Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
A luglio erogate 56 milioni di ore di Cig in Veneto
I dati di luglio in Veneto: migliora la manifattura. Pandemia, picco di malattie a marzo
Con oltre 56 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate a luglio, il Veneto si piazza al secondo posto in Italia dopo la Lombardia. Migliora la situazione delle fabbriche, male i servizi.
Una graduale tendenza alla normalizzazione della manifattura ma uno stato di difficoltà che durerà a lungo per il commercio ed i servizi in generale, soprattutto se collegati all’ambito del turismo. È quanto si può prevedere leggendo in filigrana le variazioni dei diversi ammortizzatori sociali negli ultimi mesi, aggiornati dall’inps alla fine di luglio.
Per la nostra regione, nel solo ultimo mese le ore di cassa integrazione autorizzate dall’inps collegate all’emergenza Covid-19 sono state più di 56,6 milioni, su un totale nazionale di quasi 450 milioni, e il dato si colloca al secondo posto in una classifica nazionale guidata dai quasi 114 milioni di ore della Lombardia. A seguire ci sono Emilia Romagna (43,4 milioni), Lazio e Piemonte (37,5 milioni entrambe) I dati sono stati diffusi ieri dall’istituto di previdenza, il quale disaggrega la tabella anche per tipo di ammortizzatore sociale richiesto dalle imprese venete, con 32,2 milioni di ore in termini di Cig ordinaria, 18,4 milioni in fondi di solidarietà e 6 come
Cig in deroga.
L’analisi dell’andamento dei diversi segmenti di misure di sostegno al reddito non è immediatamente legata alle curve dell’economia nei mesi considerati, è la prima avvertenza che giunge dal direttore generale dell’inps del Veneto, Antonio Pone, perché le misure legislative intervenute a primavera, in primis il Decreto «Rilancio», sono andate ad alterare certe scadenze, così come il trasferimento delle competenze della Cig in deroga direttamente all’inps ma soltanto a partire da una certa data. Come dire che la differenza fra il momento di presentazione della domanda e quello dell’autorizzazione rilevato dalle statistiche crea una sfasatura di cui occorre tener conto nelle riflessioni.
«In senso generale - sottolinea Pone - avendo sott’occhio anche i dati rilevati finora per agosto individuo una vistosa diminuzione delle domande, probabilmente dovuta anche all’ingresso delle aziende nel periodo delle ferie. C’è tuttavia la differenza fra i moviiono della Cig ordinaria, quella in deroga e il fondo di solidarietà che deve far riflettere». La cassa ordinaria, quella normalmente utilizzata dalle imprese della manifattura e delle costruzioni, cioè settori che hanno riattivato impianti e cantieri all’inizio di maggio, esprime infatti una diminuzione in coerenza con la ripresa dell’operatività. La cassa in deroga, riattivata apposta per il Covid-19 e il fondo di solidarietà, strumenti tipicamente adottati da commercio, ristorazione, servizi, trasporti ed altro, non pazia affatto muoversi sulla stessa curva. «Anzi - aggiunge ancora il direttore dell’inps veneto - non mi sorprenderei se l’utilizzo di questi strumenti crescesse ancora».
Un altro dato, collegato in questo caso al periodo più acuto del al Covid-19 reso noto ieri dall’istituto è il numero di richieste di certificati di malattia, nel periodo fra il 2 febbraio e l’11 aprile, confrontati con lo stesso periodo del 2019. In Italia la variazione nelle 10 settimane è stata del +14% ma, in Veneto, ha toccato «soltanto» il +7% (con tendenze fortemente negative nelle ultime tre settimane correlate alla chiusura delle attività per il lockdown). A differenza che in quasi tutte le altre regioni del Nord, la nostra non ha mai ecceduto il 100%, arrivando ad un +93% nella settimana fra l’8 ed il 14 marzo quando la Lombardia era a +176% ed altre nove regioni avevano più che raddoppiato il dato dell’anno prima in larga misura per le patologie legate al Covid.