Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Fondo rimborsi sono centomila le domande
Giallo sul valore delle richieste. «In autunno i primi acconti»
Su 144.245 domande arrivate alla segreteria del Fir il Fondo per l’indennizzo dei risparmiatori depauperati dalle banche italiane andate in default - attraverso il portale della Consap (la Concessionaria dei servizi assicurativi riferibile al ministero dell’economia), ben 98.385 sono state trasmesse dai soci e clienti delle ex banche popolari venete, Bpvi e Veneto Banca.
È il più eclatante tra i dati contenuti nel report conclusivo, pubblicato dalla stessa Consap dopo la scadenza del termine ultimo per la presentazione delle richieste, il 18 giugno scorso. Se non vi saranno altre proroghe, insomma, e al netto delle operazioni di verifica sulla regolarità di qualche singolo dossier, i risparmiatori danneggiati dall’azzeramento delle azioni degli istituti di credito collassati (oltre a Veneto Banca e Bpvi, passate a Intesa Sanpaolo il 27 giugno del 2017, ci sono anche Popolare dell’etruria, Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Chieti e Cassa di risparmio di Ferrara), ora possono sperare di riscuotere a breve almeno l’acconto (il 40%) sul 30% del valore delle azioni che viene riconosciuto dal Fir.
«Spero che questo possa accadere fra la fine di settembre e i primi di ottobre – è il pensiero di Patrizio Miatello, leader dell’associazione dei risparmiatori Ezzelino da Onara – e che non si decida di aprire altre finestre per qualche ritardatario. Qui ci sono quasi 100 mila risparmiatori delle ex Popolari venete e per la massima parte stiamo parlando di cittadini di questa regione, che aspettano quanto lo Stato ha loro promesso fin dall’istituzione del Fondo, nel luglio di tre anni fa».
Si tratta, è bene ricordarlo, di risorse attinte dai conti dormienti di istituti di credito e assicurazioni, dunque non denaro pubblico, per un budget complessivo pari a 1,5 miliardi di euro. Ad averne diritto sono due fasce di risparmiatori, la grande maggioranza dei quali (l’87%) rientra nella «procedura forfettaria», riservata a chi abbia un reddito annuo 2018 inferiore ai 35 mila euro o beni mobiliari al di sotto dei 100 mila euro.
Ma i soldi del Fir basteranno ad accontentare tutti? Sui numeri, in effetti, c’è un giallo da risolvere. Nella stessa comunicazione, la segreteria del Fondo dice che «il valore complessivo degli strumenti finanziari per i quali è stato richiesto l’indennizzo ammonta a complessivi 28,98 miliardi», una cifra che immediatamente è apparsa spropositata per esempio a Luigi Ugone, rappresentante di riferimento di Noi che credevamo nella Bpvi. «Sto cercando di capire senza successo come possa la Consap essere arrivata a quella cifra – avverte Ugone – perché sarebbe molto più plausibile se fosse dieci volte inferiore». L’interrogativo è stato risolto poco più tardi dalla stessa Consap, spiegando che sono in corso da giorni verifiche puntuali e che quell’importo è totalmente inaffidabile, probabilmente perché «frutto di una somma meccanica delle cifre inviate dai richiedenti e dunque suscettibili di errori di digitazione».
Perciò l’interrogativo sulla capacità del Fondo a soddisfare tutte le istanze può essere per ora superato, considerando che l’indennizzo medio spettante ai risparmiatori delle banche venete viaggia intorno ai 15 mila euro. Quindi non ci dovrebbero essere problemi nell’erogare da subito a tutti almeno l’acconto del 40%.
Il report della Consap riporta comunque altri particolari interessanti, in questo caso del tutto certi. Il 94% delle domande proviene da azionisti mentre solo il 6% da sottoscrittori di obbligazioni subordinate. Ciò è dovuto principalmente al fatto che, per le obbligazioni, il Fondo interbancario di tutela dei depositi aveva già garantito l’80% del corrispettivo pagato. Altra curiosità: tra i richiedenti non ci sono solo risparmiatori italiani. Nel pacchetto ci sono anche 115 svizzeri, 77 tedeschi, 75 inglesi, 50 spagnoli, 49 americani e via a scendere fino a due cittadini della Thailandia e dello Zambia e un vietnamita.