Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Coronavirus, sempre più guariti ma altre tre vittime in provincia Ed è stallo per le «Unità speciali»
Casa di riposo di Lozzo Atestino, primo decesso. Medici nelle case dei malati, servizio al palo
Cala costantemente la pressione sulle terapie intensive ma cresce inesorabile il numero dei morti. La provincia di Padova continua a detenere il poco invidiabile scettro di territorio più «contagiato» del Veneto coi casi di positività che alle 17 di ieri erano saliti a 3086 compresi quelli nel cluster di Vo’. Di questi, 390 si sono negativizzati con un indice in continua crescita e che fa ben sperare. Nelle ultime 24 ore i decessi sono stati tre: per la prima volta ha subito un lutto la casa di riposo di Lozzo Atestino, mentre due persone sono morte in Azienda Ospedaliera.
Il dato confortante riguarda i dimessi dalle strutture di degenza. Tra l’ospedale di Padova, quello di Schiavonia e quello di Camposampiero sono 14 i pazienti guariti e che sono potuti tornare a casa tra la mattina e il pomeriggio di ieri. Dei 131 ricoverati in Azienda Ospedaliera diciotto sono ancora in rianimazione mentre nel Covid-hospital della Bassa si contano 137 pazienti di cui 120 in area non critica (+8 solo ieri pomeriggio) e 17 nel reparto di terapia intensiva. Per quanto riguarda i decessi, ieri è mancata ieri Liliana Badan, classe 1942, che da qualche anno era ospite nella casa di riposo Le Rose di Lozzo Atestino. La donna, che aveva sempre vissuto a Padova e lavorato come segretaria, era stata ricoverata a Camposampiero il 27 marzo per problemi all’anca e ha quasi sicuramente contratto il Covid fuori dalla residenza prima dell’ultimo trasferimento a Schiavonia. Nella casa di riposo infatti la situazione è sotto controllo, come spiega il sindaco Fabio Ruffin. «Dispiace per questo lutto - dice giunto peraltro inaspettatamente dato che questo pomeriggio (ieri, ndr) sono arrivati gli esiti dei tamponi che hanno dato tutti esito negativo per gli oltre 100 ospiti». Le case di riposo continuano a essere monitorate visto che sono tra le situazioni più ad alto rischio e considerato l’enorme tributo di morti che hanno pagato. Per quelle di Monselice, Merlara, Galzignano e l’ira di Padova ieri è stata una giornata di tregua e senza morti. Situazione analoga per Cittadella, Bovolenta e Camposampiero dove il tasso di positivi preoccupa ma dove finora non si sono contati deceduti. I dati aggiornati per quelle di competenza dell’usl 6(vedi anche articolo a pagi
na 5) dicono che 25 strutture su 37 hanno avuto casi di positività. Dei 3895 ospiti 2141 sono stati tamponati e 423 sono risultati contagiati. Di questi 45 sono in ospedale. Per quanto concerne gli operatori dei 3200 almeno 150 hanno contratto il Coronavirus.
Nel frattempo prosegue lo stallo sulle «Usca», le Unità speciali di continuità assistenziale in corso di allestimento all’usl 6 per controllare a domicilio i pazienti affetti da coronavirus che non richiedono il ricovero. Il piano comunicato dalla Regione a fine marzo prevede 118 medici divisi in cinque distretti (Padova, Terme Colli, Piovese, Alta Padovana e Padova Sud); martedì l’usl ha arruolato altri 21 camici bianchi (5 a Padova, 3 a Montegrotto, 6 a Camposampiero, 3 a Este e anche i primi 4 a Piove di Sacco), facendo salire il totale dei medici reclutati su cinque sedi da 59 a 80. I controlli nelle abitazioni private, nelle case di riposo e negli ospedali di comunità avrebbero dovuto iniziare tra fine marzo e inizio aprile, ma di fatto non sono ancora cominciati. I medici delle Usca infatti non vogliono entrare in servizio senza aver prima concordato le modalità dei controlli, tanto che a Padova sono stati firmati solo 4 contratti su 29; i camici bianchi hanno chiesto all’usl di adottare un protocollo aziendale condiviso, e oggi incontreranno nuovamente la direzione per sbloccare la situazione. Secondo quanto stabilito dalla Regione, le Usca saranno attive 7 giorni su 7 dalle 8 alle 20 e dovranno coprire un bacino di 50 mila abitanti ciascuna; l’incarico prevede un compenso lordo di 40 euro all’ora e tra i medici che hanno indicato la sede di Montegrotto c’è anche l’ex ministro dell’integrazione Cècile Kyenge.
Le Usca
Reclutati 80 dottori, però manca un protocollo per definire le modalità operative