Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Le ipotesi del Comune per la linea dura. Appe: prima i droni, poi zero controlli Tre mosse per la stretta sui bar l’ascom: «Si doveva agire prima»
«Chi sbaglia paga». Il sindaco Sergio Giordani non fa che ripeterlo da due giorni. D’altronde, la «movida selvaggia» andata in scena nella notte tra lunedì e martedì in piazza dei Signori di fronte al bar Cento per Cento all’angolo con via Dante, culminata con l’arresto da parte dei carabinieri del 23enne Lorenzo Sacchiero, accusato di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, gli hanno dato molto fastidio. Ma prima di ricorrere alla linea dura, come da quarantott’ore gli suggeriscono sia il prefetto Renato Franceschelli che il questore Isabella Fusiello, il numero uno di Palazzo Moroni preferisce concedere una sorta di ultima chance a ragazzi e baristi. «Ormai da tre mesi - ricorda il sindaco - sono quotidianamente impegnato per proteggere Padova dal coronavirus. E quindi non voglio assolutamente correre il rischio che qualche giovane esagitato e qualche esercente senza la testa sulle spalle rovinino i risultati positivi che abbiamo raggiunto nel lungo periodo di lockdown». Poi, però, Giordani puntualizza: «Criminalizzare un’intera generazione di ragazzi e un’intera categoria di baristi sarebbe troppo semplice e superficiale. Ma allo stesso tempo dev’essere chiaro che, se si ripeteranno le scene che tutti abbiamo visto in quel video, non esiterò a prendere provvedimenti mirati» (vedi anche intervista sul Corriere della Sera). Un monito, quello del primo cittadino, che l’assessore comunale al Commercio, Antonio Bressa, rincara così: «Già prima di questa fase di emergenza sanitaria, i locali con problemi di assembramento avevano l’obbligo di munirsi di uno steward. E adesso questa figura, meglio se professionista, deve essere utilizzata con ancora maggior rigore - ammonisce l’ex segretario del Pd padovano - per far sì che tutti i clienti indossino la mascherina e rispettino la distanza di sicurezza di almeno un metro tra loro. Altrimenti, se si ripresenteranno situazioni critiche, saremo costretti ad adottare misure drastiche».
Già, ma quali? Le ipotesi, concordate dai vertici di Palazzo Moroni con il prefetto Franceschelli e il questore Fusiello, sarebbero tre. In primis, quella di vietare la consumazione in piedi, permettendo soltanto quella al tavolo. Poi, quella di chiudere tutti gli esercizi del centro storico alle nove di sera, a partire evidentemente da quelli di piazza dei Signori. E infine, come «estrema ratio», quella di tornare al lockdown totale. Una linea dura, quella che stanno valutando Comune e forze dell’ordine, che il presidente dell’ascom, Patrizio Bertin, avrebbe voluto fosse applicata in maniera preventiva: «Le immagini dell’altra notte hanno fatto il giro d’italia, dando purtroppo l’idea, sbagliata, che Padova sia una città poco rispettosa delle regole. Ma questa brutta figura - sostiene il leader dell’associazione di piazza Bardella - si sarebbe potuta evitare, magari prevedendo maggiori controlli e limitando, da subito, l’orario d’apertura di certi locali». E a gettare ulteriore benzina sul fuoco, ci pensa il segretario dell’appe, Filippo Segato: «Nessuno vuole giustificare quanto accaduto in piazza dei Signori. Ma da parte delle forze dell’ordine, nella prima sera post lockdown, ci saremmo aspettati un minimo presidio delle zone più frequentate dai giovani. Se non altro perché insiste - nel lungo periodo in cui tutto era chiuso, abbiamo assistito ad imponenti schieramenti, posti di blocco e droni a caccia di chi usciva di casa. Mentre adesso, in questa fase forse più delicata, i controlli sembrano essersi ridotti al lumicino».