Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Alla Pro-gest otto ore di sciopero I sindacati: «La Cig non serviva» Patron Zago: «Stop senza ragioni»
Cassa integrazione in un’azienda in cui le ripercussioni della crisi coronavirus sembrano meno impattanti rispetto a molte altre di altri settori, oltretutto con la richiesta di pagamento diretto degli assegni da parte dell’inps, senza disponibilità ad anticipare gli importi. Abbastanza, per i sindacati, per proclamare, ieri, uno sciopero unitario di otto ore in tutti i 25 impianti delle sette regioni in cui opera il gruppo. Accade alla Pro-gest, colosso cartario di Istrana,treviso, che fa capo a Bruno Zago: mille dipendenti per realizzare decine di prodotti, dagli imballaggi ai contenitori alimentari, alla carta igienica. Asset che, fanno notare le sigle sindacali, possono compensarsi a vicenda: al calo di alcuni si contrappone la forte richiesta per altri. Per Nicola Atalmi, segretario della Slc Cgil di Treviso, «la circostanza riflette una cosa soltanto, cioè che esiste un tipo di imprenditoria nordestina irresponsabile dal punto di vista sociale». «A questo quadro, già di per sé sufficiente a giustificare una mobilitazione, poiché l’azienda rifiuta di rivedere la sua posizione – si legge in una nota della Cgil di Lucca, competente per due impianti in Toscana - si aggiunge anche la difficile gestione dei rapporti sindacali», che neppure l’emergenza sanitaria ha migliorato. In ambito Pro-gest - sostengono i rappresentanti dei lavoratori - l’adozione delle misure di sicurezza previste nel protocollo sindacati-aziende «ha incontrato molte difficoltà, determinate da un approccio del tutto inadeguato alla gravità della situazione». La correzione di rotta c’è stata, ma restano «frequenti attriti». Circa la protesta di ieri, il patron del gruppo, Bruno Zago, dice di «non averne compreso le ragioni. In ogni caso l’adesione è stata marginale e l’attività lavorativa è stata garantita grazie ad oltre l’85% dei dipendenti regolamenti presenti».