Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Caos coronavirus sulle Comunali In quarantena non si vota il sindaco
Il rischio è che il voto sia riconoscibile. Procedura ok per Venezia e le Regionali
Gli abitanti di Eraclea in quarantena, dovranno mettersela via, non potranno votare il nuovo sindaco, dopo il terremoto che ha spazzato via la vecchia amministrazione e portato all’arresto del sindaco Mirco Mestre per voto di scambio, nell’ambito dell’operazione anticamorra del febbraio scorso. Destino simile per i cittadini Portogruaro, Lonigo e della quasi totalità dei Comuni veneti che vanno al voto. Se da una parte infatti potranno partecipare alle elezioni regionali e al referendum sul taglio dei parlamentari, dall’altra se i comuni non sono sede di ospedali con reparti Covid 19 non avranno la possibilità di scegliere sindaco e consiglieri. Lo definisce una circolare arrivata nei giorni scorsi alle prefetture che interpreta il decreto del governo sulle elezioni al tempo del coronavirus. Ad oggi si salverebbero solo gli abitanti di Venezia e Dolo, mentre resterebbe escluso ad esempio Castelfranco nonostante durante l’emergenza sanitaria l’ospedale abbia ospitato un reparto ad hoc (a meno che non sia ripristinato in fretta e furia).
Difficile dire ora quante persone rimarranno escluse, anche perché i numeri dell’epidemia (e quindi di quarantene ed isolamenti), cambiano di giorno in giorno: ieri erano poco più di ottomila. Un aiuto potrebbe arrivare però dall’elenco dei sindaci da rinnovare, che sono per la maggior parte (il 90 per cento) di comuni con meno di quindicimila abitanti, e quindi teoricamente toccati solo marginalmente dai contagi. Sono nove in provincia di Belluno (da Borca di Cadore a Vodo, fino a Gosaldo), otto nel Padovano (tra cui Campodarsego e Bovolenta), cinque a Treviso (con Castelfranco il più importante), uno nel rodigino (Villadose), sei a Venezia (Portogruaro, e Cavallino in primis oltre al capoluogo), sei nel Veronese e altrettanti nel Vicentino (con Lonigo e Recoaro Terme a guidare l’elenco). A complicare la situazione sarà però la procedura complicata per poter richiedere di votare da casa.
Le persone in quarantena o in isolamento fiduciario dovranno far pervenire al Comune nelle cui liste sono iscritti, in un periodo compreso tra il decimo e il quinto giorno antecedente quello della votazione (e già questo esclude i contagiati o in attesa di responso dell’ultimo momento) una dichiarazione e un certificato. Uno che attesti la volontà di esprimere il voto presso il proprio domicilio (e recante l’indirizzo completo) e un altro, rilasciato dal funzionario medico designato dall’usl, in data non anteriore al quattordicesimo giorno antecedente la data della votazione, che attesti l’esistenza delle condizioni per cui è necessaria in quarantena. Il rischio è che quindi anche chi si trova in isolamento a Venezia o a Dolo alla fine alzi bandiera bianca per una procedura complicata e macchinosa.
La distinzione tra elezioni regionali (e referendum) e amministrative ruota attorno alla lista speciale che verrà creata, bypassando quella comunale, «tagliando» di fatto la residenza di ognuno. Il voto, come specificato nel decreto, verrà raccolto durante le ore in cui è aperta la votazione. «Viene assicurata, con ogni mezzo idoneo, la libertà e la segretezza nel rispetto delle esigenze connesse alle condizioni di salute dell’elettore», si legge. Proprio per questo sono stati escluse le persone in isolamento in comuni non sedi di reparti Covid. Nelle strutture sanitarie infatti saranno realizzati seggi speciali dove confluiranno tutte le schede dei soggetti in quarantena, per il voto regionale, referendario, ma anche amministrativo qualora il comune fosse chiamato a scegliere il nuovo sindaco. Diverso il discorso negli altri Comuni dove i numeri rischierebbero di essere estremamente limitati e il voto potrebbe essere facilmente identificabile per i pochi in quarantena e in isolamento.