Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Bus, 70mila resteranno a terra»
Il governo verso la capienza all’80%. La Regione: non basta ed è tardi per trattare con i privati
«Con i bus all’80% di capienza 70 mila persone resteranno a terra». Lo teme l’assessore ai Trasporti De Berti in vista della riapertura delle scuole. Caccia a bus privati, ma le aziende: «Non sono omologati».
Le stime peggiori, a giudizio dell’assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti, indicano fra i 70 e gli 80 mila studenti e pendolari costretti a terra, in attesa di un bus o di un treno supplementare che non passeranno mai. Perché da qui al 14 settembre, giorno di riapertura delle scuole, sarà assai difficile ridisegnare il trasporto pubblico veneto secondo i nuovi criteri anti-contagio, che potrebbero prevedere l’80% di capienza massima nei bus urbani ed extraurbani. La quota è stata annunciata dal governatore dell’emilia-romagna Stefano Bonaccini al termine della conferenza Stato-regioni (la decisione definitiva sarà presa domani) ma De Berti è preoccupata: «La soluzione c’è, ed è quella indicata dal presidente Zaia con il 100% del riempimento a parità di servizi. L’alternativa sarebbe coinvolgere bus turistici, taxi ed Ncc (i «noleggio con conducente», ndr.) rimasti fermi per mancanza di turisti, compensando il fabbisogno. Ma si doveva procedere almeno un paio di mesi fa, quando le aziende formulano gli orari. È da aprile, non da ieri, che sollecito il ministero della Salute», esclama De Berti.
Il problema è economico, ma anche tecnico e burocratico: perché se, da una parte, reperire centinaia di mezzi in pochi giorni pare un’impresa assai complicata (sebbene quasi tutte le aziende pubbliche venete abbiano avviato trattative in tal senso), questi mezzi dovrebbero pure affrontare lo scoglio della burocrazia. «I bus delle compagnie private - spiega Massimo Bettarello, presidente di Confservizi Veneto ed a capo dell’atv di Verona - non sono omologati per i servizi di linea. Mancano emettitrici di biglietti, obliteratrici... Servirebbe una deroga». Il risultato è che nessuno sa bene come muoversi. «Restiamo attaccati all’ordinanza del governatore - afferma Bettarello - perché in Veneto il trasporto pubblico è molto usato, gli utenti pagano regolarmente biglietti e abbonamenti e non possiamo rischiare di perdere ulteriori risorse». Il fattore economico è un altro problema: potenziare costa e il «buco» causato dalla pandemia rischia di allargarsi a 150-160 milioni compromettendo l’equilibrio finanziario del sistema se il governo non dovesse compensare. Senza contare un’altra questione temuta dalle aziende: l’emorragia di utenti verso le auto private per paura degli affollamenti. «Sarebbe il caos, specie a Verona, Vicenza, Treviso e, in parte, Padova: immagina cosa significherebbero decine di migliaia di auto in più nelle ore di punta?», si chiede il presidente di Confservizi. Se lo domanda anche Avm-actv, che gestisce il trasporto pubblico nel Veneziano. Ma in questo caso i timori riguardano gli autobus in più da utilizzare. «Di fatto - dice il direttore Giovanni Seno - dovremmo raddoppiare i servizi. Con il doppio degli autobus in strada il traffico impazzirebbe. Prendiamo piazzale Roma, a Venezia: fra le 7 e le 8 vi circolano 120 fra bus e tram, portarli a 240 sarebbe insostenibile». Avm-actv ha pronto lo stesso piano operativo dell’anno scorso, ma con il distanziamento obbligatorio servirebbero
” Elisa De Berti La soluzione è quella indicata da Zaia: capienza al 100%. È da aprile che sollecito il ministero
” Avm-actv Solo nel Veneziano servirebbero 180 mezzi in più e il traffico impazzirebbe
almeno altri 180 veicoli nelle ore di punta, da sommare ai 450 normalmente in servizio.
Una pressione inutile anche per Giacomo Colladon, presidente di Mom, che opera nel Trevigiano. Se non altro perché la sicurezza, a suo avviso, sarebbe già garantita: «Sanifichiamo quotidianamente i mezzi, ognuno dei quali, oltre al condizionamento certificato, sarà dotato una pellicola fotocatalitica che sanifica l’aria». Solo nella Marca, precisa Colladon, potrebbe servire un centinaio di vetture extraurbane in più: «Troppo pochi 14 giorni: mancano risorse e certezze. Stiamo operando senza linee guida». Linee, appunto, attese domani da Roma.