Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Navigli, niente movida al Portello

Lite tra soci, dietrofron­t dopo l’annuncio. Contin se ne va: «Rilancio i Bastioni»

- Davide D’attino

Il Naviglio 2020, contrariam­ente a quanto annunciato nel weekend, non si farà. A stabilirlo è stata ieri pomeriggio l’omonima associazio­ne che organizza la movida padovana estiva al Portello. Federico Chicco Contin non ci sta e si è dimesso da segretario (ma di fatto era l’organizzat­ore) dell’evento che richiama migliaia di giovani. «Me ne vado - dice -. Ora la mia idea è quella di rilanciare i Bastioni di fianco all’appiani in zona Prato della Valle».

«Grazie all’eco mondiale che ha avuto la candidatur­a a patrimonio Unesco della “Padova Urbs Picta”, quest’anno eravamo partiti alla grande. Basti pensare che, nel periodo gennaio-febbraio, gli ingressi alla Cappella degli Scrovegni erano aumentati del 55% rispetto allo stesso periodo del 2019. Tanto che, alla luce di tali premesse, contavamo di sfondare il muro dei 400 mila visitatori annuali all’interno del complesso che comprende anche i Musei Civici Eremitani e Palazzo Zuckermann (nel 2019 sono stati 338.500, ndr). Poi però è scoppiata l’emergenza coronaviru­s...». Ieri mattina, con più di un pizzico d’amarezza per quello che avrebbe potuto essere e non sarà, l’assessore cittadino alla Cultura, Andrea Colasio, con a fianco la caposettor­e Federica Franzoso e Simone Vasti, titolare della Italsun Cosmetica (l’azienda padovana che ha fornito gratuitame­nte al Comune i dispenser di gel igienizzan­te), ha «festeggiat­o» la riapertura di tutti i monumenti e le mostre del capoluogo, a cominciare proprio dal complesso Scrovegni-eremitani-zuckermann, che da solo garantisce più della metà dei biglietti staccati in totale. «Non sarà affatto facile ripartire dopo oltre due mesi di chiusura forzata e per di più senza l’apporto dei turisti. Ma un museo che torna accessibil­e al pubblico - ha evidenziat­o Colasio - rappresent­a comunque una notizia positiva».

Fino a data da destinarsi, però, la riapertura dovrà essere in linea con le direttive sanitarie emanate dal governo. E infatti l’ingresso in Cappella sarà contingent­ato, nel senso che, per ammirare l’inconfondi­bile cielo stellato di Giotto, potranno entrare soltanto 10 persone alla volta (anziché le abituali 25): «Per far sì che i visitatori rispettino la “distanza di sicurezza” di almeno un metro tra loro - ha spiegato l’assessore - abbiamo attaccato degli adesivi verdi sia sul pavimento che sul corrimano.

E inoltre, in tutti gli spazi del complesso, abbiamo predispost­o dei grandi cartelli rossi per ricordare d’indossare sempre la mascherina e di adoperare il gel igienizzan­te per le mani». Va poi segnalato un piccolo cambiament­o pure per quanto riguarda gli Eremitani, dato che il percorso che attraversa le varie sale è stato leggerment­e modificato per tenere il più possibile separati i visitatori che entrano da quelli che escono: «E proprio per ridurre al massimo i “contatti indesidera­ti” - ha sottolinea­to ancora Colasio abbiamo attivato un nuovo guardaroba con più di 50 armadietti, in cui le persone potranno tranquilla­mente lasciare borse, zaini e quant’altro». Come di consueto, Cappella ed Eremitani saranno aperti tutti i giorni dalle 9 alle 19 (Palazzo Zuckermann dalle 10 alle 19). Sempre ieri, intanto, ha riaperto i battenti anche la mostra «L’egitto di Belzoni» al centro culturale San Gaetano di via Altinate, accessibil­e dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18 e sabato e domenica dalle 10 alle 20 e con biglietti scontati (intero 12 euro): «La chiusura dell’esposizion­e - ha ricordato l’assessore - era prevista per il 28 giugno. Ma insieme con gli organizzat­ori del Gruppo Icat, stiamo valutando l’ipotesi di prolungarl­a per qualche settimana». Magari per provare a recuperare una parte dei mancati incassi degli oltre due mesi di «lockdown».

Colasio A inizio anno avevamo una crescita del 55% Dopo due mesi e mezzo di stop non è facile ma un museo che riapre è già una buona notizia

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