Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Effetto Covid sul Pil: persi 12 miliardi
La Regione: nel 2020 Pil giù del 7%. Cig, ad aprile autorizzate 121 milioni di ore
Dodici miliardi. Mentre esplode la cassa integrazione, la Regione ha stimato la perdita sul Pil da Coronavirus nel 2020. In un colpo solo persi cinque anni.
Esplode la cassa integrazione. Mentre il conto della ricchezza bruciata nella crisi economica da Coronavirus potrebbe arrivare per il Veneto, nel 2020, ad una cifra-record vicina ai 12 miliardi di euro. Se la parola d’ordine, alla ripresa generalizzata delle attività, è di guardare avanti, l’alzare lo sguardo per cercare di cogliere le cose in prospettiva aiuta fino a un certo punto. Così mentre i dati di dettaglio dell’inps restituiscono una dimensione della crisi mai vista sul fronte del lavoro, altrettanto avviene, su quello della ricchezza prodotta, dalle stime realizzate ieri dall’ufficio statistica della Regione, che completano la conta dei danni messi insieme tra marzo e aprile e soprattutto tracciano le stime fino a fine anno di una vicenda sempre più senza precedenti.
Così, a fronte di un Pil veneto in aumento nel 2019 ancora dello 0,4% (+0,3% in Italia), per il 2020 la caduta della ricchezza prodotta viene stimata al -7,1%, più severa addirittura del -6,5% medio italiano. Rispetto ai 165,5 miliardi di euro a valori correnti del 2019, significa 11,7 miliardi di euro di ricchezza in meno prodotta in regione nel 2020. I 153 miliardi di euro che ne risultano sono vicini al dato del 2015; il che equivale a dire che la crisi ha bruciato in un colpo solo cinque anni di una crescita della ricchezza già non così esaltante di suo.
L’analisi dei dati si approfondisce. La struttura statistica regionale traduce la perdita di ricchezza prodotta in Pil procapite. Risultato: duemila euro in meno l’anno per residente, con il dato che scende dai 33.724 euro del 2019 ai 31.604 previsti a fine 2020. E ancora, i consumi delle famiglie sono previsti in contrazione del 5,3% (rispetto al +0,7% del 2019), equivalenti a 5 miliardi in meno sui 96 del 2019, mentre è ancora più drastica la previsione sulla caduta degli investimenti: -13,1%, equivalenti ad oltre 4 miliardi in meno sui 31 dello scorso anno, quando il dato era cresciuto dell’1,6%.
E poi c’è l’altro dato gigantesco, che riguarda la cassa integrazione. Il dato-monstre a livello nazionale pubblicato l’altro ieri dall’inps, 835 milioni di ore autorizzate ad aprile, tra ordinaria, in deroga e fondi di solidarietà, il 6.000% in più rispetto a marzo e quasi quanto quelle di tutto il 2009, anno tra i più neri della crisi post-lehman, ha un suo equivalente anche in Veneto.
Secondo i dati di dettaglio regionali pubblicati ieri dall’istituto pensionistico, nella nostra regione le ore autorizzate ad aprile sono state 121 milioni, tra i 99 milioni di cassa ordinaria, i 10 dei fondi di solidarietà e gli 11 milioni di ore di cassa in deroga. Equivalgono, in un solo mese, al doppio delle ore autorizzate in tutto il 2009, 63 milioni, tra cassa ordinaria e straordinaria.
E proprio sul fronte della cassa in deroga, dai dati dell’inps emergono ancora i ritardi sul pagamento delle domande. Se le richieste giunte dal Veneto all’inps, fino all’11 maggio, sono 34.984, equivalenti a 105.962 beneficiari, quelle pagate sono poco meno della metà se si guarda alle domande, 15.111, e meno di una su tre rispetto ai beneficiari che hanno ricevuto l’assegno, 30.438.
Intanto si moltiplicano iniziative per contrastare gli effetti recessivi. Le Camere di commercio delle quattro regioni del nord «campionesse» del Pil, cioè Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (da qui l’acronimo «Pilover») hanno finora messo a disposizione delle imprese 120 milioni di euro. Ma se il Covid19 si va attenuando così non avviene per il «virus della burocrazia» che rischia di vanificare gli effetti degli sforzi messi in campo. Lo hanno sottolineato ieri i presidenti delle quattro Unioncamere regionali, tra cui il veneto Mario Pozza. Le società di capitali, che generano oltre il 70% dell’occupazione, nel 2020 registreranno un calo di fatturato di oltre il 10%, cioè 172 miliardi, e si prevede che il 24% di esse entrerà in crisi di liquidità. Relativamente alla sola filiera del turismo, nelle quattro regioni opera circa il 40% delle imprese nazionali, le quali sono responsabili dell’11% del Pil dell’area. Pozza ha definito «mortificante» l’esclusione dal decreto Rilancio delle zone rosse proclamate l’8 marzo tra Padova, Treviso e Venezia.