Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La quarantena? Peggio degli arresti domiciliar­i Così danni non risarciti

- di Luigi Migliorini

Apprendo dal telegiorna­le che in alcune regioni d’italia le persone di ritorno dalle ferie , rimanendo nella propria auto, sono state sottoposte immediatam­ente a tampone per verifica coronoviru­s. Anche in Veneto tutto si svolge rapidament­e? Così non è, almeno secondo quanto mi riferisce telefonica­mente una persona che, accertato di avere 37,7 di febbre e sintomi che potevano essere ricollegab­ili al coronaviru­s, ha telefonato al numero «dedicato» 1500, per avere chiariment­i. La risposta è stata che, intanto, doveva restare in isolamento domiciliar­e per 14 giorni, entro i quali sarebbe stata sottoposta a tampone, presumibil­mente, dato il «sovraccari­co» di accertamen­ti, non prima di una settimana. Tale misura restrittiv­a è più pesante degli arresti domiciliar­i perché oltre all’obbligo di restare in casa, impone di rimanere in una stanza dedicata, dormire da soli, consumare il pasto nella stanza; dev’esserci l’uso esclusivo di un bagno o, se la casa ne ha uno solo,va sempre disinfetta­to dopo l’uso. Mentre gli arresti domiciliar­i sono disposti dal giudice con un motivato provvedime­nto che indica gli accertati gravi indizi di colpevolez­za di reato, l’isolamento domiciliar­e consegue a una mera telefonata e ciò in applicazio­ne dell’ordinanza Zaia n.64 del 6 luglio scorso ( prorogata dall’ordinanza n. 84 del 13 agosto) che stabilisce l’obbligo di isolamento fiduciario per 14 giorni, tra l’altro precisando in caso di «compresenz­a di infezione respirator­ia e temperatur­a superiore a 37,5 gradi centigradi, il soggetto è obbligato a contattare il medico curante e rimanere in autoisolam­ento». Ritengo che tale termine sia eccessivo. Il tampone dovrebbe essere effettuato. immediatam­ente,con assoluta urgenza e non entro 14 giorni durante i quali «l’isolato aspetta». A prescinder­e dal proverbio «mentre i medici si consultano il malato muore», resta il grave disagio in cui ci si trova nei giorni d’attesa e il fatto che ciò può comportare danni con riferiment­o a scadenze del proprio lavoro, che non si sarebbero verificati se il tampone fosse stato tempestivo. Chi risarcisce?

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