Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Settecento in fila, tensione e mascherine Ma l’università supera la prova Covid
In Fiera il test per Veterinaria. «Il lockdown? Servito a prepararmi». Domani attesi oltre 3 mila studenti
«La mia notte prima dell’esame? Ho dormito come un sasso». Ore 9, Fiera di Padova: Giulio percorre via Tommaseo a piedi, si siede sul marciapiede fresco come una rosa e aspetta il suo turno, al pari di centinaia di altri ragazzi più o meno tesi. Perché per alcuni potrebbe davvero essere stato uno dei giorni più importanti della loro vita: il test d’ingresso di Medicina Veterinaria ha inaugurato ieri un mese caratterizzato dalle prove di ammissione sia ai corsi di laurea con il numero programmato nazionale che a quelli con capienza massima stabilita dall’università di Padova. Sarà dunque un settembre a dir poco impegnativo per l’ateneo patavino, chiamato a gestire un «esercito» di migliaia di candidati con la «spada di Damocle» delle ormai note misure anticovid, che complicano ulteriormente l’organizzazione dato che bisogna garantire il distanziamento sociale senza però inficiare sul regolare svolgimento delle prove. Per questo motivo non solo è stata scelta come unica sede possibile la Fiera di Padova, ma è stato preparato un accurato piano per tutelare la salute dei presenti a partire proprio dal «battesimo del fuoco» del test di Medicina Veterinaria, che ha coinvolto 745 degli 842 candidati, le cui storie inevitabilmente si intrecciano.
A partire da quelle di Riccardo ed Emma, ragazzi veronesi che si confrontano con l’amica Matilda da Rovigo: «Siamo sereni, perché anche se non passiamo abbiamo comunque già un posto assicurato a Scienze Zootecniche a Parma. L’attesa è comunque snervante». Poco distante c’è Marco, un «habitué» del test: «È la terza volta che lo provo, ma a livello di tensione è sempre come se fosse la prima. Ho sfruttato il lockdown per prepararmi meglio rispetto ai due tentativi precedenti, speriamo basti visto che i posti a disposizione sono solo 80». Una preoccupazione condivisa da Giulia e Ilaria, due amiche del cuore trevigiane («Siamo in classe insieme dalle elementari, e vorremmo continuare a esserlo anche se obiettivamente sarà dura»), mentre il vicentino Andrea sfida anche il caldo puntando tutto sulla scaramanzia: «Ho la mia maglia della Juventus portafortuna sotto alla felpa, mi ha fatto prendere 100 alla maturità e farà il suo dovere anche questa volta».
Paradossalmente sembrano più tesi i genitori che i figli: mamma Antonia saluta la sua Michela con un groppo in gola mentre papà Gianni incoraggia Enrica, che accarezza il cane Scott prima di varcare il portone. A livello organizzativo tutto (o quasi) è filato liscio: gli aspiranti studenti, impazienti di prendere posto nel padiglione 7 - preparato con 1.600 banchi singoli - tanto da disattendere l’ordine alfabetico inviato dall’ateneo per garantire la cadenza di entrata ogni 20 minuti, hanno creato code «chilometriche» stile barriera autostradale di Mestre nel weekend di Ferragosto che sono però state abilmente gestite dal personale universitario coadiuvato per l’occasione dalla Protezione Civile. Risultato: i candidati, divisi in due file e con mascherina perennemente sul viso, sono stati prima invitati a igienizzarsi le mani al momento dell’ingresso e quindi chiamati a seguire un rigido ma doveroso iter che prevede deposito in guardaroba di zaini e altro materiale non indispensabile per lo svolgimento della prova, identificazione con tanto di consegna di autocertificazione per attestare lo stato di buona salute e accompagnamento alla propria postazione aspettando l’ora X, scoccata a mezzogiorno in punto. Domani la vera «prova del nove» per l’università di Padova, con 3.382 ragazzi che affronteranno il test di Medicina e Chirurgia affiancati dai 357 che cercheranno di entrare a Farmacia: serviranno addirittura quattro padiglioni per contenerli tutti.