Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Puggina, addio a due passi dall’appiani Giordani: «È stato un secondo padre»
Padova, il funerale dell’imprenditore e presidente artefice della promozione in A nel 1994
La cerimonia funebre per dare l’ultimo saluto al commendatore Marino Puggina, scomparso sabato scorso all’età di 99 anni, non poteva che tenersi proprio lì, nella Basilica di Santa Giustina, a due passi dal «mitico» Appiani, lo stadio in cui il «suo» Calcio Padova costruì l’impresa del ritorno in serie A. Un’impresa che, a distanza di quasi 26 anni (lo spareggio decisivo di Cremona contro il Cesena andò in scena il 15 giugno del 1994), aspetta ancora di essere replicata. Il feretro di legno chiaro, avvolto da un mazzo di rose rosse e da una sciarpa del club biancoscudato, è giunto sul sagrato, seguito dai familiari dell’imprenditore, a cominciare dai figli Cristina, Massimo, Antonio ed Antonella. E ad accoglierlo, tenuto in piedi da alcuni ragazzi della Tribuna Fattori, c’era un grande striscione con scritta una frase pronunciata dallo stesso Puggina proprio nel giorno della promozione in A: «Dovrebbe partecipare tutta Padova al futuro del Calcio Padova». Un monito che sarebbe a lungo caduto nel vuoto.
All’interno del santuario, i soli 200 posti disponibili a causa dell’emergenza coronavirus erano già tutti stati occupati. E sul banco di fronte all’altare, con a fianco la moglie Lucia, non poteva mancare il sindaco Sergio Giordani, fedele braccio destro del commendatore sia in azienda (la catena di supermercati Despar, fondata da Puggina e
L’ultimo saluto
In chiesa occupati i 200 posti disponibili, fra il pubblico tanti ex biancoscudati
dal papà del primo cittadino, Gino Giordani) che nella società biancoscudata (guidata, in quegli anni, da un formidabile triumvirato: Puggina presidente, Sergio Giordani vice e Piero Aggradi direttore sportivo): «Conoscevo Marino da quando, a 21 anni, ho iniziato a lavorare insieme a lui. E, pur avendo vissuto al suo fianco per così tanto tempo — ha confessato commosso il sindaco — non sono mai riuscito a dargli del tu. I suoi consigli, il suo esempio e il suo ottimismo sono stati fondamentali per la mia crescita sia come uomo che come imprenditore. Marino, per me, è davvero stato un secondo padre. Ed è stata proprio la sua passione, da primo tifoso della squadra, a trascinarmi nella fantastica avventura del Padova. Addio Marino — ha concluso Giordani —. Oggi voglio darti del tu. Grazie di tutto. Ti porterò per sempre nel mio cuore». Parole che non potevano non emozionare i tanti ex calciatori biancoscudati presenti, da «Nanu» Galderisi a Damiano Longhi, passando per Claudio Ottoni, «Lele» Pellizzaro e Ivone De Franceschi, fino a Carmine Parlato, Massimiliano Rosa, Fulvio Simonini e Diego Bonavina (oggi assessore allo Sport nella giunta Giordani), senza dimenticare l’attuale presidente del club Daniele Boscolo Meneguolo e il predecessore Roberto Bonetto. «Marino — ha evidenziato il parroco di Santa Giustina, padre Federico Lauretta — era un imprenditore “old style”, che sapeva farsi amare dai suoi collaboratori, aiutare gli altri e fare squadra, perché il “campione”, da solo, non va da nessuna parte». La salma da ieri riposa nel cimitero di Rubano.