Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Correte, ho ucciso mio padre»
Sferrata un’unica coltellata: l’ipotesi che il ragazzo abbia difeso la madre
Una coltellata all’addome, feroce e fatale. Poi, la lucidità che gli ha consentito di capire quello che aveva appena fatto, un gesto che si sarebbe rivelato irrimediabile. E la chiamata al 112, disperata. «Correte, ho appena ucciso mio padre». La vittima è Arwinder Singh, 45 anni, cittadino indiano. La tragedia familiare è avvenuta ieri, poco dopo le 17, ad Arzignano, città già scossa dalla vicenda del terribile incidente, causato da un pirata della strada, in cui ha perso la vita una quindicenne. E sono ancora una volta i carabinieri di Valdagno, che avevano appena chiuso il precedente caso, a essere ora impegnati nella ricostruzione dell’accaduto.
Questa volta, però, c’è un reo confesso: si tratta di Rahul Singh, il figlio appena maggiorenne dell’uomo. Tutte le versioni concordano su un violento litigio, degenerato in uno scatto d’ira, che ha portato il diciottenne ad armarsi di un coltello per poi colpire il padre. Quindi altri dettagli, rivelati da alcuni testimoni che, però, non trovano la conferma dei carabinieri: tra questi una ricostruzione che vuole il figlio intervenire in difesa della madre, a seguito di una lite fra i genitori.
Per il diciottenne sono scattate le manette: arresto in flagranza di reato. Ora il giovane è a disposizione dell’autorità giudiziaria: le indagini sono coordinate dal pm di turno, Serena Chimici. L’interrogatorio di garanzia nelle prossime ore. «Teatro» dell’accaduto è stata via Tagliamento, zona residenziale di San Zeno, nelle prime colline a ovest del centro. Un luogo tranquillo, dove la famiglia Singh si era appena trasferita da un altro quartiere. Assieme a loro abitano altri quattro nuclei famigliari di cittadini indiani. Persone bene inserite: la vittima lavora da anni alla conceria Pasubio, una delle più grandi e «antiche» del distretto della pelle vicentino. Il figlio è nato proprio ad Arzignano, e ha frequentato le scuole cittadine: un ragazzo come tanti, appassionato di musica trap e che frequentava i locali del centro con gli amici. «Brave persone», si limitano a descriverli i vicini e «gran lavoratori». Ma, negli ultimi tempi, qualcosa è andato storto. Non era infatti la prima lite che accadeva in quella casa. Qualche giorno fa, il precedente: era intervenuta la polizia locale e la situazione della famigli era stata segnalata ai servizi sociali. Ma nessuno, naturalmente, poteva presagire che sarebbe finita in questo modo. Anche se il caso è «chiuso», almeno dal punto di vista giudiziario, restano da comprendere le dinamiche e le «ragioni», se tali possono essere chiamate, che hanno portato al gesto. Resta al giovane parricida, che ieri si è dimostrato disponibile a collaborare, la decisione di fare chiarezza fino in fondo.
” I testimoni Brave persone ma negli ultimi tempi le forze dell’ordine erano già intervenute