Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Sport e colori, le vette della Collezione Salce
La mostra «Il racconto della montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento» a Palazzo Sarcinelli
Ultimo appuntamento con la mostra Il Racconto della Montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento al Palazzo Sarcinelli di Conegliano (Treviso). Un viaggio alla scoperta della fascinazione per le Dolomiti con opere di Ciardi, Compton, Pellis, ma anche mappe, taccuini, libri. Catalogo Marsilio. Apertura mostra dal giovedì alla domenica, 11-19. Il sito internet www.mostramontagna.it
Per raccontare la fortuna delle Dolomiti all’inizio del XX secolo, non poteva mancare in mostra una selezione di preziosi manifesti della ricca Collezione Salce di Treviso che documenta come la montagna venga pubblicizzata per le sue bellezze naturali, stagionali, o promossa per le moderne pratiche degli sport invernali. Prodotti artistici del primo dopoguerra, queste straordinarie affiches vengono commissionate dalle neonate aziende autonome di soggiorno e turismo che incaricano celebri o meno noti artisti per reclamizzare in maniera accattivante paesi, località, comprensori sciistici e vallate ridenti. Una sorta di marketing ant-litteram. Tra i più noti autori di questo genere è l’austro-italiano Franz Lenhart (1898 – 1992) che dedica molti dei suoi manifesti alle Dolomiti e a Cortina, con uno stile personale dal taglio modernista nell’essenzialità dei paesaggi e nella tipizzazione dei personaggi, nell’attenzione per la vivace cromia e nella scelta del lettering.
Questi manifesti trasmettono un’idea di una montagna giovane, ricca, felice, sana e dinamica, ispirandosi al déco o addirittura al futurismo con scorci delle Dolomiti sullo sfondo e figure di sportivi e sportive in primo piano.
Allegre e spiritose, anche se più vignettistiche, sono le proposte del coneglianese Sandro Bidasio degli Imberti detto Sabi (1915-1973), un personaggio eclettico, enotecnico di formazione e disegnatore autodidatta, che oltre a numerosi manifesti e locandine destinate a promuovere le Dolomiti, lavora per aziende vinicole nel lanciare il Prosecco, che non aveva ancora conosciuto la fama mondiale odierna.
In questi stessi anni di fervore promozionale per le Dolomiti un brillante intellettuale trevigiano, Giuseppe Mazzotti (1907-1981), scrive un fortunatissimo volumetto esposto in mostra: è La montagna presa in giro (1931) che diviene subito una sorta di galateo dell’ambiente alpino. In queste pagine Mazzotti denuncia profeticamente la mercificazione dei luoghi alpini, la nascita dei mostri turistici, lo smembramento della natura per l’accoglienza delle «orde» vacanziere. Grazie anche alle illustrazioni caricaturali di Sante Cancian il libro si rivela una lettura intrigante e di grande attualità.
co-curatrice della mostra insieme a Giandomenico Romanelli (Ultima puntata)