Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Noi prof vogliano certezze sul ritorno in aula a settembre
Caro direttore, siamo un gruppo di docenti del Liceo «Alvise Cornaro» di Padova. Ad oltre due mesi e mezzo dall’interruzione dell’attività scolastica in presenza e a pochi giorni dal termine dell’anno scolastico, desideriamo esprimere il nostro sconcerto per la mancanza non solo di una pianificazione del rientro a scuola a settembre, ma anche di una seria discussione al riguardo, sia a livello ministeriale sia governativo. Stiamo al contrario assistendo ad una rassegna di opinioni che paiono estemporanee, per come sono comunicate, provenienti da varie fonti e rese note attraverso i canali più disparati, opinioni che spesso risultano totalmente scollegate dalla realtà, mentre i giorni passano e nulla di concreto e praticabile appare all’orizzonte. Questa situazione ci sgomenta, non solo perché in altri Paesi si è già provveduto a far tornare le classi in aula, ma anche perché questo modo di affrontare il fondamentale tema della scuola attraverso annunci, attesa di ordinanze che dovrebbero chiarire vari aspetti dell’azione didattica (si pensi, per fare un esempio su tutti, alla sensazione di «navigare a vista», senza precisi obiettivi e disposizioni a docenti e studenti impegnati sul fronte della preparazione degli esami), ci sembra perfettamente in linea con la quasi totale assenza della questione educativa e formativa nel dibattito pubblico in questi ultimi tempi. In tali circostanze, denunciamo la situazione di deriva che la scuola, abbandonata a se stessa, sta vivendo e chiediamo alla politica di prendersene infine cura, visto che nel decreto «Rilancio» essa non è un tema centrale. Non è tollerabile che insegnanti, alunni e famiglie non abbiano ancora ricevuto assicurazioni concrete sulla possibilità - sul DOVERE diciamo noi - di ritornare in aula a settembre. Proprio perché si tratta di una operazione complessa, che dovrà tenere conto non soltanto degli spazi a disposizione ma anche di orari, trasporto e protocolli di ingresso, è necessario dedicarvi risorse e impiegare persone preparate e qualificate che siano in grado di produrre in tempi brevi delle proposte percorribili e articolate per ordine e grado di scuola. La politica non ha più alibi e deve trovare il modo per dare una risposta al bisogno di relazione, di educazione e di istruzione di bambini, ragazzi e giovani. Non si può imparare se non c’è relazione; la didattica a distanza non può sostituire quella in presenza, la conoscenza e l’educazione sono processi che non possono essere realizzati semplicemente attraverso uno schermo. La scuola e le famiglie si sono fatte carico della gestione dell’emergenza sostanzialmente da sole.
Ora è necessario che la politica, lo Stato, facciano il loro mestiere, restituendo alla scuola ciò che le spetta: uno spazio, un luogo fisico dove crescere insieme le nuove generazioni.
Marta Carpanese, Fabrizio De Rosso, Cristina Tanghetti, Laura Lippi, Milena Miazzi, Cristina Cazzola, Anna Paola Mian, Daria Peterlongo, Silvio Zilio, Chiara Rossato, Chiara Bubola, Sergio La Rocca, Cristina Rossetto, Edeltraud Mair, Annamaria Matteucci, Paola Rubinato, Cristina Pegorin, Giuliana Sguotti, Anna Rossi, Caterina Pascolini, Nicoletta Gallo, Giuseppa Furnari, Ferdinando Perissinotto,
Silvia Desideri, Teresa Pecere, Antonella Messineo, Sonia Cassol, Annarita Doardo, Beatrice Marzola, Massimo Brancaccio, Loretta Barison, Silvia Falcone, Carla Mastella, Luisa Fabris, Lara Zorzan, Patrizia Faccini, Patrizia Cespa, Francesco Rossini, Tommaso Gordini, Daniela Cuomo, Alessandro Maggio, Michelina Rechichi, Vincenzo Iorio, Giovanni Coffaro, Giorgio Lissandron, Carmela Auriemma, Maria Luisa Celi, Alberto Novello, Isabella Scagliarini, Carla Callegari, Carla Cavallini, Luisa Rado, Laura Rossi, Marina Miola, Cristina Fanti.
” Per noi la didattica a distanza non può sostituire quella in presenza