Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
GLI ATTESI DOVERI D’UFFICIO
Mi serve il Pin per accedere al mio cassetto fiscale. Purtroppo nell’accesso on line chi aveva la delega ha fatto degli errori con la password, e bisogna andare personalmente. Nessun problema. Vado.
Lunedì alle 10 la coda è di almeno 300 metri: di persone. Rinuncio, mi preparo spiritualmente, e alle 7.40 di mercoledì sono già davanti all’agenzia, che apre alle 9 (ho imbroccato per caso i due giorni di accesso senza appuntamento: negli altri si va con appuntamento – in ogni caso, sempre e solo dalle 9 alle 12). Ho una quarantina di persone più mattiniere di me davanti. Coda ordinata, qualche pensionato e immigrato che la fa per qualcun altro, con cui poi si dà il cambio, in amicizia (ma non mi stupirei che, come ai vecchi tempi, qualcuno lo facesse a pagamento).
Digiuno di caffè, sgranocchio i miei pavesini e apro i giornali. Alle 8.45 esce un’impiegata con alcune indicazioni, udite solo dai più prossimi all’ingresso. Una mezz’ora abbondante dopo l’apertura riesco a entrare. Ottengo il ticket dalla macchinetta, e con una brevissima coda accedo allo sportello: mi viene consegnato un modulo.
Un modulo in cui devo scrivere a mano gli stessi dati scritti sulla mia carta d’identità e il codice fiscale, di cui ho già fotocopia (passaggio, questo, di cui si ignora l’utilità: i suddetti dati verranno comunque ri-scritti dall’impiegato competente online); tale modulo consente di ottenere il secondo ticket per accedere allo sportello dedicato (felicemente, non ho bisogno della marca da bollo – antico flagello italico ancora non abolito – da 3,10 euro, come molti, costretti a uscire per andare dal tabaccaio e rientrare). L’accesso suddetto lo ottengo in pochissimi minuti, così come la risoluzione del problema. Dunque, niente da dire su come funziona il tutto dal momento in cui si entra. Ma, prima?
Parcheggio nei paraggi non si trova facilmente. La coda è ovviamente all’aperto: in caso di maltempo il problema è degli utenti. Gli anziani e le donne incinta, e qualunque bisognoso di sedersi, non sono contemplati. E prima ancora? L’agenzia delle Entrate di Padova ha una pagina Facebook, riempita di proteste e storie di ordinaria follia burocratica, più o meno esagerate: non un’informazione (nemmeno gli orari degli uffici), non una risposta agli utenti – sfugge il senso di mantenerla aperta. Il sito contiene quel minimo di informazioni: supplisce un cartello appeso al cancello, che presuppone che agli uffici ci si vada di persona. C’è un telefono: che non ho provato ad utilizzare – chi è in coda (o chi si sfoga sulla pagina facebook) ne lamenta l’inutilità o la difficoltà d’accesso, ma andrebbe verificato.
Come quasi sempre, in Italia, non è un problema di disponibilità del personale: che è gentile e anche rapido una volta ottenuto l’accesso agli uffici. Ma di organizzazione, e legata al fatto che non si deve rispondere all’utenza: è lei a doversi adattare. Certo, sono tempi eccezionali. Appunto. Presupporrebbero misure eccezionali.