Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Oceani, futuro e ambiente L’emergenza diventa arte
La mostra nella chiesa di San Lorenzo ideata da Tba21-academy
Sette traiettorie spaziali e concettuali che percorrono gli abissi, gli oceani come un sensorio che reagisce all’intensificarsi delle attività umane, registrandone come un sismografo gli effetti. Si possono trasformare e rendere visualmente accattivanti complicati dati scientifici che parlano di un ecocidio? Trenta schermi, posti in verticale e inclinati, sembrano quasi danzare e fluttuare come le onde del mare in uno spazio austero, dall’enigmatica struttura architettonica. Scorrono le immagini delle emergenze dell’antropocene, l’attuale era geologica fortemente segnata dall’influenza diretta dell’uomo sull’ambiente. S’intrecciano arte, cultura, politica e scienza in Territorial Agency: Oceans in Transformation, la mostra a cura di Daniela Zyman allestita fino al 29 novembre (ingresso libero, info: oceanspace.org) nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia.
” Mappe, numeri e documenti diventano opera d’arte totale a Venezia
L’esposizione è frutto di una ricerca interdisciplinare triennale commissionata da Tba21–academy - no-profit creata nel 2011 da Francesca Thyssen-bornemisza che utilizza il prisma dell’arte per favorire una comprensione più approfondita dell’oceano - a Territorial Agency, studio fondato dagli architetti John Palmesino e Ann-sofi Rönnskog. È «un format che si rinnova, dopo le passate esperienze culminate nelle mostre di Armin Linke e Joan Jonas, con quest’ultima che l’anno scorso ha inaugurato Ocean Space, la sede dell’accademia nell’iconica San Lorenzo», marca Markus Reymann, direttore di TBA21. Scandagliando l’intersezione tra l’attività dell’uomo e i sistemi terrestri attraverso intricati rendering di big data, il nuovo progetto espositivo indaga le trasformazioni in atto nei continenti dell’acqua «in tutte le sue connessioni», dice la curatrice.
Sui video appaiono testi scarni a segnare località, rotte economiche, della pesca e del petrolio, dell’inquinamento, dei migranti ma anche del terrorismo. Tutti i vari attori sono così chiamati a rispondere, dagli scienziati e gli istituti di ricerca, alle Ong, attivisti, politici, artisti e architetti. Nella chiesa dove si dice sia sepolto Marco Polo - e «che dopo due anni e mezzo di restauri realizzati con gli architetti Franco Pianon e Gionata Rizzi possiamo rivedere in tutta la sua bellezza, liberata completamente dalle impalcature», come ha ricordato Thyssen-bornemisza - illuminata da un raro altare seicentesco bifacciale a tre vani, che biforca il volume interno (a dividere un tempo le suore di clausura dai fedeli), questi mondi d’acqua rimandano a qualcosa di primordiale che smuove sentimenti. Emozioni suscitate ancor prima di entrare, con la facciata della chiesa solcata da una luce led, posizionata a 3,5 metri di altezza, a indicare il livello dell’innalzamento dei mari che verrà raggiunto a fine secolo.