Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mesirca, chitarra e Rinascimento per dimenticare l’arroganza
Alberto Mesirca, 36 anni, trevigiano di Castelfranco, è un virtuoso della chitarra classica apprezzato in tutto il mondo. Insegnante al conservatorio di Bari, è anche responsabile dell’archivio musicale della biblioteca nazionale di Istanbul.
Mesirca, da cultore di musica nuova e antica, c’è un brano, un autore, un filone compositivo che le pare legato al sentimento della quarantena?
«La chitarra è uno strumento introspettivo. Il sentimento del momento, penso, si può avvicinare alla poetica dell’inglese John Dowland. Compositore di liuto rinascimentale, la sua è un’estetica legata alla tristezza, rappresenta ta dal liutista che pizzica le corde da solo. Di quel modo fece uno stile di vita».
Lei è sempre pacato: c’è qualcosa che l’ha fatta arrabbiare in questi mesi?
«In generale l’arroganza, che poi in realtà è generata da frustrazione. In un periodo in cui la condizione di ciascuno di noi è dipesa dal gesto di ogni altro, dal rispetto delle regole, ho trovato deprecabile chi ha fatto per sé».
A proposito di arroganza, le è piaciuta la «nostra» politica?
«Penso che sia molto difficile dettare delle regole nazionali e che sia facile criticare. Credo sia stato necessario assumere una scelta di rigore in tutte le regioni, anche se in alcune la riapertura delle attività forse era più “facile” o possibile. Certo è che, per chi vive solo di concerti, questa situazione è stata veramente dura. Per gli artisti non è stata presa una linea di aiuto, come in Germania, ad esempio».
Da uomo di musica, cosa si aspetta domani?
«Credo che la chiusura abbia portato a vedere alcuni valori prima scontati. Il concerto, il fatto di dialogare dal vivo, penso sarà valorizzato nella nuova normalità».