Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tavolini all’aperto, la corsa dei locali ma gli affari sono ancora un incubo
Accolte in Comune 182 domande sui plateatici. Effetto smart working, clienti dimezzati
Una medaglia, come prevedibile, a due facce. Da un lato, infatti, la grande soddisfazione dell’assessore cittadino al Commercio, Antonio Bressa, di fronte alle 182 pratiche evase a tempo di record dagli uffici di Palazzo Moroni, che hanno già consentito ad altrettanti bar, pizzerie e ristoranti di ampliare il loro plateatico o di usufruire per la prima volta dei tavolini all’aperto. Dall’altro, invece, la sconsolata amarezza di Filippo Segato, segretario padovano dell’appe (l’associazione dei pubblici esercizi), secondo il quale, nell’ultimo mese, il primo post «lockdown», la maggior parte dei locali all’ombra del
Santo abbia patito un calo degli incassi del 50/70% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. La ripresa, insomma, nonostante le agevolazioni di governo e Comune, sembra ancora lontana.
Ma andiamo con ordine. Dal 18 maggio scorso fino a ieri, cioè nelle prime quattro settimane in cui, dopo i due mesi e mezzo di chiusura forzata da epidemia, i pubblici esercizi sono potuti tornare a lavorare, 135 hanno già ottenuto il permesso per allargare lo spazio occupato dai loro tavolini e altri 47 si sono già visti autorizzare la collocazione di un plateatico che prima non avevano. Il tutto, peraltro, in maniera assolutamente gratuita. Nel senso che, fino al 31 ottobre prossimo, tutti i locali cittadini saranno esentati dal pagamento della Cosap. Ovvero la tassa per l’occupazione del suolo pubblico che il governo dovrebbe «rimborsare» al Comune entro la fine di quest’anno (la somma, per la cronaca, sarebbe già stata quantificata in circa 800 mila euro). «Nel giro di un mese spiega soddisfatto l’assessore Bressa - i nostri uffici hanno esaminato ben 242 domande, rispondendo positivamente a 182 e bocciandone soltanto 32. Una bocciatura che, nella maggior parte dei casi, è riferita al fatto che l’esercizio in questione avrebbe voluto occupare con i propri tavolini uno o più posti auto destinati ai residenti del centro piuttosto che ai disabili, mentre i parcheggi che possono temporaneamente essere eliminati sono quelli bianchi o carico/scarico. E così, al momento, ci restano da analizzare solamente
” Segato Uffici ancora svuotati, la gente al bar non fa più colazione nè pausa pranzo
altre 28 richieste. A meno che non ne arrivino altre». I locali che hanno già usufruito delle deroghe statali e comunali, predisposte proprio per aiutare i gestori ad affrontare la fase di riapertura, si trovano soprattutto all’interno delle mura cinquecentesche della città (nello specifico, quelli che si affacciano su piazza dei Signori, piazza dei Frutti e piazza delle Erbe sono 32).
Ma tutto questo evidentemente non basta. Mancano i clienti. «C’è gran poco da essere felici - denuncia Filippo Segato, segretario dell’appe, alla luce dell’esito di un recente sondaggio - la pressoché totalità dei nostri associati registra una diminuzione degli incassi del 50/70% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. D’altronde, le settimane a cavallo tra maggio e giugno sono abitualmente quelle in cui si celebrano matrimoni, comunioni, cresime, lauree e feste di fine anno scolastico o di fine stagione sportiva. Tutti eventi - sottolinea Segato che sono stati cancellati o rinviati a data da destinarsi, decimando il fatturato di molte attività». Il punto, però, è anche un altro: «Il fatto che tante aziende mantengano ancora i loro dipendenti in smart working – evidenzia il segretario dell’appe – comporta che tali dipendenti non facciano più colazione in pasticceria, pausa pranzo al bar e nemmeno l’aperitivo in qualche locale del centro. Motivo per cui, se i lavoratori non torneranno presto in ufficio, per molti esercizi sarà una catastrofe».