanto nella dimensione territoriale del Servizio Sanitario, quanto nella sua organizzazione aziendale.
Dando per scontata una organizzazione territoriale della Sanità (io per esempio sono a favore di una dimensione provinciale che elimini la strozzatura regionale), il vero problema è di sgombrare il terreno dalle macerie che trent’anni di aziendalismo sanitario hanno prodotto.
Trent’anni di miopia che hanno considerato la Sanità un costo da comprimere e non una spesa per investimento e che hanno trasformato le persone malate in clienti cui vendere una prestazione sanitaria come se fosse una scatoletta di tonnoper di più appioppandogli un ticket come se non pagasse già il servizio con le proprie tasse. Trent’anni di sedicente, e insopportabile management sanitario con tutte le energie focalizzate sulla compressione dei costi e non sulla necessità di curare al meglio i pazienti. Trent’anni di estenuante produzione di regole e protocolli operativi che hanno relegato i medici al ruolo di burocrati e applicatori di procedure.
Salvo poi scoprire che i medici italiani sanno curare con grande impegno , come dimostra la recente epidemia, nonostante il trentennio di restrizioni numeriche ed economiche.
Trent’anni di tagli continui di posti letto, chiusure di ospedali, accorpamenti di servizi e di specialità, centralizzazione delle urgenze, logica dello spostamento dei malati e non del servizio, per scoprire infine che in certe situazione è meglio non ricoverare ma curare a casa oppure in strutture intermedie riaperte in tutta fretta. Ancora Azienda sanitaria?
In una fase nella quale persino i meccanismi della produzione capitalista vengono messi in discussione e si riflette sulla necessità di modificare l’assetto economico e sociale dei processi di produzione e di accumulo finanziario, lasciare intonsa la dimensione aziendale nella produzione della Salute sarebbe davvero imperdonabile.
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La riforma
Il nodo non è tanto la dimensione territoriale del Servizio Sanitario, quanto nella sua organizzazione
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Le risorse Trent’anni di tagli continui di posti letto, chiusure di ospedali, accorpamenti di servizi e di specialità