Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Trasporti, via al maxi piano «Ora saremo più attrattivi»
Due anni di lavoro, 19 miliardi di investimenti. Pd e M5s: troppi nodi irrisolti
Dopo il Piano Territoriale di Coordinamento (il Ptrc), il consiglio regionale ha approvato ieri, nel rush finale della legislatura, un altro importante provvedimento programmatorio, atteso da anni, ossia il Piano dei Trasporti. I voti favorevoli sono stati 29, 13 i contrari, 3 gli astenuti.
A trent’anni dalla versione firmata Lia Sartori (correva l’anno 1990) e dopo il naufragio della bozza messa a punto da Renato Chisso (era il 2005), l’assessore ai Trasporti Elisa De Berti è dunque riuscita nell’impresa di ottenere il via libera dell’aula al mastodontico dossier che investe strade, autostrade e ferrovie, porti e aeroporti, perfino idrovie, ippovie e piste ciclabili (e sì, c’è pure la Sfmr, la mitica metropolitana di superficie datata 1988), provando ad immaginare come ci si sposterà in Veneto di qui ai prossimi dieci anni tra car sharing, veicoli ibridi e a guida autonoma, treni ad alta velocità. Complessivamente sono previsti interventi per 19 miliardi di euro, il 62% dedicati al ferro e il 35% all’asfalto, e come spiegò Ennio Cascetta, professore ordinario di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto dell’università Federico II di Napoli chiamato a coordinare il gruppo di lavoro, 12 miliardi sono già disponibili, si trovano nei contratti con Rfi, con i gestori degli aeroporti, con le concessionarie autostradali, nei piani di Anas.
Beninteso: il Piano dei Trasporti fa, nella sostanza, una ricognizione dell’esistente e di quanto già deciso (per dire, nell’elenco delle opere ci sono evergreen come il completamento della Tav Brescia-padova, il biglietto unico, il riassetto del terminal croceristico di Venezia, il miglioramento dell’accessibilità alla montagna in chiave Olimpiadi Cortina 2026) e quanto al futuro detta linee generali, di principio, tese a raggiungere otto «obiettivi» attraverso altrettante «strategie» che si concretizzano in 32 «azioni». Con due priorità, su tutte: l’alta velocità, senza la quale si perde competitività, e il miglioramento dell’integrazione ferrogomma che oggi, semplicemente, non esiste.
«Due anni e otto giorni, tanto è durato il lavoro sul piano, un work in progress che continuerà anche in futuro attraverso un costante monitoraggio dei cambiamenti sociali ed economici, dei bisogni e delle abitudini della popolazione, dell’evoluzione organizzativa e dell’innovazione tecnologica - commentano il governatore Luca Zaia e l’assessore Elisa De Berti - il piano non è un libro dei sogni, guarda con realismo alla situazione veneta». Di altro avviso Cinque stelle («È un piano vecchio e inadeguato, l’aggiornamento di quello del 1990 e della scellerata gestione delle infrastrutture dell’epoca Galan») e Pd («Il piano lascia irrisolte troppe questioni, dai project financing al futuro del porto di Venezia») mentre il presidente di Confindustria Enrico Carraro plaude: «Grazie a questo piano, il Veneto può diventare laboratorio di mobilità innovativa. Con una logistica efficiente possiamo tornare attrattivi».