Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La maxi colletta per aiutare la tigre siberiana
Il parco Natura Viva in ginocchio, on line raccolti 220mila euro
«Questo parco non può chiudere» scrive un utente, donando 20 euro. «Chi aiuta gli animali, difende l’umanità» risponde un altro, donandone 50. E così, tra un conto corrente e un clic sul sito Gofundme, la cifra raccolta per gli animali del Parco Natura Viva di Bussolengo è arrivata a quota 220 mila euro.
Questo il risultato degli appelli lanciati in pieno lockdown a salvaguardia degli animali e della struttura del parco zoologico veronese, che ha riaperto i battenti lo scorso 21 maggio dopo 73 giorni di chiusura e un danno economico di 4 milioni di euro. «La risposta è stata straordinaria» afferma il Direttore Scientifico Cesare Avesani, «soprattutto se pensiamo che è stata raccolta in piena emergenza sanitaria, con l’attenzione globale giustamente puntata su altro. Molti hanno scelto di adottare un animale o sostenere il nostro lavoro che è di pubblico interesse, visto che a noi vengono inviati animali di specie rarissime, in un parco che ha 51 anni di storia».
Il Covid 19 si è abbattuto infatti sulla struttura, sui suoi dipendenti e sulla complessa gestione degli animali. Tra loro Toby, il rinoceronte più anziano esistente in natura, specie estinte come le orici dalle corna a sciabola, oggi solo nel parco, fino al rarissimo avvoltoio indiano reale, di cui è presente a Bussolengo, allevato dai genitori, l’unico pulcino d’europa.
Orai che i visitatori stanno ritornando, si rianima la speranza che anche la salute del parco migliori. Assodato che lo stesso Coronavirus non pare presentare di per sé un problema sanitario: «Ovviamente cerchiamo di non creare assembramenti nel parco, mentre riguardo agli animali il distanziamento era già previsto, non consentiamo infatti agli utenti di entrare in contatto diretto con loro» conferma Avesani. «Gli unici animali su cui si è verificato un certo rischio di contagio sono i felini, ma con loro la distanza è più che mai preventivata. Tranne forse che per il veterinario della tigre siberiana introdotta qui in autunno — continua il direttore — il loro incontro dopo la separazione per l’emergenza covid ha avuto dell’incredibile. Ma a separarli restava comunque un vetro». (M.P.S.).