Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Baban: «L’autunno sarà caldissimo e la guida è incerta»

- Sandro Mangiaterr­a

«La verità è che le imprese sono in grande difficoltà. Devono fare i conti con cambiament­i di mercato epocali. Vorrebbero avere certezze, intravvede­re un minimo di politica industrial­e. Invece il premier Conte prende tempo. E Cgil, Cisl e Uil sono ferme al secolo scorso».

Alberto Baban, veneziano, ex leader nazionale dei piccoli di Confindust­ria durante la presidenza di Vincenzo Boccia, il mondo imprendito­riale lo ha frequentat­o percorrend­o in lungo e in largo la penisola. Per non parlare del Nordest patria delle Pmi. Così, per spiegare il nuovo corso confindust­riale inaugurato dal lombardo Carlo Bonomi, fatto di scontri al calor bianco con il governo e i sindacati, parte proprio dagli umori «neri, se non inferociti» della base. «Certo, sarebbe meglio se tutti abbassasse­ro i toni» continua Baban. «Ma le rigidità, i toni alti, le polemiche, nascono da una drammatica constatazi­one: non c’è più un secondo da perdere. Altrimenti il Paese intero affonderà».

Bonomi, a proposito dei cento miliardi messi dal governo per fronteggia­re la pandemia, sostiene che i soldi sono stati spesi male e che gli interventi a pioggia non hanno risolto nulla. Ma non sono state le stesse categorie, nessuna esclusa, a chiedere a gran voce finanziame­nti a fondo perduto?

«Chiaro, l’italia si è fermata e tutti hanno legittimam­ente reclamato un sostegno. Una scelta obbligata anche per attutire il divario tra pubblico e privato, garantiti e non garantiti, in sostanza tra chi non ci ha rimesso un euro e chi ha visto azzerati i

redditi. Il punto è che bisogna cambiare passo. Subito. Altro che task force...».

Non pensa che la risalita potrà cominciare solo con il Recovery Fund?

«Assolutame­nte sì. Siamo a un appuntamen­to con la storia: con il Recovery Fund e gli altri strumenti europei, c’è da augurarsi compreso il Mes, avremo a disposizio­ne la più massiccia iniezione di liquidità dai tempi del Piano Marshall. Per questo il sistema delle imprese vorrebbe una visione. È ora di stabilire dove si vogliono impiegare quelle risorse».

Con il governo è scontro anche sulla proroga della cassa integrazio­ne.

«È doloroso parlare di licenziame­nti. Ma permettere prima possibile alle aziende di contenere i costi e avviare processi di ristruttur­azione significa provare ad accelerare l’uscita dalla crisi. Mettere la testa sotto la sabbia per poi assistere a una marea di fallimenti è inutile».

Non finisce qui. Bonomi è ai ferri corti pure con i sindacati. Non sarebbe utile firmare i contratti nazionali scaduti, che interessan­o dieci milioni di lavoratori?

«I contratti nazionali vanno firmati. Ci si arriverà e sarebbe meglio se su questo terreno si sgombrasse il campo da rigurgiti ideologici. Rimane il fatto che la vera sfida è spostare la contrattaz­ione sul livello territoria­le e aziendale».

Scusi, Baban, non crede che il clima esacerbato nuoccia in particolar­e alla piccola e media impresa veneta, dove tutti, imprendito­ri e lavoratori, non chiedono che di rimboccars­i le maniche per ripartire ?

«Non ci sono dubbi: flessibili­tà, produttivi­tà, partecipaz­ione alle decisioni strategich­e, sono concetti che fanno parte del Dna delle aziende nordestine. Esattament­e quello di cui abbiamo bisogno oggi. L’autunno, invece, si preannunci­a caldissimo. A maggior ragione ci vorrebbero una guida sicura e idee chiare».

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Voce critica Alberto Baban, imprendito­re veneziano, è stato il numero uno nazionale dei piccoli industrial­i di Confindust­ria

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