Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tribunale, il grande ingorgo 639 udienze preliminari sono da riprogrammare
I numeri (paurosi) del blocco per i processi penali
Così come un termometro segna il grado di debilitazione del malato, così i numeri dei processi rinviati misurano «la febbre» del comparto giustizia, che già prima del blocco da coronavirus non godeva di buona salute. Ebbene, dal 9 marzo all’11 maggio, su 723 procedimenti che dovevano essere celebrati in udienza preliminare a Padova ne sono stati rinviati 639, quasi il 90%. Le udienze preliminari sono quelle che si celebrano davanti ai gip e ai gup: i giudizi abbreviati, i patteggiamenti, le discussioni per i rinvii a giudizio, gli incidenti probatori. Tutti propedeutici al processo penale «classico», a dibattimento. I dati su questi ultimi ancora non sono completi, ma il numero delle preliminari rinviate sono sintomo di quello che accade nella fase successiva. «Purtroppo il penale è quasi del tutto bloccato» spiega Caterina Santinello, presidente del tribunale di Padova, giunta in città qualche settimana prima dell’arrivo della pandemia e ora quotidianamente alle prese con riunioni e incontri per organizzare una montagna di lavoro. «Al contrario, i processi civili stanno procedendo più veloci e sono a regime per circa l’80% – spiega Santinello –. C’è però da risolvere il problema del personale che in questi giorni ha lavorato da casa, ma da lì e con i loro device i cancellieri non possono entrare nel sistema che usano quando sono in ufficio. Il Ministero non ha trovato una soluzione a questo gap per cui chi era a casa ha sistemato vecchi fascicoli e si è portato avanti con il lavoro arretrato. Tuttavia l’operatività in ufficio è diversa – aggiunge -. Se fino al 31 luglio avremo dipendenti a casa tre giorni a settimana su cinque, da quella data in poi li avremo a casa due giorni su cinque, ma sono molte di più le persone che vorrebbero tornare in ufficio a tempo pieno – spiega ancora la presidente – però noi dobbiamo garantire standard di sicurezza che al momento non abbiamo: tutti sanno in che condizioni sono i corridoi del terzo piano per le udienze civili, con i giudici che ricevono nel loro ufficio». Posti dove l’affollamento è pane quotidiano. «Senza contare - aggiunge - le udienze filtro penali, anche quelle molto affollate. Va detto che i processi penali sono bloccati non solo per colpa nostra. Noi li faremmo anche in via telematica, ma sono gli avvocati che si rifiutano, è nelle loro facoltà, certo, ma non nascondiamoci che sono fermi anche per questo».
«Si riaprono i ristoranti, le spiagge, si può andare a bere lo spritz ma non si può celebrare un processo? – si chiede polemicamente Gianni Morrone, presidente della Camera Penale di Padova –. Così come per la scuola, anche la giustizia non ha trovato una soluzione al problema. Eppure a Padova abbiamo aule molto grandi. Certo, non è un segreto che noi avvocati siamo contro i processi telematici e ogni legale ha facoltà di scegliere. Ma non si può derogare alla sacralità del dibattimento e della difesa dell’imputato. Serve un periodo di rodaggio? Facciamolo, la soluzione va trovata insieme e noi siamo sempre stati disposti a collaborare».