Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
IL NUOVO TEMPO DELLE COMPETENZE
«Nulla sarà come prima…». Lo sentiamo dappertutto, ce lo diciamo tutti. Che poi, in cuor nostro, ci crediamo davvero: non lo so. So che una delle frasi che han fatto l’italia, che dicono come siamo nel profondo e davvero, suona così: «Cambiare tutto, per non cambiare nulla». Non era comunque il migliore dei mondi possibili, quello di prima. Per esempio: tutti erano «imparati» e davano lezioni ai prof che «non capivano» i loro figli, ai medici che ordinavano i vaccini, ai politici che non capivano mai niente. Il mondo era così, di qua e di là dell’atlantico. Un libro, uscito due anni fa, (Nichols: La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi della democrazia) raccontava come nessuno voleva più fare il medico negli Usa: troppo cara l’assicurazione per coprirsi le spalle con i pazienti. E che le prestigiosissime e privatissime università di Harward, Yale e Princeton largheggiavano con il voto A, il massimo. Così i ragazzi erano tranquilli, le famiglie non protestavano più e pagavano contente. Oggi vediamo cosa vuol dire avere bravi medici ed infermieri. E vediamo che maestri e prof si sono fatti persino on-line, prima ancora che qualcuno lo chiedesse.continua
Ma non basta dire: «bene, bravi, grazie». Bisognerebbe, se nulla sarà come prima, che la finissimo di fare parti uguali tra diseguali. Che posti e soldi andassero innanzitutto e per lo più a chi ha competenze. Che, fatto salvo un robusto pavimento per tutti, funzionassero davvero gli ascensori sociali. Bisognerebbe riprendere in mano contratti e leggi, salari e fisco. Mica poco, ma allora sì che nulla sarà come prima. La cosa poi non riguarda solo le sponde dell’atlantico o del Mediterraneo. Riguarda anche le terre tra Mincio e Tagliamento, il Veneto. Dove, se ce la caveremo meglio di altri, è forse anche perché abbiamo più competenze che in Lombardia tra i medici di base e negli ospedali pubblici. Ma dal Veneto abbiamo anche una fuga imponente di giovani diplomati e laureati, cioè delle migliori competenze. E dove, poi, sappiamo per filo e per segno quanti posti di lavoro abbiamo, creiamo o perdiamo, a tempo indeterminato o determinato, full o part time, divisi per età, anzianità, territorio e settore. Ma, per parlare di competenze, dobbiamo affidarci alle stime di
Excelsior che ci segnalano solo quelle che mancano. Abbiamo così appreso che non mancano solo le competenze speciali e specialissime. Ma stanno mancando anche le competenze medie. Per esempio: non solo le competenze dello stampista specializzato, ma anche del tornitore qualificato. Non era, non è, il migliore dei mondi possibili. E infatti l’emilia Romagna ci aveva portato via il secondo posto nelle esportazioni, assieme ad una bella quota di nostri laureati. Come si vede, non andava già bene. Non era il migliore dei mondi possibili. Ma perché non sia «la fine del mondo», sarebbe il caso di cambiare direzione e marcia. In questa emergenza abbiamo scoperto quanto valgano le competenze. Siccome anche dopo sarà emergenza, teniamo bene a mente la parola «competenze». E quando conosceremo, riconosceremo e ripagheremo le competenze, se non sarà un altro mondo, sarà almeno un’altro Veneto e un’altra Italia.