Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Scuole sicure, pronto a fare i test agli studenti»
Il prof e il caso della badante moldava: campanello d’allarme
Test sierologici sugli studenti, mascherine per gli insegnanti, monitoraggio sul personale e un costante ricambio di aria. Ma niente plexiglass sui banchi. Sono queste alcune delle «ricette» proposte da Andrea Crisanti per una ripartenza in sicurezza della scuola, il prossimo settembre.
Tanti accorgimenti, niente stravolgimenti. È questa la ricetta di Andrea Crisanti per riaprire scuole e centri estivi in sicurezza: ieri il direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia dell’azienda ospedaliera di Padova, meglio noto come l’uomo dei tamponi a tappeto che hanno arginato la pandemia in Veneto, ha confermato che ci sono «tutti i presupposti» per far tornare in aula gli studenti, ha spiegato come fare per ridurre i rischi al minimo e ha lanciato l’idea di una nuova campagna di test sierologici nelle classi per comprendere i meccanismi del contagio nel mondo della scuola. Crisanti ha affrontato il tema nel corso di un incontro con insegnanti e dirigenti scolastici organizzato da Stefania Moschetti, consigliera comunale con delega al progetto Città sane dell’oms. Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova e candidato governatore del centrosinistra, ha chiesto se la scienza produrrà nuovi dati per disegnare meglio la ripartenza delle scuole: «Siamo disponibili a fare degli studi per capire come è avvenuta la diffusione del virus nella comunità scolastica - ha risposto Crisanti -. Sarebbe interessante fare dei campionamenti sierologici a varie fasce d’età per corroborare le nostre affermazioni». Crisanti si riferisce allo studio sulla popolazione di Vo’ Euganeo, che ha coinvolto anche 487 studenti: tutti negativi sia i 257 bambini da 1 a 10 anni che i 230 ragazzini-ragazzi da 11 a 18 anni, tranne due che però hanno subito sviluppato gli anticorpi. La differenza principale è che «gli adolescenti possono usare le mascherine e rispettare il distanziamento, mentre nelle scuole materne e negli asili nido questo non è possibile. Come si fa a mettere un bimbo in un cerchio? Bisogna essere realistici. E i bambini sotto un anno di età non vanno ammessi a scuola perché si possono ammalare». Il vero problema sono gli adulti: «Per proteggere gli insegnanti, le mascherine sono sufficienti - assicura Crisanti -. Gli operatori scolastici che
non si sentono bene o hanno parenti malati devono comunicarlo e restare a casa. Inoltre i presidi devono conoscere i luoghi di residenza del personale e vietare l’accesso a chi proviene da un focolaio anche se sta bene». Il decalogo è presto fatto: «Bisogna sorvegliare il personale, vietare l’ingresso dei bambini con la febbre per evitare situazioni di panico e incoraggiare le vaccinazioni antinfluenzali. Inoltre, se un bimbo ha un aumento della temperatura mentre si trova a scuola, bisogna pensare a una stanza dove tenerlo per non lasciarlo a contatto con gli altri bimbi. Io farei un tutorial per insegnanti e genitori, così saranno tutti consapevoli delle misure adottate». Sui plexiglas tra i banchi la bocciatura è netta: «La sicurezza nelle aule dipende anche dal numero dei ricambi d’aria, farne cinque all’ora riduce la carica microbica del 90%. Le barriere sono sconsigliate proprio perché ostacolano la circolazione dell’aria. La compartimentazione fisica degli spazi è inutile e controproducente».
Nel pomeriggio Crisanti è tornato a Vo’ per un brindisi: la Cantina Colli Euganei infatti produrrà due vini, Serprino Spumante Doc e Rosso Doc, devolvendo un euro per ogni bottiglia venduta all’università di Padova e dieci centesimi al Comune di Vo’. Crisanti ha ricordato l’immagine di un padre che ha portato il figlio di sette anni a fare il prelievo del sangue e gli ha detto: «Fallo per l’italia», indicando la comunità di Vo’ come «grande esempio di senso civico e fiducia nelle istituzioni e nella scienza». Per quanto riguarda il presunto calo dei tamponi denunciato dalla Fondazione Gimbe, Crisanti ha replicato che «i tamponi vengono fatti su richiesta degli ospedali e della sanità territoriale, e se i casi non ci sono non si possono fare a vanvera». E la badante moldava risultata positiva? «Dimostra che siamo più preparati, ma è anche un campanello d’allarme».