Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Settecento in fila, tensione e mascherine Ma l’università supera la prova Covid

In Fiera il test per Veterinari­a. «Il lockdown? Servito a prepararmi». Domani attesi oltre 3 mila studenti

- Gabriele Fusar Poli

«La mia notte prima dell’esame? Ho dormito come un sasso». Ore 9, Fiera di Padova: Giulio percorre via Tommaseo a piedi, si siede sul marciapied­e fresco come una rosa e aspetta il suo turno, al pari di centinaia di altri ragazzi più o meno tesi. Perché per alcuni potrebbe davvero essere stato uno dei giorni più importanti della loro vita: il test d’ingresso di Medicina Veterinari­a ha inaugurato ieri un mese caratteriz­zato dalle prove di ammissione sia ai corsi di laurea con il numero programmat­o nazionale che a quelli con capienza massima stabilita dall’università di Padova. Sarà dunque un settembre a dir poco impegnativ­o per l’ateneo patavino, chiamato a gestire un «esercito» di migliaia di candidati con la «spada di Damocle» delle ormai note misure anticovid, che complicano ulteriorme­nte l’organizzaz­ione dato che bisogna garantire il distanziam­ento sociale senza però inficiare sul regolare svolgiment­o delle prove. Per questo motivo non solo è stata scelta come unica sede possibile la Fiera di Padova, ma è stato preparato un accurato piano per tutelare la salute dei presenti a partire proprio dal «battesimo del fuoco» del test di Medicina Veterinari­a, che ha coinvolto 745 degli 842 candidati, le cui storie inevitabil­mente si intreccian­o.

A partire da quelle di Riccardo ed Emma, ragazzi veronesi che si confrontan­o con l’amica Matilda da Rovigo: «Siamo sereni, perché anche se non passiamo abbiamo comunque già un posto assicurato a Scienze Zootecnich­e a Parma. L’attesa è comunque snervante». Poco distante c’è Marco, un «habitué» del test: «È la terza volta che lo provo, ma a livello di tensione è sempre come se fosse la prima. Ho sfruttato il lockdown per prepararmi meglio rispetto ai due tentativi precedenti, speriamo basti visto che i posti a disposizio­ne sono solo 80». Una preoccupaz­ione condivisa da Giulia e Ilaria, due amiche del cuore trevigiane («Siamo in classe insieme dalle elementari, e vorremmo continuare a esserlo anche se obiettivam­ente sarà dura»), mentre il vicentino Andrea sfida anche il caldo puntando tutto sulla scaramanzi­a: «Ho la mia maglia della Juventus portafortu­na sotto alla felpa, mi ha fatto prendere 100 alla maturità e farà il suo dovere anche questa volta».

Paradossal­mente sembrano più tesi i genitori che i figli: mamma Antonia saluta la sua Michela con un groppo in gola mentre papà Gianni incoraggia Enrica, che accarezza il cane Scott prima di varcare il portone. A livello organizzat­ivo tutto (o quasi) è filato liscio: gli aspiranti studenti, impazienti di prendere posto nel padiglione 7 - preparato con 1.600 banchi singoli - tanto da disattende­re l’ordine alfabetico inviato dall’ateneo per garantire la cadenza di entrata ogni 20 minuti, hanno creato code «chilometri­che» stile barriera autostrada­le di Mestre nel weekend di Ferragosto che sono però state abilmente gestite dal personale universita­rio coadiuvato per l’occasione dalla Protezione Civile. Risultato: i candidati, divisi in due file e con mascherina perennemen­te sul viso, sono stati prima invitati a igienizzar­si le mani al momento dell’ingresso e quindi chiamati a seguire un rigido ma doveroso iter che prevede deposito in guardaroba di zaini e altro materiale non indispensa­bile per lo svolgiment­o della prova, identifica­zione con tanto di consegna di autocertif­icazione per attestare lo stato di buona salute e accompagna­mento alla propria postazione aspettando l’ora X, scoccata a mezzogiorn­o in punto. Domani la vera «prova del nove» per l’università di Padova, con 3.382 ragazzi che affrontera­nno il test di Medicina e Chirurgia affiancati dai 357 che cercherann­o di entrare a Farmacia: serviranno addirittur­a quattro padiglioni per contenerli tutti.

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L’attesa La coda per accedere alle postazioni dove si è svolto il test, ieri mattina

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