Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Imprese, agenda veneta in sei punti
Da Confindustria alle Camere di commercio, undici associazioni economiche in campo. La battaglia contro la burocrazia
Risorse a fondo perduto, infrastrutture: lettera delle categorie a Zaia. «Porta le nostre richieste a Roma»
Una lettera a Zaia firmata, è la prima volta, da tutte le 11 associazioni di categoria del Veneto. Da Confindustria agli artigiani, l’iniziativa partita da Unioncamere articola un’agenda in 6 punti perché il governatore possa trasmetterla a Roma. Dal credito alla banda larga passando per le infrastrutture. I distinguo del sindacato: «Serve un tavolo operativo».
La notizia? Le undici firme in calce alla lettera inviata ieri al presidente della Regione Luca Zaia con una serie di desiderata da recapitare a Roma messi nero su bianco, un inedito, da tutte le categorie economiche del Veneto. Val la pena ricordarle: Casartigiani,
Cia, Cna, Coldiretti, Confagricoltur a, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Confturismo e Unioncamere. L’iniziativa, partita proprio dal sistema camerale che in questi mesi sta investendo molto in comunicazione, si propone di stilare un’agenda delle priorità in sei punti. «La lettera - si legge nella nota che accompagna la missiva - sottolinea l’inadeguatezza delle risposte del Governo a una crisi economica che sta mettendo in ginocchio il sistema e la necessità di ascoltare le richieste del sistema delle imprese del Veneto che contribuiscono in modo determinante al Pil italiano».
Peculiare è la forma scelta per dar voce alle preoccupazioni delle categorie. «Signor Presidente della Regione, per prima cosa ci permetta di ringraziarla per come Lei e il Suo staff avete condotto la prima dolorosa fase della lotta a questo terribile virus» inizia così la lettera che chiede di affrontare «con il medesimo coraggio la profonda crisi economica e occupazionale» perché «le risposte del Governo, fino a ora, non si sono rivelate all’altezza della sfida». Il piano strategico di rilancio dovrà includere, per le categorie, sei punti. Al capitoletto sul credito, si legge «esso, nei decreti del governo, è inteso nel senso di un ulteriore debito di cui gli imprenditori devono caricarsi per molti anni a venire e in una regione in cui essi da sempre sono lontani dal cosiddetto capitalismo finanziato dallo stato, questa logica appare davvero punitiva». Pare di poter intuire che un rinforzo ai finanziamenti a fondo perduto sarebbe auspicabile. Secondo punto, le infrastrutture su cui le parole d’ordine sono «alta velocità» e «metodo ponte Morandi». Con un gusto un po’ rétro, si parla di banda larga chiamandola «cablatura» su cui si reclama il completamento della rete. Gli ultimi tre punti sono la burocrazia («zavorra allo sviluppo»), la promozione e la politica estera («per aiutare manifattura e turismo a competere sui mercati internazionali») e le risorse («la cui assegnazione deve tener conto del contributo del Veneto all’economia nazionale»).
«È un documento significativo perché c’è un fronte imprenditoriale che auspica riforme con una voce sola - ragiona il segretario della Cisl, Gianfranco Refosco - anziché muoversi in maniera disarticolata. Manca dal mio punto di vista la tutela del lavoro e delle competenze. Nei provvedimenti nazionali il tema delle competenze ha avuto una risposta in termini di ammortizzatori ma non di formazione. L’unica eccezione è il Fondo Nuove Competenze. 320 milioni presi dai 60 miliardi stanziati che serviranno a coprire le ore in meno lavorate in cui i lavoratori faranno formazione». Refosco aggiunge, poi, un elemento alla sua analisi: «Si consegnano al presidente della regione queste riflessioni per portarle al governo nazionale ma ci sarebbe bisogno di sostanziarle in un Patto regionale che coinvolga anche le parti sindacali. Così si trasforma un’iniziativa estemporanea in un percorso virtuoso».
Intanto si moltiplicano le note di commento a rinforzo della lettera. Una su tutte, vista la regia del sistema camerale, quella del presidente Mario Pozza: «Abbiamo scritto al Presidente Zaia perché per noi rappresenta un interlocutore serio ed affidabile in grado di rappresentare, nei limiti delle sue funzioni, le istanze delle imprese al Governo. In Veneto gli indicatori economici delineano un quadro drammatico con un calo consistente dell’export ed un crollo della produzione che rischiano di tradursi, nei prossimi mesi, in perdita di posti di lavoro e chiusura di molte aziende. Per questo servono interventi urgenti su temi come la burocrazia, le opere pubbliche, il credito e le infrastrutture tecnologiche».
Il destinatario della missiva, il presidente della Regione Luca Zaia, non si sottrae alla domanda posta nel corso della quotidiana conferenza stampa dall’unità di Crisi di Marghera «Ho visto la lettera e quando l’ho letta ho pensato a Don Sturzo che nel ’49 diceva sono unitario ma federalista impenitente. La lettera è stata scritta da unitari ma federalisti impenitenti. Non sono contenti delle misure del Governo e lo dicono tutti quelli che fanno fatturato e pagano le tasse in veneto, tutto il mondo delle imprese e non solo. Mi dicono che queste misure non vanno bene e chiedono di cosa stanno discutendo agli stati generali. Mi fa piacere che si ricordi che siamo dei contribuenti netti, lasciamo ogni anno 15miliardi di tasse venete a Roma per cui mi chiedono che si ricordi chequelle misure ce le meritiamo più di altri. Girerò questa istanza al Presidente del Consiglio. Quando si fanno progettazioni di azioni nazionali è bene che si ascolti anche il Veneto».