Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ripartire col panino, ma local e creativo Ecco cinque storie
Un’idea lanciata a Milano, poi la selezione in tutta Italia Cinque sono nel Nordest: ecco proposte e primi bilanci
Un’idea lanciata a Milano dall’accademia del Panino, poi la selezione. Cinque i locali scelti nel nordest che hanno in menu i Panini della rinascita. Con prodotti locali, e tanta creatività.
Nazionalpopolare, trasversale, irresistibile. Può il panino rappresentare il cibo del futuro? Qualcuno ci scommette e lo celebra come veicolo di rinascita: tra due fette di pane si racchiude l’italia intera, partendo dalle eccellenze gastronomiche territoriali che danno voce a storie uniche, di coraggio, fantasia e resilienza. Sono cinque i locali di Veneto e Friuli Venezia Giulia ad aver puntato su pane e companatico per rimettersi in gioco dopo lo stop forzato del lockdown pandemico aderendo al progetto I Panini della Rinascita promosso dall’accademia del Panino Italiano. Un’iniziativa che supporta la riapertura delle attività unendo gli esercenti sotto il segno di cinque parole chiave fortemente simboliche (mai visto; abbraccio; vicini; noi; il sogno) interpretate dai «paninari» e trasformate in panini d’autore.
Se Panino Giusto di Noventa di Piave (VE) non si è ancora rimesso in moto, gli altri sono già operativi. Michela Sartori di Dal Gilio Bottega & Bistrot racconta che «la proposta ci ha gasati molto in un momento incerto e povero di stimoli, ora i Panini della Rinascita sono molto richiesti». In una zona come quella di Rivoli Veronese, a Est del Lago di Garda e tappa della Ciclopista del Sole, il territorio è un motore potentissimo: ecco perché i Panini della Rinascita sono «un concentrato di prodotti locali, dalla ricotta di capra di Spiazzi agli asparagi bianchi Rivoli».
Un’opportunità per ciclisti e climber di mangiare, anche da asporto, quello che secondo Michela è «sempre di più un piatto unico». Dello stesso avviso Daniela Menegolo di Marco e Daniela Time che, a Peschiera del Garda, serve i panini «al piatto, come pasto completo». Il «Sogno Italiano» è un inno alle nostre eccellenza gastronomiche perché «abbiamo prodotti che ci invidia tutto il mondo come crudo di Parma, mozzarella di bufala campana, pomodoro cuore di bue, basilico e l’olio extravergine di oliva del Garda che lo compongono. Noi italiani riusciamo sempre a venirne fuori a testa alta».
Il trend è chiaro: da «a pranzo un panino e non ci vedo più dalla fame» (ricordate il celebre spot?) a un piatto unico, facile da mangiare ma creativo, anche in realtà di paese estranee all’ondata del gourmet-qualsiasi-cosa, come San Vito al Tagliamento (PN). Marco Toffolon di Viavai Caffè mette tutta la sua expertise nei Panini della Rinascita come «Abbraccio dal Friuli» con prosciutto crudo San Daniele, radicchio Rosa di Gorizia, aceto balsamico, formaggio salato Asìno della Val D’arzino e figomoro di Caneva. Non solo un modo per sostenere le aziende artigiane del territorio ma anche una spinta al fare: «In questo periodo è venuto a mancare fortemente l’aspetto sociale della ristorazione ma dialogando si può andare avanti».
Senza dimenticare che il panino è lo street-food per eccellenza, un’espressione autentica delle micro e delle sottoculture di quartiere. Ne è un convinto portavoce Gianpietro
Sartori, vincitore del premio Artista del Panino 2018 e patron del Caffè Roma di Marostica (VI) secondo il quale «il panino deve raccontare una storia, è questa la filosofia che seguo sempre. Anche i miei Panini della Rinascita lo fanno: con «Abbraccio di un Gastropunk» esprimo una quotidianità tutta da riscrivere». Assieme a spianata calabra piccante, robiola e pezzetti d’arancia c’è lo spruzzo di gin «perché la commistione con beverage e profumi fa parte dei panini moderni». E il panino in sé è un trend in ascesa o in discesa? Secondo Gianpietro «il cibo del futuro è accessibile ma di qualità: il panino può essere il protagonista gastronomico degli anni a venire».
1760
Grazie conte
È, secondo gli storici del cibo di strada, la data di nascita del panino. Anzi del sandwich, due fette di pane con dentro del roastbeef. L’idea venne a John Montagu IV conte di Sandwich (nel Kent) che per non perdere tempo chiese al proprio maggiordomo un pasto veloce, da consumare senza spostarsi