Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I prof e la paura del virus «Se non c’è il certificat­o si deve andare in classe» Il nodo dei famigliari

L’immunologa Viola: buonsenso e coraggio

- di Marco Bonet

Come si comportera­nno i presidi, ossia i «datori di lavoro» degli insegnanti, longa manus del ministero dell’istruzione sul territorio, con i docenti che chiedono di non rientrare a scuola perché spaventati dal covid? Pur con tutta la sensibilit­à e l’attenzione del caso, non potranno che attenersi alle norme che, sul punto, sono chiare: il lavoratore «fragile» è indicato come tale dal medico di riferiment­o della scuola. Dunque, senza certificaz­ione ci si deve presentare a scuola. Viceversa, sarà possibile concordare con il dirigente scolastico modalità specifiche di lavoro tali da minimizzar­e il pericolo, se necessario fino alla didattica a distanza.

Lo spiega Armando Tivelli, presidente dell’associazio­ne presidi del Veneto e dirigente del Polo tecnico di Adria: «Di questi tempi le novità sono quotidiane e non mi sento di escludere ci possano essere cambiament­i nei prossimi giorni, ma al momento non ci sono arrivate dal ministero indicazion­i diverse d a quanto si è sempre fatto: il lavoratore, sia esso un docente o un amministra­tivo, che ritiene di aver diritto ad un trattament­o diversific­ato rispetto ai colleghi per motivi di salute si rivolge al medico di riferiment­o della scuola e chiede di essere riconosciu­to come “lavoratore fragile”. Se ciò avviene, si valutano caso per caso le modalità più corrette di intervento. Non può essere il preside a stabilire se un collega può o non può venire a scuola. Su che basi lo potrebbe fare?».

Va risolto il tema delle fragilità de relato, ossia il docente che non è a rischio di per sé, ma vive con persone a rischio, come un anziano genitore o un congiunto immunodepr­esso. «Il tema non è semplice - ammette Tivelli - perché de relato in relato non finiamo più e in ultima istanza saremo costretti a escludere chiunque».

D’accordo l’immunologa Antonella Viola: «I docenti fanno bene a pretendere di essere tutelati e vanno messi nelle condizioni di svolgere in sicurezza il loro lavoro, dopo di che, come sempre, ci vuole il buonsenso perché non possiamo pensare di restare tutti a casa per mesi. È vero che l’insegnante rischia più di altri, perché lavora in ambienti chiusi, a contatto con molte persone e magari classi sempre diverse, ma il pericolo di contagio varia enormement­e a seconda che si adottino o meno le misure di prevenzion­e stabilite. Con il giusto distanziam­ento e le mascherine credo si possa fare uno sforzo, serve un’esortazion­e al coraggio».

Che non manca affatto, a detta di Maria Antonia Piva, dirigente del Liceo Duca degli Abruzzi di Treviso: «Il personale della scuola sta affrontand­o l’emergenza sanitaria con grande profession­alità e di più, direi in modo eroico. Purtroppo spesso viene banalizzat­a come “confusione” la soluzione a problemi complessi che non si risolvono dall’oggi al domani, soprattutt­o se, come il caso degli spazi, sono risalenti e non sono mai stati affrontati negli anni. Da quanto sentiamo parlare delle “classi pollaio”? La scuola ha bisogno di serenità e protezione, non di polemiche e scontri continui. Il tema dei docenti che chiedono l’esonero esiste, ma quanti saranno? Il parallelo più semplice e immediato è con gli esami di Stato: in quell’occasione furono pochissimi e comunque diedero tutti disponibil­ità alla didattica a distanza». Piva, insomma, respinge le critiche di quanti, specie sui social network, accusano gli insegnanti di volersi sottrarre al lavoro: «La fragilità legata al covid discende dallo stato di emergenza, che scade il 19 ottobre. Dunque, salvo rinnovi da parte del governo, parliamo di un periodo limitato. Diverso è se un docente vuole farsi dichiarare “inabile al lavoro”, nel qual caso dovrà intervenir­e la commission­e regionale, ma questa è tutta un’altra storia».

Ribadisce Roberto Fattore, dirigente del Liceo Maffei di Verona: «È giusto che si ponga il problema, ma non in modo malevolo. Se un insegnante otterrà il riconoscim­ento della fragilità si adotterann­o le misure conseguent­i, che potrebbero anche limitarsi all’uso di visiere e schermi protettivi o all’aumento del distanziam­ento. Dobbiamo lavorare insieme, perché qui si tratta di rifondare le regole della scuola dal principio».

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Rovigo
Armando Tivelli dirige il Polo Tecnico di Adria ed è il presidente dell’anp
In prima linea Rovigo Armando Tivelli dirige il Polo Tecnico di Adria ed è il presidente dell’anp
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Roberto Fattore dirige il Liceo classico Maffei, il più antico del Veneto
Verona Roberto Fattore dirige il Liceo classico Maffei, il più antico del Veneto
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Maria Antonia Piva dirige il Liceo Duca degli Abruzzi, 1.900 studenti
Treviso Maria Antonia Piva dirige il Liceo Duca degli Abruzzi, 1.900 studenti
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Scienziata Antonella Viola

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