Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
A rischio le navette per le scuole: «Chi le paga?»
I mezzi dovrebbero trasportare gli studenti delle superiori senza cambi. Lo scoglio dei privati
Inutile girarci attorno. Si trova ancora in alto mare il progetto che prevede l’istituzione di un servizio di autobus «navetta» per gli studenti che abitano nei Comuni della cintura e che frequentano gli istituti superiori della città. Tale servizio, infatti, non riuscirà a essere operativo per lunedì 14 settembre, primo giorno del nuovo anno scolastico. E forse, si comincia a sussurrare con insistenza, è addirittura destinato a naufragare. D’altronde, quando ormai mancano meno di due settimane al «D-day», le riunioni tra prefettura, Provincia, Ufficio scolastico provinciale e Busitalia Veneto continuano a susseguirsi. Ma la fatidica quadratura del cerchio sembra appunto molto lontana. E il motivo, per quanto assai rilevante, non è solamente quello dei costi e di chi dovrà farsene carico. «Già prima che governo e Regioni decidessero di ridurre del 20% la capienza dei mezzi per evitare l’assembramento dei ragazzi spiega il presidente della Provincia, Fabio Bui, che amministra i 69 istituti superiori padovani frequentati da quasi 37.500 studenti - Busitalia non era in grado di assicurare da sola il servizio e quindi sarebbe stato necessario rivolgersi anche ad alcune aziende private. Ma ora, visto quanto deciso da Roma in accordo con i governatori, l’apporto di queste aziende private è divenuto imprescindibile».
E allora ecco che torna in ballo il tema dei soldi: «Per dare vita al progetto - evidenzia il numero uno di Palazzo Santo Stefano - va ovviamente fatta una gara pubblica. E per farla, se siamo bravi, c’è bisogno almeno di un mese. Ma poi, la domanda delle domande è questa: chi paga? Il governo? La Regione? La Provincia? Oppure vogliamo scaricare tutti i costi sulle famiglie?». Parole, quelle di Bui, che confermano chiaramente l’altissimo mare scritto in avvio.
Il servizio di autobus «navetta», come forse si ricorderà, dovrebbe collegare i Comuni della cintura con quattro poli scolastici cittadini (senza più passare prima per la Stazione): quelli di via Cave, via Facciolati, via del Plebiscito e via Manzoni. Ma la sua attivazione, malgrado l’ottimismo delle scorse settimane, non è mai stata così in forse. Ieri intanto, tra mascherine anti-covid, calzari sopra-scarpe e misurazione della temperatura all’ingresso, è suonata la prima campanella per i circa 5.500 bambini da zero a sei anni degli asili nido e delle scuole dell’infanzia che si trovano all’ombra del Santo (in totale, 95 plessi tra pubblici e paritari). E l’assessore cittadino alla Scuola, Cristina Piva, ha fatto tappa prima al nuovo nido di via del Commissario e poi alla scuola primaria Deledda di via Cortivo, dove sono stati trasferiti gli alunni del nido Girotondo di via Melli (di cui è in programma la demolizione-ricostruzione).