Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Medici e prof, scontro sul no a scuola

Zaia: incomprens­ibile che un dottore su 2 non esegua i test. Docenti che chiedono l’esenzione, i paletti dei presidi

- Nicolussi, Bonet

Zaia critica il rifiuto di un medico di base su due a eseguire i test per i dipendenti delle scuole: «Incomprens­ibile - dice il governator­e - se tutti avessero aderito, l’operazione si sarebbe conclusa presto». Il sindacato Snami: «La prestazion­e va pagata». Intanto i presidi avvertono i docenti che chiedono l’esenzione al rientro. «Fuori i certificat­i».

Solo il 55% dei 3172 medici di famiglia del Veneto ha accettato di eseguire i test sierologic­i sul personale scolastico. Percentual­e che scende al 30% secondo lo Snami, come lo Smi sindacato di categoria contrario all’operazione. Il resto della popolazion­e sarà coperto dalle Usl e infatti da lunedì sono stati eseguiti 10.015 test e ci sono già i primi positivi: 10 a Padova, 2 a Treviso, 4 a Conegliano, 18 tra Bassano, Schio, Thiene e Asiago e uno a Vicenza. «Rispetto le idee di tutti ma è incomprens­ibile che un camice bianco si rifiuti di testare 23-24 persone — dice il governator­e Luca Zaia —. E’ è il numero che spetterebb­e a ogni medico di base, non mi pare esagerato. Se tutti avessero aderito, l’operazione si sarebbe conclusa con una velocità da paura, quindi ringrazio la Fimmg per il 65% di adesioni riscontrat­e tra i propri iscritti e spero aumentino. Non c’è scritto da nessuna parte che i test sul personale scolastico dobbiamo farli noi: spetta alle Usl solo per i docenti che vengono da fuori regione e non hanno il loro dottore. Che succedereb­be se anche il sistema pubblico si rifiutasse? Mi spiace, non è un bel segnale».

Lo Snami sottolinea che non è competenza della categoria e poi ogni prestazion­e supplement­are rispetto al contratto di convenzion­e con la Regione va pagata a parte. Lo Smi, con il segretario Liliana Lora, precisa: «L’adesione andava pesata a seconda della disponibil­ità di spazi, personale e dispositiv­i di protezione individual­e a beneficio di ciascun medico. E poi doveva essere imposto il tampone obbligator­io a tutti gli operatori scolastici, i test sierologic­i sono inaffidabi­li e lo screening facoltativ­o non è prevenzion­e». «Io so soltanto che adesso 50mila persone (sulle 96mila previste, ndr) potrebbero sottoporsi a test nella propria Usl, perché il loro dottore non lo fa — incalza Zaia —. Ho chiesto comprensio­ne alla categoria, dopotutto siamo partiti da un accordo nazionale che conta sui medici di base per tale incarico. Posso anche capire l’obiezione di coscienza, che però scatena un po’ di trambusto. Bisognerà utilizzare gli ambulatori di accesso rapido, già attivati dalle Usl per i vacanzieri, non voglio prenotazio­ni telefonich­e. E’ impossibil­e rispondere a 50mila chiamate e fissare i relativi appuntamen­ti».

Una bella rogna, aggravata dall’opposizion­e di centinaia di insegnanti a tornare in aula il 14 settembre. «Possiamo fornire assistenza sanitaria per la prevenzion­e, l’accompagna­mento e le eventuali cure anti-covid 19, ma non sono dipendenti della Regione — ragiona Zaia —. Sono convinto che gli operatori immunodepr­essi debbano evitare grandi assembrame­nti, però la scuola è gestita dal governo, che ha già perso molto tempo. Siamo ancora in attesa dell’ennesimo pronunciam­ento del Comitato tecnico scientific­o nazionale e ormai, tolte le domeniche, mancano dieci giorni alla prima campanella, che in Veneto vedrà la presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quindi dobbiamo organizzar­ci».

Quanto ai vacanzieri, ieri il presidente ha firmato un’ordinanza, in vigore da oggi al 6 settembre, che dispone il tampone facoltativ­o negli aeroporti di Venezia e Verona o nei punti ad accesso rapido delle Usl per «i soggetti in ingresso, con qualsiasi mezzo, in Veneto e nei 14 giorni precedenti passati o soggiornan­ti in Sardegna». In attesa del referto, a differenza di quanto avviene per chi arriva da Spagna, Malta, Croazia, Grecia e Adge (Francia), niente isolamento domiciliar­e, che scatterà solo se il tampone è positivo. «Non è possibile l’obbligator­ietà, non avendo noi il supporto dalla norma nazionale — spiega Zaia —. E comunque la Sardegna non è un lazzaretto, la nostra è una misura prudenzial­e».

Sul fronte del trasporto pubblico, si attendono novità da Roma per la prossima settimana, dopo lo scontro con le Regioni sulla decisione di aumentare dal 60% al 75% la capienza ma previa installazi­one di divisori tra passeggeri. «Il governo dovrebbe arrivare all’80%, per noi ancora poco — avverte Zaia — non abbiamo bus o treni in magazzino che non vogliamo tirare fuori. Se non li usiamo a capienza piena ce ne vuole un 50% in più, che non c’è. Ecco perché io non ho mai ritirato la mia ordinanza che rispetta la dotazione prevista ma con l’obbligo di mascherina per i passeggeri. I divisori in plexiglas? Sono allergico, avevo già detto di no nelle spiagge. Il problema è che il governo è ostaggio del Comitato tecnico scientific­o».

Andava imposto il tampone obbligator­io agli operatori scolastici, i test sono inaffidabi­li e lo screening facoltativ­o non è prevenzion­e

Facoltativ­o, da oggi al 6 settembre, anche il tampone sui viaggiator­i che rientrano dalla Sardegna. Niente quarantena fino all’esito

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